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L’Induismo e il ‘preconcetto occidentale sul Karma’: intervista a Shuddhananda

A raccontarsi all'agenzia Dire questa volta e' Svamini Shuddhananda Ghiri, monaca induista che ha ripercorso per DireDonne la sua storia, dall'approfondimento della cultura induista fino alla scelta di una vita monastica.

Pubblicato:15-10-2019 10:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:49
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ROMA – Sono 165mila gli induisti in Italia, di cui 140mila stranieri. Esiste quindi anche una quota di induisti italiani. Una geografia composita, comunita’ diverse che si riconoscono in questa stessa fede. E’ questa l’Italia degli induisti che celebrera’ insieme alle Istituzioni italiane, il 3 e il 4 novembre, a Roma, il Dipavali, una delle piu’ grandi festivita’ del calendario induista. In vista di questo importante appuntamento l’agenzia Dire ha intervistato alcune donne induiste che hanno raccontato la loro vita.

“Il mio nome e’ Shuddhananda, e’ questo dal giorno in cui ho preso i voti in un rituale in cui si celebra simbolicamente, davanti a un fuoco, il proprio funerale. La causa strumentale che mi ha avvicinato all’Induismo e’ stata un’amica italo-indiana”. A raccontarsi all’agenzia Dire questa volta e’ Svamini Shuddhananda Ghiri, monaca induista che ha ripercorso per DireDonne la sua storia, dall’approfondimento della cultura induista fino alla scelta di una vita monastica.


LA GIORNATA DI UNA MONACA INDUISTA

E’ la “preghiera e il lavoro” a scandire la giornata di una monaca, “non molto diversa dall’Ora et Labora benedettino” ha spiegato la monaca che vive in un Ashram nell’entroterra di Savona, in Liguria. “Iniziamo molto presto al mattino con la meditazione, poi ci sono lavori, dall’orto al roseto, c’e’ chi va fuori, chi segue una casa editrice, chi e’ molto impegnato con l’Unione induista italiana”.

La regola fondamentale e’ quella dei “tre momenti in cui la comunita’ si riunisce per pregare” e valgono le regole della “poverta’, obbedienza e castita’” dove quest’ultima e’ da intendersi e tradursi come “purezza dei sensi”. Nell’Induismo la sensorialita’ e’ molto presente e anche in un tempio si possono vedere scene di un matrimonio questo perche’ “ogni aspetto della vita viene sacralizzato con la luce di quello che e’ definito il ‘Sanatana Dharma’ ovvero la ‘Norma Eterna’: basterebbe questo a definire l’Induismo”.

“E’ uno stereotipo e un preconcetto dell’Occidente- ha replicato la monaca, a proposito della rassegnazione che spesso viene addebitata all’Induismo, ed e’ dovuto a una “cattiva conoscenza e interpretazione della legge del Karma. Il Karma e’ una legge di responsabilita’: ogni causa ha un effetto. Non e’ tanto dissimile da quello che si legge nelle scritture cristiane”.

“E a cadere sotto i colpi di cattive interpretazioni- ha sottolineato Shuddhananda- e’ anche il tantrismo. Tantra sono dei testi in cui c’e’ il culto del divino visto nella forma femminile. L’Induismo e’ monoteista, c’e’ un solo Dio che pero’ si manifesta in tanti nomi”.

Quanto alla parita’ tra i religiosi Shuddhananda ha puntualizzato che “monaci uomini e donne in Italia sono sullo stesso piano, anzi il nostro monastero e’ a prevalenza femminile. Il tempio principale e’ proprio dedicato alla Madre Divina ed esprime un femminile che non e’ solo accoglienza e dolcezza, ma anche potenza creatrice e distruttrice di tutto cio’ che e’ negativo”.

ASPETTANDO LA FESTA DELLA LUCE, IL 3 E 4 NOVEMBRE A ROMA

A Roma il 3 e il 4 novembre si celebrera’ la Festa del Dipavali. Il 3 all’Auditorium Parco della Musica e il 4 al Senato della Repubblica.

“L’Unione induista italiana ha ratificato nel 2012 con lo Stato italiano- ha ricordato la monaca- un’intesa e come festivita’ principale abbiamo scelto il Dipavali perche’ e’ la festa della luce: un messaggio trasversale tra le fedi, ma anche per chi e’ agnostico”. E’ un modo con cui “le comunita’ si fanno conoscere anche alle Istituzioni”.

Il tema di quest’anno al Senato sara’”Equonomia: luci di etica e sostenibilita’” per parlare di “economia sostenibile”. Il Dipavali infatti, come ogni anno, viene dedicato a un tema di attualita’ e proprio come “Filari di luce”, questa la traduzione autentica del suo nome, viene dedicato alla ricerca di risposte sulle questioni piu’ sentite nella societa’, quelle per cui impegnarsi anche in nome di una fede. “Economia ed ambiente alla ricerca dell’armonia” e’ la scommessa di quest’anno.

“Le religioni- ha infine detto Svamini Hamsananda Ghiri, vicepresidente dell’Unione Induista Italiana- oggi non possono essere separate dalla complessita’ della vita umana”.

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