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Regionalismo, Mantoan (Veneto): “Ssn va governato, servono autonomie”

Le parole del direttore Sanità del Veneto, Domenico Mantoan, al 52esimo congresso Sumai Assoprof, a Gardone Riviera, sul tema delle autonomie differenziate

Pubblicato:15-10-2019 17:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:50

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GARDONE RIVIERA (BS) – “Le Regioni che hanno chiesto l’Autonomia differenziata hanno bisogno di maggiore autonomia organizzativa per fare in modo che il livello del servizio sanitario rimanga elevato. Perché il Ssn ha bisogno di essere governato e sul tema della governance il ministero della Salute forse ha perso qualche battuta”. Così il direttore Sanità del Veneto, Domenico Mantoan, intervenendo al 52esimo congresso Sumai Assoprof, a Gardone Riviera, sul tema delle autonomie differenziate.

Mantoan ha spiegato, ad esempio, che “i Lea stabiliti nel 2017 non sono erogabili perché non sono state definite le tariffe da parte del ministero della Salute. E anche la carenza di medici è dovuta a una carenza di programmazione, cioè per anni numero di borse di studio per gli specialisti è stato insufficiente e ha creato un imbuto informativo di 10-12mila medici. Allora- ha considerato- se lo Stato non è in grado di programmare, lasciamo alle regioni le capacità programmatorie, nel rispetto delle competenze delle università”.


“Vorrei che fosse chiaro- ha aggiunto- che non vogliamo soldi in più, non vogliamo togliere soldi alle regioni del Sud. Anzi continueremo a contribuire alla determina del Fondo sanitario nazionale. Noi abbiamo bisogno di maggiore autonomia organizzativa. Spero che da parte del nuovo ministro ci sia la voglia di capire le esigenze che spingono le richieste di autonomia da parte delle tre regioni, e vorrei che si capisse che è un modello finalizzato a migliorare il sistema sanitario per tutta Italia”.

Proprio a questo proposito, secondo Mantoan, la mobilità sanitaria può essere vista da un altro angolo. “È meglio- ha puntualizzato- che i cittadini si curino in Italia in altre regioni piuttosto che vadano all’estero. Certamente per le regioni del Sud vedere ogni anno sfilarsi centinaia di milioni di euro di mobilità passiva è un problema e va affrontato. Credo che sulle basse specialità potrebbe esserci un intervento normativo. Sulle alte specialità, sugli interventi complessi o di chirurgia oncologica, bisogna lasciare al cittadino la libertà di scelta. E in questo è la nostra preoccupazione: dobbiamo mantenere i livelli elevati per intercettare i cittadini, altrimenti vanno all’estero e questo può diventare veramente un problema”.

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