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A Bologna la scommessa vinta degli empori solidali

Realtà in cui famiglie con minori, in situazione di difficoltà socio-economica transitoria, vanno a fare spesa gratuita di beni di prima necessità

Pubblicato:15-10-2015 16:57
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:39

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BOLOGNA – Sessantasei famiglie, di cui 30 nuclei monogenitoriali e 36 coppie con figli. Nella maggior parte dei casi sono genitori con due figli a carico (11 madri sole, 18 coppie). Sono questi i numeri che raccontano il primo anno dei due empori solidali bolognesi, quello in via Capo di Lucca e quello di via Abba, inaugurati il 17 ottobre 2014: due realtà in cui famiglie residenti in città con minori, in situazione di difficoltà socio-economica transitoria, vanno a fare la spesa. Una spesa gratuita di beni di prima necessità, con una tessera a punti mensile che sostituisce il denaro (della durata di sei mesi più sei mesi rinnovabili).

empori solidali

In una prima fase il progetto, partito con l’inserimento di 50 famiglie, si rivolgeva solo a nuclei inviati dai Servizi sociali territoriali già inseriti nel programma nazionale della social card sperimentale. Successivamente l’accesso agli empori è stato esteso a nuclei inseriti in un percorso di transizione abitativa e a nuclei ‘extra’, segnalati dalle associazione che aderiscono alla rete Case Zanardi. “L’obiettivo è di arrivare all’inserimento di 100 famiglie a inizio 2016”, annuncia Berardino Cocchianella, direttore dell’Istituzione per l’inclusione sociale del Comune. I volontari. Gli empori sono portati avanti grazie all’impegno di volontari che, sulla base di turni, tengono aperte le botteghe: a oggi sono circa 40 quelli attivi. “C’è una signora con cui chiacchieriamo sempre di cucina- racconta una volontaria- diverse volte l’ho accompagnata a fare la spesa: un giorno mi ha detto che voleva fare l’insalata russa. Adesso tutte le volte che ci vediamo parliamo di ricette”. E aggiunge: “Ci sono anche una mamma e una bimba: la mamma non parla italiano, e la figlia, che va all’asilo, le fa da interprete”.


“L’emporio non è solo un market – continua un ‘collega’: più andiamo avanti e più le persone che accedono ci parlano, ci chiedono consigli. Accanto a noi c’è lo sportello di orientamento alla ricerca del lavoro e con loro stiamo iniziando a collaborare”. In effetti, sono già 70 gli inserimenti lavorativi gestiti grazie alla rete Case Zanardi. I donatori. In questo primo anno gli empori hanno potuto contare sul sostegno di aziende, grandi gruppi, associazioni e cittadini. Grazie al crowdfunding (sempre attivo sul sito, che a oggi ha raccolto quasi 18.000 euro), alle raccolte di beni di prima necessità nei punti vendita Coop e Conad (il 14 febbraio e il 13 giugno scorsi) e ai prodotti donati dai grandi donatori è stata raggiunta una cifra di 40.000 euro, a cui si aggiungono i quasi 50.000 euro del progetto ‘Emporio della solidarietà’ di Philip Morris International. E dopodomani, in occasione della Giornata mondiale contro la povertà e l’esclusione sociale, oltre 100 volontari saranno presenti in alcuni punti Coop, Conad Adriatica e Coop Reno per la terza raccolta di beni di prima necessità, che questa volta servirà a sostenere non solo gli empori solidali, ma anche le Cucine popolari e la mensa dell’Antoniano. “Invitiamo i cittadini a donare una spesa, che andrà ad aiutare una di queste tre importanti realtà, che si occupano delle varie categorie di fragilità dei cittadini bolognesi”, spiega Giancarlo Funaioli, presidente Asvo-Volabo. I prodotti che si chiedono di donare sono elencati nella ‘lista della spesa’ consegnata all’ingresso dei supermercati dai volontari: generi alimentari (olio di semi e d’oliva, tonno, passata, pelati, riso, pasta, latte a lunga conservazione, farina, zucchero) e prodotti per l’igiene (carta igienica, detersivo per piatti e per il bucato, dentifricio, shampoo, sapone, pannolini per l’infanzia taglia L, assorbenti, lamette). (Dires – Redattore Sociale)

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