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L’ambasciatrice d’Italia in Ecuador: “Due paesi sempre più vicini”

A sottolinearlo è l'ambasciatrice italiana nel Paese sudamericano, Caterina Bertolini, in un'intervista con l'agenzia Dire

Pubblicato:15-10-2022 15:25
Ultimo aggiornamento:15-10-2022 15:25
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QUITO (ECUADOR) – Italia ed Ecuador si conoscono sempre di più e sempre meglio, come testimoniato dalla crescita nell’interscambio commerciale e nelle relazioni fra i due Paesi negli ultimi anni, maturata soprattutto nel contesto di un accordo con l’Unione Europea in vigore dal 2017. A sottolinearlo è l’ambasciatrice italiana nel Paese sudamericano, Caterina Bertolini, in un’intervista con l’agenzia Dire.
Il colloquio si svolge nell’ampio salone della residenza diplomatica, una costruzione in stile coloniale edificata nel 1926 e situata nel quadrante nord della capitale Quito. L’edificio, circondato da un terreno di dieci ettari di estensione, è stato dichiarato Patrimonio nazionale dell’Ecuador tre anni fa.

Il colloquio con l’ambasciatrice, originaria di Padova, parte dall’accordo commerciale fra Quito e l’Ue, di cui si celebra il quinto anniversario quest’anno. “L’Italia è stato uno dei primi Paese a incrementare il suo intercambio commerciale con l’Ecuador nel quadro di questa intesa”, premette la diplomatica, che aggiunge: “L’accordo ha avuto il merito di aprire il mercato europeo non solo ai grandi esportatori, come il settore peschiero e delle banane, ma anche ai piccoli produttori, che a esempio hanno potuto accedere alle possibilità del comparto del biologico”.

Bertolini sottolinea però che l’intesa “ha obiettivi ancora più ampi di quelli strettamente connessi al commercio, come l’introduzione di una serie di norme sulla trasparenza e sugli appalti pubblici ma anche sulla proprietà intellettuale e le indicazioni geografiche tipiche”. Un tema, quest’ultimo, particolarmente rilevante nell’ottica di tutelare i nostri prodotti agroalimentari “che in Sud America sono spessi declinati all’insegna dell”’italian sounding’”, ovvero l’imitazione del prodotto Made in Italy all’estero, pubblicizzato come se fosse nostrano anche quando non lo è.


Non da ultimo, prosegue l’ambasciatrice, una carriera diplomatica iniziata nel 1990 e una lunga esperienza in America Latina, “l’accordo fra l’Ue e Quito ha generato un fermento e prodotto una serie di momenti di conoscenza reciproca fra realtà dei due Paesi”. Una dinamica importante, che nella visione di Bertolini ha colmato un vuoto. “L’Ecuador non è un Paese molto conosciuto- spiega la diplomatica- forse per via della sostanziale stabilità politica che ne ha caratterizzato la storia recente e che ha evitato che finisse troppo sotto i riflettori”.

Eppure il legame fra Italia ed Ecuador emerge anche dall’analisi della nostra presenza nel Paese, contraddistinta dalla doppia cittadinanza di cui dispongono la maggior parte delle persone che compone la comunità. “Gli italiani che vivono nel Paese sono circa 26mila e la stragrande maggioranza di questi sono italo-ecuadoriani, cittadini che sono diventati italiani per ius sanguinis e che hanno poi costruito una famiglia con cittadini ecuadoriani”. Un fenomeno che si è palesato nella fase iniziale della pandemia di Covid-19, “quando l’Italia è stata il Paese che ha evacuato il maggior numero di cittadini dal Paese dopo la Spagna”, ricorda Bertolini. “In molti si chiedevano come fosse possibile che ci fossero tanti turisti italiani nel Paese, ma in realtà le persone da riportare in Italia erano per lo più mariti o mogli di italiani tornati a casa per le vacanze di Natale e rimaste bloccate a causa dell’emergenza sanitaria”.

Uno dei risultati di questa unione naturale è che le diaspore dei due Paesi sono in costante dialogo. “In Italia vivono circa 130mila ecuadoriani, stando alle cifre ufficiali” afferma Bertolini. “L’ambasciata italiana qui è spesso al fianco di queste persone quando arriva il momento di richiedere la cittadinanza italiana, ovvero dopo dieci anni di residenza regolare continuativa, legalizzando tutta una serie di documenti”. Fra le due ambasciate, poi, “i rapporti sono molto buoni e più volte si sono realizzate iniziative congiunte”.
Resta però la sfida di riavvicinare la comunità italiana in Ecuador alla nostra lingua e alla nostra cultura, che spesso conoscono poco.

“Al momento nel Paese non c’è una scuola di italiano riconosciuta dal governo di Roma”, chiarisce l’ambasciatrice. “Ci impegniamo su questo fronte perchè è importante che anche qui ci sia la possibilità di apprendere la nostra lingua e soprattutto di diffondere la nostra cultura e un’immagine attuale dell’Italia. Spesso le persone che sono emigrate 50 anni fa conservano ancora un immaginario stereotipato e immobile nel tempo”.
Esiste però anche una “nuova migrazione”, sottolinea Bertolini, “costituita in molti casi da giovani che lavorano per le ong e che vengono qui nell’ambito di progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo”.

Uno degli strumenti di cui si avvale la nostra cooperazione nel Paese sudamericano sono gli accordi bilaterali di riconversione del debito in progetti di sviluppo. Nel 2016, proprio nell’ambito di una di queste intese, è stato creato il Fondo Italo Ecuatoriano para el Desarrollo Sostenible (Fieds). L’ente finanzia diversi progetti nel Paese, dalla provincia costiera di Manabì fino alla regione della capitale. Nel comitato esecutivo del Fieds siedono l’ambasciatrice e anche il ministro degli Esteri e della mobilità umana di Quito, Juan Carlos Holguin. Fra i settori prioritari di intervento, azioni di riduzione del rischio di catastrofi ambientali e di contrasto alla povertà.
“Condonare parti del debito in cambio di progetti di cooperazione si è rivelata un’arma potente”, commenta Bertolini. “Un fondo che coinvolge la Farnesina e l’omologo ministero di Quito ci permette di coinvolgere tutto il territorio e di arrivare a collaborare con efficacia con le autorità locali”.

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