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Rientro alle 20 per i migranti, Prefettura Firenze: “Non è coprifuoco, ci sono permessi”

Per la Prefettura di Firenze non c'è niente di strano ad anticipare l'orario di rientro nei Cas

Pubblicato:15-10-2018 17:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:40
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FIRENZE – “Non si parli di coprifuoco”, quelle prese dalla prefettura “sono misure improntate a rafforzare la sicurezza e, allo stesso tempo, a migliorare il sistema dei centri di accoglienza migranti” (Cas). Lo spiegano alla ‘Dire’ fonti di palazzo Medici Riccardi. Anticipare dalle 23 alle 20 il rientro nei Cas, si sottolinea, rientra nel solco della legge che per i centri fissa un orario diurno e diurno, in cui è vietato uscire, ma senza specificare una precisa fascia oraria che viene demandata all’interpretazione dei singoli prefetti.

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Il prefetto Laura Lega, quindi, ha fatto a Firenze quello che aveva già messo in campo a Treviso: entrando nella stagione invernale, dove l’orario notturno è più lungo del diurno, ha deciso di anticipare l’orario di rientro alle 20. Così da “garantire controlli più puntuali e precisi nei centri”. Quegli stessi orari “che si ripercuotono positivamente nella vita dei centri, perché il gestore così beneficia di una migliore organizzazione interna”.

Chi deve fare attività dopo avrà via libera

Per palazzo Medici Riccardi, inoltre, non si può parlare di ‘coprifuoco’ soprattutto perché tutte le attività che il migrante ha già programmato dopo le 20, come la frequenza di corsi, il volontariato o l’attività sportiva, sono “consentite attraverso il via libera della prefettura”. Così per facilitare il gestore nel richiedere le autorizzazioni, si annuncia, è stato creato una sezione ad hoc sul sito web della prefettura nella pagina dedicata ai migranti (a cui può accedere il gestore accreditato), dove richiede il via libera allo ‘sforamento’ di orario.


Controllo sui pacchi? “Se sono indigenti non possono comprare beni costosi”

C’è poi l’altro nodo, il controllo dei pacchi in arrivo nei centri attraverso ordini online. Anche qui si parla di questioni di sicurezza, visto che “è stato notato l’arrivo di diversi pacchi ed è bene che il gestori controllino”. Ma qui la ratio è un’altra: “In molti casi- si sottolinea dalla prefettura- sono stati acquistati oggetti di valore, di un valore che, in teoria, chi dichiara di essere indigente, non potrebbe permettersi. Lo stato di indigenza, infatti, è un presupposto di legge e consente all’accolto di rimanere nel centro. Quindi se dentro il pacco c’è qualcosa che non è compatibile con lo stato economico dichiarato, è bene che il centro lo sappia per prendere le misure necessarie”.

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