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Myanmar, Unesco: “I tesori del sito Mrauk possono unire”

Il sito archeologico di Mrauk dal 2017 attende di entrare nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco

Pubblicato:15-10-2020 16:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:03
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ROMA – “Se il sito archeologico di Mrauk U diventasse Patrimonio dell’umanità, i complessi problemi dello Stato birmano del Rakhine non si risolverebbero da un giorno all’altro; potrebbe essere però un punto di partenza attorno a un ideale che unisce: la valorizzazione del magnifico potenziale di questa regione”. A parlare è Min Jeong Kim, responsabile in Myanmar dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco).

L’agenzia Dire la raggiunge telefonicamente a margine di un webinar sulla promozione e la tutela del patrimonio culturale birmano e sul ruolo giocato in questo senso dalla cooperazione italiana. La dirigente dell’agenzia dell’Onu sottolinea subito che l’arte e la cultura “sono sia vettore della coesione sociale ed elementi che contribuiscono alla pace” sia “vittime dei conflitti, come successo in Siria, in Mali o in Afghanistan”. Proprio ai margini di un’area di conflitto, quello in corso tra l’esercito birmano e i ribelli dell’Arakan Army, in parte all’origine della crisi umanitaria che sta colpendo le comunità dei rohingya, si trova un sito archeologico che da 2017 attende di entrare nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Si tratta dell’antica città di Mrauk U, capitale per oltre tre secoli, tra il 1400 e la fine del 1700, dell’omonimo regno. La candidatura di Mrauk U è stata supportata, tra gli altri, anche dall’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan, deceduto nel 2018, ed è ora in fase di discussione.





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In Myanmar ci sono però già diversi siti che sono stati inseriti nella lista dell’Unesco. Tra questi ce ne sono almeno due, ha specificato Kim, che sono diventati patrimonio dell’umanità “anche grazie alla collaborazione con la cooperazione italiana”. La responsabile spiega che si parla di due luoghi con caratteristiche molto diverse.

Il sito che per primo è stato inserito nella lista, nel 2014, sono le antiche città-Stato di Pyu. “Sono localizzate in diverse parti del centro e del nord del Paese e sono difficili da raggiungere” dice Kim, che specifica: “Al momento, quella dove è più facile arrivare è Sri Ksetra, importante centro commerciale fondato fra il quinto e il settimo secolo, si trova a quattro ore di auto dalla capitale Yangon”. Kim ha sottolineato infatti che ancora “mancano alcune delle infrastrutture necessarie, soprattutto le strade”. Un elemento, questo, che ha portato “anche un po’ di delusione nella comunità locali”. Quello che potrebbe sembrare un aspetto solo negativo presenta però anche lati favorevoli, secondo la dirigente: “Sono sicuramente luoghi più al riparo dalla possibilità di andare incontro a un turismo incontrollato, che spesso ha un impatto negativo in termini sociali e anche di distribuzione della ricchezza”.

Più noto e visitato invece il secondo sito divenuto patrimonio dell’umanità, l’anno scorso: l’antica città di Bagan, capitale per secoli di diversi regni birmani, situata nel centro del Paese. Kim dice che “nella zona limitrofa al sito si trova un aeroporto e ci sono diversi hotel”. Nonostante questo, Bagan è meno visitato di alcune importanti località dei Paesi della regione, su tutti Cambogia e Thailandia. “La speranza – dice Kim – è che in questo caso si possano apprendere solo le pratiche migliori dei nostri vicini, e creare un modello efficiente”. Un invito, quello a migliorare la gestione del turismo, che assume un’importanza particolare durante la pandemia. Anche in questo caso, una situazione apparentemente negativa potrebbe portare stimoli nuovi. “Si può ripartire quasi da zero, almeno in termini di presenze” dice Kim. “E’ un’occasione per ripensare il modello di turismo e proporne uno più sostenibile dopo che tutto sarà finito”.

ZUCCONI (AICS): VALORIZZARE CULTURA È PRIORITÀ ITALIANA

“Non ci può essere sviluppo sostenibile senza cultura e l’esperienza della cooperazione italiana in Myanmar lo dimostra in molti settori: dalla tutela del territorio alla nomina di due siti archeologici come patrimonio mondiale dell’Unesco fino al lavoro fatto per il rispetto delle diversità culturali”. A dirlo Walter Zucconi, titolare della sede di Yangon, in Myanmar, dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).

Zucconi è intervenuto durante un webinar promosso da Aics e dall’ambasciata italiana in Myanmar, dedicato al contributo della nostra rete di cooperazione nella conservazione del patrimonio archeologico e per lo sviluppo sostenibile in Myanmar, Vietnam e Laos. Il dirigente ha ricordato nel corso del suo intervento alcune attività che Aics sta portando avanti in Myanmar, un Paese prioritario per la nostra cooperazione dal 2013, nel contesto del Myanmar Sustainable Development Plan (Msdp) 2018-2030 avviato dal governo di Naypyidaw. Tra i principali settori di intervento, oltre alla tutela del patrimonio storico-artistico e alla promozione del turismo sostenibile, il sostegno alle autorità locali nella governance del processo di pace e nello sviluppo economico delle realtà rurali.

AMBASCIATRICE SCHIAVO: CULTURA SIA CUORE DELLO SVILUPPO

“La cultura è per noi un bisogno fondamentale, un elemento che unisce le comunità, che senza di questa muoiono. Questa consapevolezza, condivisa anche dall’Unesco, è al cuore della conoscenza che l’Italia sta portando anche nel Sud-est asiatico per cooperare con istituzioni e comunità locali per la tutela e la promozione del patrimonio culturale”. Così l’ambasciatrice italiana in Myanmar, Alessandra Schiavo, aprendo i lavori di un webinar dedicato all’esperienza della cooperazione italiana nella promozione del patrimonio culturale e lo sviluppo sostenibile in Myanmar, Laos e Vietnam.

Nel suo intervento Schiavo ha evidenziato l’importanza di stabilire un equilibrio tra “modernizzazione e sviluppo e protezione del patrimonio e delle tradizioni”. La diplomatica ha ricordato che per farlo è necessario tenere sempre presente che “il cambiamento è il cuore dello sviluppo della cultura” ed è quindi necessario concepire delle governance “che non lo neghino ma che abbiano l’obiettivo di armonizzarlo con la tutela del patrimonio”. Il webinar è stato organizzato dalla sede di Yangon dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) e dall’ambasciata italiana in Myanmar. Il titolo dell’appuntamento, in corso, è ‘Cultural Heritage Conservation, Community Engagement and Sustainable Development” Lessons learnt from the Italian Development Cooperation in Southeast Asia’.

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