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Caritas Ambrosiana: “Il reddito di cittadinanza va al 56% dei poveri e solo al 37% nel Nord”

Gualzetti: "Costo vita più alto al settentrione, stranieri penalizzati'

Pubblicato:15-10-2021 17:21
Ultimo aggiornamento:15-10-2021 18:10
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LUCIANO_GUALZETTI
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Di Maria laura iazzetti

MILANO –  “Il reddito di cittadinanza, così com’è stato pensato, consente solo al 56% dei poveri assoluti di accedere al reddito”. Secondo Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, il sussidio statale introdotto nel 2019 deve essere cambiato: “La misura c’è, non bisogna arretrare- spiega alla ‘Dire’- ma per andare avanti bisogna cambiare le condizioni di accesso“.

A metà luglio la Caritas ha pubblicato un rapporto in cui viene esaminata l’efficacia del reddito di cittadinanza. La ricerca rivela una penalizzazione delle famiglie che vivono al Nord rispetto a quelle meridionali: nonostante vivano in condizioni di povertà, non hanno potuto ricevere gli aiuti perché il reddito era troppo alto rispetto alle soglie stabilite. Come sottolinea Gualzetti, non si è tenuto conto “dei costi di vita più alti” che bisogna sostenere abitando al Nord.


Nelle regioni settentrionali solo il 37% delle famiglie che ne ha diritto riesce a percepire il sussidio. Per questo motivo secondo Gualzetti, sarebbe fondamentale intervenire “sugli aspetti che non funzionano” per arrivare realmente ad aiutare “le persone che sono in povertà in questo momento, al di là delle categorie”.

Oltre a ragionare sui costi di vita, secondo la Caritas bisognerebbe cercare di coinvolgere meglio le famiglie straniere, che possono accedere alla misura solo se risiedono in Italia da 10 anni. Per Gualzetti questo limite andrebbe rivisto e abbassato: “Anche in questo caso il Nord è stato penalizzato, perché qui abitano la maggior parte delle famiglie straniere”. Riequilibrare permetterebbe di rendere “universalistica” questa misura, organizzando un serio contrasto alla povertà, che spesso caratterizza persone inoccupabili: “Il reddito di cittadinanza coglieva questa sfida, ma l’ha raccolta in parte, perché poi l’ha trasformata in una misura di inserimento al lavoro”, osserva Gualzetti. La misura ora è allo studio del governo. Il presidente del Consiglio Mario Draghi dovrà cercare di mediare tra i diversi partiti e decidere quanto modificare il sussidio. Questi interventi, secondo Gualzetti, dovrebbero andare di pari passo con lo sviluppo dei servizi territoriali: “Non basta la Caritas o il terzo settore, ci devono essere degli operatori pubblici che si fanno carico di queste situazioni”. A cui poter delegare anche le verifiche per capire chi ha preso “impropriamente” il reddito. “Sono presidi- chiosa il direttore della Caritas Amborsiana- a cui non possiamo rinunciare”. 

IL MONITO DI GUALZETTI: PERICOLO RABBIA SOCIALE

“Una città come Milano o cresce tutta oppure i grattacieli appoggeranno su qualcosa di molto fragile”. Il direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti ne è convinto e ripete parlando con la ‘Dire’ di aver espresso più volte quest’opinione. Per far crescere Milano bisogna sviluppare anche i quartieri più periferici: soltanto in questo modo si potrà evitare “l’esplosione” della rabbia sociale.

“Se ci sono cittadini che vivono in uno stato di indigenza o sono assediati nelle proprie case popolari, non conviene a nessuno perché prima o poi questi problemi si rifletteranno sulla città”. Proprio per questo motivo Gualzetti auspica che Palazzo Marino continui nel suo lavoro di riqualificazione, che in questi ultimi anni ha coinvolto diverse zone del territorio. “Anche i parroci- spiega- hanno avvertito un’impegno dell’amministrazione a far in modo che i quartieri periferici avessero un’attenzione particolare”. In questo senso risulta fondamentale continuare a ragionare sul tema delle case popolari. “È una questione enorme- osserva Gualzetti- che va gestita quasi caseggiato per caseggiato per entrare nel merito degli abusivi, di chi ha la casa ma non ne avrebbe più diritto e per riflettere su come mettere a disposizione le case che sono sotto soglia”.

La nuova giunta dovrà dialogare con un territorio che sta ancora affrontando le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria. Nei primi mesi del lockdown si sono rivolte alla Caritas Ambrosiana il doppio delle persone. Come ricorda Gualzetti, la pandemia ha pesato soprattutto su Milano, perché i settori che hanno sofferto di più sono stati quelli “concentrati in città”. Questo fenomeno si vede ancora oggi, nei mesi in cui il territorio sta tentando di rialzarsi. “Le persone che sono state colpite dalla pandemia e che ora non riescono a trovare un lavoro sono concentrate in città”, ripete Gualzetti. Bisognerà affrontare questo disagio e tentare di risolverlo, anche perché alcuni effetti delle restrizioni devono ancora vedersi. “Milano non può chiudersi- osserva il direttore della Caritas Amborsiana- è sempre stata inclusiva, ha sempre avuto la capacità di trovare un equilibrio tra i primi e gli ultimi”

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