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Thailandia, a Bangkok scatta lo stato d’emergenza dopo le proteste

Manifestanti arrestati e stop a riunioni con oltre 5 persone

Pubblicato:15-10-2020 10:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:03
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di Tommaso Meo

ROMA – La grande manifestazione contro governo e monarchia che si è tenuta ieri a Bangkok, in Thailandia, e a cui hanno partecipato moltissimi giovani e studenti, ha innescato una dura risposta delle autorità. Il governo guidato dai militari ha imposto lo stato d’emergenza nella capitale thailandese, mentre le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nelle prime ore di oggi nel campo dove si erano riuniti molti manifestanti per passare la notte, davanti al palazzo del governo. Stando alle fonti di stampa internazionali, almeno 20 persone e due leader delle proteste – Parit “Penguin” Chirawat e l’avvocato per i diritti umani Arnon Nampa – sono stati arrestati e tutti i presenti sgomberati. Sono state anche vietate le riunioni con oltre cinque partecipanti e la pubblicazione di notizie o messaggi online che potrebbero danneggiare la sicurezza nazionale. Il primo ministro, Prayuth Chan-ocha, di cui i contestatori chiedono le dimissioni, ha definito le misure prese “necessarie per sicurezza nazionale“. In particolare, a giustificare lo stato d’emergenza, secondo le autorità, sarebbe stato il modo in cui i manifestanti hanno salutato il corteo di macchine del re Maha Vajiralongkorn, mostrando cioè tre dita della mano, gesto simbolo delle proteste del movimento degli studenti pro-democrazia. Ieri, inoltre, ci sono stati anche scontri tra manifestanti antigovernativi e sostenitori della monarchia, arrivati in piazza a Bangkok a sostegno del re, indossando le magliette gialle, il colore della casa reale.

Per la giornata di oggi i contestatori hanno in programma una manifestazione a Rajaprasong, il quartiere degli affari, dove le Camicie Rosse, un precedente movimento sociale, si erano stabilite per mesi nel 2010, prima di essere sgomberate violentemente dall’esercito. Le proteste, iniziate quest’estate, chiedono le dimissioni del governo, maggiore democrazia e libertà civili e una riforma dell’istituzione monarchica che, secondo i dimostranti, gode di poteri e privilegi anacronistici. Dall’inizio del movimento a luglio, decine di attivisti antigovernativi sono stati arrestati, accusati di sedizione e rilasciati su cauzione. Almeno 21 persone sono state arrestate all’inizio di questa settimana per aver partecipato alle manifestazioni.


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