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Gli attivisti del Network per la salute: “Aumentare i contributi al Fondo globale”

Appello in vista della conferenza di New York: servono incrementi del 30 per cento

Pubblicato:15-09-2022 19:08
Ultimo aggiornamento:15-09-2022 19:08
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ROMA – Il 21 settembre si tiene a New York la sessione conclusiva della conferenza di rifinanziamento del Fondo globale, principale finanziatore multilaterale per il rafforzamento dei sistemi sanitari e comunitari, e impegnato fin dalla sua creazione nel 2002 nella lotta contro Aids, tubercolosi e malaria. I donatori, riferisce in una nota il Network italiano salute globale, sono chiamati a rinnovare il loro impegno per il prossimo ciclo programmatico 2023-2025: obiettivo del Fondo è raggiungere almeno 18 miliardi di dollari e quindi è stato chiesto di incrementare del 30% il loro contributo. Giappone e Germania si sono già espressi nelle scorse settimane a favore dell’aumento richiesto dal Fondo, anticipando quanto confermeranno in sede di conferenza.

INCREMENTI DEL 30% PER AVVICINARE GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO

Secondo il Results Report 2022 del Fondo Globale, pubblicato il 12 settembre, nel 2020 il Covid-19 ha avuto un impatto devastante portando per la prima volta al declino degli obiettivi previsti per il contrasto alle tre malattie. Dopo lo scoppio della pandemia, il Fondo Globale ha rapidamente organizzato insieme ai suoi partner una risposta per fornire risorse aggiuntive nei paesi in cui opera: il rapporto di quest’anno mostra che gli investimenti sono stati ripagati e la ripresa è in corso. Con i 18 miliardi di dollari richiesti si potrebbero salvare 20 milioni di vite, riducendo di quasi due terzi i decessi per Hiv, tubercolosi e malaria e i sistemi sanitari e comunitari sarebbero rafforzati per garantire la copertura sanitaria universale.
“Anche l’Italia è chiamata a fare la sua parte” dichiara Stefania Burbo, focal point del Network italiano salute globale, “per contribuire a rafforzare il diritto alla salute per tutte e tutti, sempre più minacciato dall’impatto dei conflitti e del cambiamento climatico, nonché a prepararsi alle future crisi sanitarie garantendo la continuità dei servizi per la salute in caso di emergenze“.
Accanto all’impegno economico è necessario anche un cambio di prospettiva culturale sulla salute. È quanto emerge da una nuova infografica del Network, dove si indica, insieme ad altre richieste della società civile, la necessità di raggiungere uno degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030: porre fine alle
epidemie di aids, tubercolosi e malaria entro la fine di questo decennio. Tutto questo senza dimenticare la “lezione appresa dalle crisi di Covid-19, ma anche dalle precedenti Sars, aids, ebola”, sottolinea Stefano Vella, Università cattolica Sacro cuore e Friends of the Global Fund Europe, “tutti spillover da animali. Questo dovrebbe farci capire l’importanza della One Health, dell’intreccio fra salute umana e quella animale e ambientale, in particolare oggi che stiamo arrivando ai 10 miliardi di persone nel mondo”.


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