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VIDEO | Cathy La Torre: “Necessaria una legge per fermare l’odio in Rete”

Intervista all'avvocata, attivista e promotrice della campagna 'Odiare ti costa': da luglio centomila segnalazioni

Pubblicato:15-11-2019 09:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:36

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ROMA – “Dalla nascita della campagna ‘Odiare ti costa’ – il 22 luglio – abbiamo ricevuto più di 100mila segnalazioni, e non possiamo fermare il fenomeno dell’odio in rete solo come cittadini. Per questo abbiamo creato una petizione, che sta girando online – e che invitiamo a sottoscrivere – rivolta al Parlamento e al presidente del Consiglio Conte per dire basta. Ci vuole una legge soprattutto per tutelare la libertà di espressione. Oggi infatti sono i giudici o i social a stabilire cos’è l’odio in rete: non vogliamo che una piattaforma privata come Facebook possa esercitare questo potere di arbitrio e nemmeno esclusivamente un giudice, senza prima delimitare un perimetro sul fenomeno. Per questo vogliamo una legge che ci dica che cos’è l’odio in rete, per tutelare questa libertà”. Lo ha detto all’Agenzia Dire Cathy La Torre, avvocata, attivista e promotrice della campagna ‘Odiare ti costa’, che, come ha spiegato, “è una campagna di sostegno alle vittime di odio in rete, di contrasto ad una violenza che colpisce moltissimo le donne. Dalle prime 2000 segnalazioni è emerso infatti che le vittime sono prevalentemente donne, mentre gli hater sono uomini e donne in percentuale uguale. A tutti sarà capitato di ricevere un insulto in rete, di esprimere una libera opinione ed avere in risposta una valanga di insulti: questa campagna nasce perché non ne possiamo più di un web che è diventato una fogna, vorremmo che tornasse un bel giardino”.

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Dopo la bocciatura della Commissione, e dopo che la Commissione ha preso i voti della sola maggioranza, contro l’hate speech, chiesta da Liliana Segre, per Cathy La Torre “è invece evidente come il fenomeno sia ormai un tema di emergenza sociale. Se da giurista non posso darmi una spiegazione di questa bocciatura, sul piano politico penso che si sia voluto strumentalizzare una commissione che non ha poteri sanzionatori ma ha il compito di indagare e ricercare i numeri del fenomeno, per capirlo e per far si che vengano presi provvedimenti. Gli strumenti che esistono oggi- reati di diffamazione, ingiuria, revenge porn o la legge sul cyberbullismo del 2015- sono infatti tutti pezzetti che le singole vittime devono mettere in fila. Per questo partendo da una definizione, abbiamo bisogno di una legge ad hoc“.

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