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Agricoltura vittima e causa del cambiamento climatico. Nuovo Report del Wwf

Da un lato la prima causa del cambiamento climatico è il sistema alimentare, visto che l’agricoltura globale contribuisce con il 35% delle emissioni di anidride carbonica, metano e protossido di azoto in cui la zootecnia, da sola, contribuisce per il 18% a tutte le emissioni di gas serra

Pubblicato:15-10-2015 13:03
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:38

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cambiamenti climaticiAgricoltura come vittima del cambiamento climatico e allo stesso tempo causa scatenante: è la sintesi del nuovo Report Wwf “Il Clima nel Piatto” diffuso alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione che si celebrerà in tutto il mondo venerdì 16 ottobre. E proprio cibo e clima saranno al centro del “Wwf Day” in Expo 2015: domenica 18 ottobre si parlerà di buone pratiche e consigli per ridurre l’impatto globale sulla biodiversità dovuto alla produzione e al consumo di cibo proveniente dalla terra e dal mare.

L’immagine di un “serpente che si morde la coda” rappresenterebbe al meglio quel circolo vizioso che collega i cambiamenti climatici con il cibo mettendo a rischio la sicurezza alimentare globale: da un lato la prima causa del cambiamento climatico è il sistema alimentare, visto che l’agricoltura globale contribuisce con il 35% delle emissioni di anidride carbonica, metano e protossido di azoto in cui la zootecnia, da sola, contribuisce per il 18% a tutte le emissioni di gas serra.

Ma l’agricoltura stessa (e quindi la produzione di cibo) è proprio il settore più esposto ai rischi dei cambiamenti climatici indotti dai gas serra. Secondo l’International Food Policy Research Institute (Ifpri) per il solo effetto del cambiamento climatico sulle produzioni, il numero globale di persone che soffre la fame potrebbe aumentare del 20% entro il 2050, con incrementi particolarmente gravi (65%) in Africa subsahariana. La lotta contro la fame tornerà indietro di decenni a causa dei cambiamenti climatici se non si interviene urgentemente. Rispetto a un mondo senza cambiamenti climatici, nel 2050 potrebbero esserci 25 milioni in più di bambini malnutriti di età inferiore ai 5 anni, ovvero l’equivalente di tutti i bambini di quell’età di Stati Uniti e Canada (come indica Oxfam). Il Quinto e ultimo Rapporto dell’Ipcc mostra che l’impatto del cambiamento su queste problematiche legate alla sicurezza alimentare, alla nutrizione, ai mezzi di sussistenza sarà peggiore di quanto precedentemente stimato e le conseguenze saranno avvertite molto prima, cioè già nei prossimi 20-30 anni.


Il Wwf ha stilato anche un Decalogo per un’Alimentazione Salvaclima che parte dall’acquisto di prodotti locali alla riduzione degli sprechi. “E’ necessario un approccio alimentare più sostenibile, capace di ridurre significativamente gli impatti sui sistemi naturali e la biodiversità e di integrare in modo equilibrato le diverse componenti dell’alimentazione, come nel caso della dieta mediterranea, in modo da rispondere anche ad esigenze di benessere fisico e di salute. E’ necessario agire per una drastica riduzione dei consumi di prodotti animali, scegliendo una dieta amica del clima che viene indicata nel nostro Rapporto”, conclude Eva Alessi, responsabile sostenibilità del Wwf Italia.

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