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La rivelazione di Benjamin Mascolo: “Sono autistico”

Il cantante, idolo di milioni di adolescenti, è attualmente in un percorso di rinascita dopo la dipendenza dalla droga e la fine della tormentata relazione con l'attrice Bella Thorne

Pubblicato:15-09-2024 18:14
Ultimo aggiornamento:15-09-2024 18:14

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ROMA – “È tutta la vita che mi chiedo se sono se sono danneggiato dentro, se sono speciale, o se sono come tutti gli altri e mi faccio solo qualche domanda di troppo”. Benjamin Mascolo, del duo musicale Benji & Fede, rivela sui social la diagnosi che ha ricevuto quest’estate “dopo ore di macchina ad agosto con mia moglie (santa donna) al posto di andare in vacanza, per raggiungere un ospedale dall’altra parte d’Italia, fare test su test, far intervistare i miei genitori sulla mia infanzia da un grandissimo psichiatra”: autismo ad alto funzionamento.

Il cantante idolo di milioni di adolescenti è attualmente in un percorso di rinascita dopo la dipendenza dalla droga e la fine della tormentata relazione con l’attrice Bella Thorne. Il primo passo verso la ritrovata serenità è stato il matrimonio con Greta Cuoghi. “In questi anni ho seguito un percorso di terapia, io che non mi sono mai fidato fino in fondo degli adulti, io che non ho mai creduto fino in fondo nelle istituzioni e nei loro rappresentanti, che fossero professori, poliziotti o dottori. Ci sono arrivato per sfinimento, perché mi ero fatto così tanto male che non aveva più senso provare ad automedicarsi da solo, che fosse con sostanze stupefacenti o con maratone e diete salutari“.

Ecco cosa scrive della diagnosi di autismo ad alto funzionamento. Non sono un autistico super intelligente che guarda New York da un elicottero in volo e riesce a disegnarla a memoria. Sono uno di quelli che quando apre il menù del ristorante ha una crisi di panico esistenziale perché c’è troppo scelta, uno di quelli che tutti i suoi vestiti devono essere dello stesso brand, tutti dello stesso colore, tutti stesso modello, impacchettati in buste di plastica rigida trasparente e impilati in un armadio. E va bene così. Il dottor Rosso dice che nella diagnosi c’è già un piccolo effetto curativo, e io ci credo. Sono sempre io, con una consapevolezza in più: non sono più solo“.


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