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Siria, Mosca conferma: l’esercito di Assad a Manbij

Ieri l'offensiva dell'esercito turco sull'unica città sotto controllo delle SDF a ovest dell'Eufrate è stato respinto. Stamani l'arrivo delle forze di Assad

Pubblicato:15-10-2019 13:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:49

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ROMA – “L’esercito del governo siriano ha il pieno controllo su Manbij e sui territori vicini”: lo ha dichiarato in una nota il ministero della Difesa della Russia, principale alleato di Bashar Al-Assad. Nei giorni scorsi Mosca e Damasco hanno stretto un accordo con le milizie curde che da una settimana difendono la Regione autonoma di Rojava, nella Siria nord orientale, dall’offensiva della Turchia.

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A partire dalla serata di ieri i convogli dell’esercito siriano hanno cominciato a raggiungere la città, a un’ottantina di chilometri ad est di Aleppo. Questo fa aumentare i timori di uno scontro diretto tra le forze di Damasco e quelle di Ankara.


Ieri in giornata i militari siriani erano già arrivati a Raqqa, Tabqa, Al-Hasakah, Ain Issa, Tel Tamer e Kobane. Foto e video ottenuti dalla ‘Dire’ dai media locali mostrano che nella mattinata residenti e combattenti curdi a Manbij hanno accolto festosi l’arrivo dei militari, e ora in alcuni punti sventola la bandiera siriana, assente dal 2012. Cinque anni fa l’intera area era poi caduta sotto il dominio del Califfato islamico e solo nel 2016 i curdi sono riusciti a liberarla.

Stando alle stesse fonti, soldati di Damasco presidiano la linea del fronte fianco a fianco con le Forze democratiche siriane, la milizia composta da curdi, arabi ed altre etnie locali alleata dell’Unità di protezione del popolo (Ypg). Le forze armate non sarebbero tuttavia penetrate nell’area urbana.

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Secondo il Consiglio civile di Manbij, l’operazione turca ‘Fonte di Pace’ ha causato ad oggi due morti e 13 feriti tra la popolazione, tra cui quattro bambini. Più in generale, stando all’ultimo bilancio reso noto dall’ospedale di Tall Tamr, località a ovest di Al-Hasaka, le vittime civili sono 75, 450 i feriti. Gli sfollati, in totale, raggiungono le 250mila persone, così come stima l’Osservatorio siriano per i diritti umani.

Stamani, intervenendo a Baku al settimo Summit del Consiglio di cooperazione dei Paesi turcofoni, il presidente Racep Tayyip Erdogan ha illustrato i risultati dell’operazione lanciata il 9 ottobre: “In soli sette giorni abbiamo liberato un territorio vasto mille chilometri quadrati dai gruppi separatisti terroristi”, in riferimento alle forze curde Ypg-Sdf.

Erdogan ha quindi spiegato che ora l’obiettivo è proseguire l’avanzata verso est, liberando dai “terroristi” anche Manbij, Al-Hasakah e tutte le aree fino al confine con la Turchia, in modo da favorire “il reinsediamento volontario di circa tre milioni di siriani” profughi in Turchia.

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