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Un nuovo lockdown? Lo psichiatra: “Le persone fragili rischiano psicopatologie”

Intervista a Massimo Di Giannantonio, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip)

Pubblicato:15-10-2020 15:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:03

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ROMA – “Dobbiamo correre in aiuto delle persone più fragili e vulnerabili per evitare che ansie e malesseri si trasformino in sintomatologie psicopatologiche definite“. A dirlo è Massimo Di Giannantonio, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip), che traccia un quadro delle conseguenze psicologiche e sociali che un nuovo lockdown potrebbe generare nella popolazione: “Di fronte a quest’ipotesi entrano in campo due grandi dimensioni di funzionamento della mente dell’uomo: la resilienza e l’adattamento. Strumenti che sono massimali nelle persone che ne hanno una dotazione completa- spiega lo psichiatra- e minimali o addirittura insufficienti nei profili di personalità affetti da quella che noi definiamo una vulnerabilità”. Dunque l’ipotesi paventata negli ultimi giorni che a Natale potremmo dover affrontare un nuovo ‘confinamento’ è “certamente qualcosa carico di angoscia e di disturbo per gli equilibri psicologici sani e ancor di più per gli equilibri fragili”, dice Di Giannantonio.

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“Nelle persone che non hanno le risorse disponibili necessarie aumenta di molto il bisogno di ricevere aiuto dalle istituzioni e dai servizi sul territorio- precisa lo psichiatra- Ed è per questo che la Sip ha rivolto ai nostri politici la richiesta che il sistema dei dipartimenti di Salute mentale italiani venga finanziato a livello dei corrispettivi paesi europei come Francia, Germania e Inghilterra. A fronte di un finanziamento del 5% sui bilanci generali delle Asl, stabilito per legge, noi riceviamo a mala pena il 3,2-3.3%- denuncia lo psichiatra- quindi chiediamo di essere finanziati al pari dei paesi europei ossia raggiungere il 5% come condizione minimale”.

Che l’equilibrio mentale globale sia messo sotto stress “lo dicono già una serie di indicatori”, sottolinea il presidente Sip. “Dall’inizio della pandemia a oggi c’è stato un aumento generalizzato delle richieste di consultazione e aiuto sia negli studi di medicina generale, sia nei dipartimenti di Salute mentale- spiega Di Giannantonio- Non abbiamo ancora disponibili dati epidemiologici globali ma possiamo registrare dei fenomeni di tendenza che partono da reazioni ansioso-depressive brevi e arrivano a patologie psichiatriche di primo livello”. Quindi “si va da alterazioni del ritmo sonno-veglia, aumento dell’ansietà diurna, difficoltà a controllare la quotidianità, difficoltà nell’ambiente del lavoro– spiega lo psichiatra- e via via salendo sulla scala della gravità arriviamo a patologie psichiatriche di primo livello come depressioni cliniche gravi, attacchi di panico, tentati suicidi e suicidi“.

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Lo scenario dunque va “da reazioni para fisiologiche, cosiddette dei ‘disturbi dell’adattamento’, a reazioni psicopatologiche intense con un coinvolgimento di livelli gravi di psicopatologia”, dice Di Giannantonio. “La pandemia, infatti- spiega lo psichiatra- è un tema estremamente delicato di Salute pubblica. Secondo l’enunciato dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ‘Non ci può essere la salute del corpo se non c’è la salute della mente’. E la pandemia- sottolinea lo psichiatra- è un’enorme minaccia alla salute della mente, perché aggredisce la propriocezione, la esterocezione, la relazione intrapersonale e la relazione extrapersonale. Quindi la pandemia- conclude Di Giannantonio- mette sulla graticola l’ architettura generale e complessiva dell’equilibrio dell’uomo”.

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