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Uganda, l’oncologa: “Molto grave l’impatto del Covid sulla prevenzione del cancro”

Intervista ad Antonella Savarese dell'Ifo e volontaria di Afron. Sul sito dell'associazione i dieci consigli anti cancro

Pubblicato:15-10-2020 13:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:03
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ROMA – “Sono stata in Uganda con la nascita dell’associazione Afron, ho partecipato a cinque missioni e il ritardo diagnostico che ho riscontrato sulle patologie oncologiche, rispetto all’Occidente, è abissale“. A ricordare il suo impegno anche lontano da Roma, la città in cui vive e lavora come oncologa, afronall’IFO, è Antonella Savarese, socia fondatrice dell’associazione che, di quelle esperienze sul campo, intervistata dalla Dire nel mese dedicato alla prevenzione del tumore del seno, ha sottolineato appunto le criticità più grandi del Paese africano su come viene affrontato il cancro: “Il ritardo diagnostico appunto e la non conoscenza e non consapevolezza della malattia se non quando ci sono già gli evidenti segni clinici della patologia”. E ha aggiunto: “Va un po’ meglio nella capitale ugandese, Kampala, dove ci sono persone più istruite, ma in generale la prevenzione come attività medica nel Paese è quasi inesistente“.

Afron, come tutte le associazioni che sono state fermate dal Covid19 nei progetti di cooperazione internazionale sul campo, non potrà a breve tornare nel Paese per le annuali campagne di sensibilizzazione e screening sui tumori femminili e infantili. Ma le numerose attività di formazione in loco, svolte nei dieci anni di attività dell’associazione, a favore “non solo della gente, ma anche degli operatori sanitari”, come ha ricordato l’oncologa, stanno dando i loro frutti.

Spiega Titti Andriani, presidente dell’onlus: “Il personale sanitario del Lacor Hospital è molto efficiente e insieme a loro abbiamo studiato una nuova modalità di attuazione della campagna, che si terrà prossimamente compatibilmente con l’andamento Covid e per la quale siamo in continuo contatto con l’ospedale e il personale in loco, che verterà più sulla sensibilizzazione che sullo screening di massa, come avveniva negli anni passati. Sono vietati infatti gli assembramenti anche in Uganda. Per informare la popolazione sull’importanza della prevenzione e sul riconoscimento dei sintomi del tumore, ci avvarremo del supporto dei Village Health Team – figure autorevoli riconosciute anche dal Ministero della salute ugandese – che hanno il compito di sensibilizzare le loro comunità di riferimento verso tematiche sanitarie. Faremo stampare, da tipografie locali, delle brochure figurate affinché il diffuso analfabetismo non sia un ostacolo. Altro alleato che da sempre ci aiuta nelle nostre campagne è la Radio. Anche quest’anno le stazioni locali ci aiuteranno a diffondere il nostro messaggio di speranza ‘prevention is life’ che si trasforma in un sostegno concreto”.


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L’impatto della pandemia sarà comunque molto grave– ha ribadito l’oncologa- Afron ha una duplice attività: per i tumori femminili, anche quelli più facilmente diagnosticabili in fase precoce, come quello della cervice più diffuso nella popolazione ugandese e intercettabile con una visita ginecologica, e quella per il linfoma di Burkitt nei bambini. Se si diagnosticano in tempo quei bambini si salvano tutti. Non essere lì, con la nostra esperienza, per insegnare a riconoscere la malattia, a identificare le lesioni precoci porterà a gravi ripercussioni per la popolazione locale. Potrà sfuggire solo chi potrà spendere, magari nelle città”.

Ottobre rosa, mese della prevenzione, mette in luce, anche in Italia, come il Covid19 stia avendo conseguenze sulle patologie oncologiche, la prevenzione e i pazienti. “Anche nel nostro Paese- ha ammesso Savarese- si sta avendo questo impatto negativo perchè le radiologie e gli ambulatori sono stati ad attività ridotta nel lockdwon e hanno dovuto recuperare. L’offerta di prevenzione non è cosi ampia come negli anni precedenti, inoltre molte persone hanno timore ad avvicinarsi negli ospedali e anche la domanda di prevenzione è quindi in calo. L’appello che faccio è di non rinunciare a fare prevenzione, gli ospedali sono sicuri”.

Prevenzione secondaria, ma anche primaria: cibo e sport. Antonella Savarese nei pazienti che visita ogni giorno vede crescere maggiore attenzione su questo aspetto: “Basta vedere le persone fare la spesa” per capire che c’è maggiore educazione e attenzione a quel che si mangia. “Le 10 norme per la prevenzione del tumore” – scritte e pubblicate sul sito dell’associazione Afron – sono principi generali e di buon senso e le persone stanno cominciando a percepire che vanno seguite. Valgono tanto nella prevenzione, quando durante il trattamento a seguito della tossicità delle terapie, perchè aiutano a stare meglio”, ha ribadito l’oncologa.

Ma il tema sta diventando sempre più cruciale anche fuori dall’Occidente, “Queste regole- ha spiegato Savarese- le insegniamo anche quando andiamo in Uganda, perché le loro abitudini alimentari sono in parte non conformi a una buona condizione di salute. Non hanno consapevolezza di alcune cose, come il rischio di un cibo bruciato o di una padella con la ruggine, e hanno aumentato grassi, bibite zuccherate, alcol. Anche in Uganda le malattie metaboliche stanno diventano un problema sociale e le persone non hanno consapevolezza del rischio sullo sviluppo di un tumore”.

ECCO IL VADEMECUM DELLA PREVENZIONE:
http://www.afron.org/it/news/ottobre-rosa-i-10-consigli-dell-oncologa
http://www.afron.org/it/news/ottobre-rosa-i-10-consigli-della-nutrizionista

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