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Ricostruzione del seno dopo un tumore, la denuncia delle chirurghe senologhe: “In Italia si risparmia sul corpo delle donne”

Oggi al Senato conferenza del gruppo di lavoro Donna x Donna: "Disparità tra le Regioni"

Pubblicato:15-09-2022 17:12
Ultimo aggiornamento:15-09-2022 17:12
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ROMA – Il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne. Ogni anno vengono effettuate circa 13.000 mastectomie, con asportazione della o delle mammelle, ma il diritto delle donne di affidarsi agli ospedali per scegliere la migliore ricostruzione possibile per riavere il proprio seno e ridurre il trauma dell’intervento demolitivo non è garantito. Per una questione di risorse, carenti e mal distribuite, alle donne non sono assicurate le migliori tecniche operatorie e spesso devono subire due o tre interventi di ricostruzione a distanza di mesi e, talora, di anni.
“Si risparmia sul corpo delle donne, è ora di colmare le lacune e destinare più risorse alla cura del tumore al seno rivedendo il sistema tariffario, i cosiddetti DRG, garantendo la copertura dei costi reali sostenuti dai centri di senologia” dichiarano oltre 70 chirurghe senologhe e plastiche delle principali Breast Unit della penisola e afferenti al progetto ‘Donna X Donna’. Il gruppo ha presentato il primo report nazionale dedicato ai punti deboli della ricostruzione mammaria dei nostri ospedali, oggi a Palazzo Giustiniani, Senato della Repubblica, a Roma.
Seppure la tecnica d’elezione di ricostruzione del seno, inclusa nei parametri nazionali per il riordino degli attuali 196 centri multidisciplinari di senologia (le breast unit) diffusi sul territorio nazionale e raccomandata dai medici oncologi dell’associazione Aiom, sia quella effettuata ‘in tempo unico con la mastectomia’, quindi immediatamente, questa operazione non è garantita affatto. La ricostruzione mammaria immediata con la mastectomia infatti non è contemplata nei DRG, il sistema tariffario regionale per le prestazioni ospedaliere e i dipartimenti che scelgono di eseguirla ugualmente per il bene delle pazienti hanno un ammanco (per difetto) di oltre 1.700 euro per singola operazione. In via generale succede così che le donne sono sottoposte ad almeno due o tre interventi a distanza di mesi e talora di anni perché, se le ricostruzioni sono invece ‘differite’ rispetto alla mastectomia sono previsti rimborsi, seppure insufficienti.
Numerose le disparità tra i sistemi di rimborsi stabiliti dalle diverse Regioni: si va dai 2.838 euro riconosciuti nei codici DRG per la mastectomia agli ospedali in Valle D’Aosta, Liguria e Sardegna, ai 4.168 euro rimborsati alle Breast Unit in Veneto. Solo in due regioni su venti, Emilia Romagna e Lombardia, è rimborsato l’uso degli espansori e, in parte, gli interventi bilaterali seppure le cifre siano comunque insufficienti. Altro caso eccezionale: il Friuli. Qui le tariffe dei DRG destinati alla ricostruzione mammaria sono più alte della media ma, ancora una volta, non sufficienti. Nel Lazio, ad esempio, il rimborso delle spese per le ricostruzioni differite include i costi delle protesi mammarie ma, paradossalmente, destina cifre più basse se si scelgono più complesse e raffinate tecniche di microchirurgia che non prevedono l’uso di questi dispositivi. Si tratta però di operazioni che necessitano di maggiori ore di camera operatoria.
Nella maggioranza delle Regioni, non ci sono budget dedicati alla ‘chirurgia profilattica con ricostruzione immediata del seno’ necessaria per le donne con mutazioni genetiche (di tipo BRCA) che predispongono al rischio elevato di tumore mammario e di cui si è tornati a discutere recentemente per l’appello fatto sui social dalla top model Bianca Balti, pronta ad asportare seno ed ovaie perché portatrice del gene BRCA1. Il sistema dei DRG per le ricostruzioni del seno esclude, ancora una volta, il rimodellamento della mammella contro laterale, necessario per ridare armonia al’intero seno. Il rimborso per gli ospedali è possibile solo se viene pianificato come operazione a parte, quindi in un ulteriore terzo intervento. Così si raggiunge il record di ben tre diversi ingressi nelle sale operatorie degli ospedali per singola paziente.
Gli ospedali, pubblici e convenzionati, scelgono la migliore operazione per singola paziente con le tecniche migliori o sono costretti a praticare sopratutto interventi rimborsabili per non sforare con i costi? Un solo intervento, quando possibile, porterebbe un evidente risparmio di risorse, disponibilità di sedute operatorie, letti di degenza e risulterebbe un punto di forza per il benessere psico fisico delle pazienti. La fotografia dei mancati diritti delle donne colpite da tumore al seno nel nostro Paese e delle criticità dei DRG, Regione per Regione, è a cura dal gruppo di oltre 70 chirurghe senologhe e ricostruttrici delle principali Breast Unit della penisola, riunite insieme nel progetto di sensibilizzazione e informazione dedicata alla ricostruzione del seno Donna X Donna.
Le specialiste, riunite a Palazzo Giustiniani a Roma, lanciano un appello alle forze politiche e ai Parlamentari affinché si impegnino a realizzare un aggiornamento dei DRG di riferimento nazionale e delle relative tariffe regionali correggendone l’inadeguatezza per garantendo a tutte le donne con tumore mammario il diritto ad essere curate nel modo migliore. “Che non si risparmi più sul corpo delle donne. Va rivisto il sistema tariffario garantendo la copertura dei costi reali sostenuti dai centri” il gruppo Donna X Donna unito si impegnerà a sollecitare nuovamente e in nuove occasioni il nuovo futuro Governo e le forze politiche sul territorio affinché questo fondamentale diritto femminile non venga ancora una volta disatteso.

MARZIA SALGARELLO (GEMELLI): QUELLA IMMEDIATA NON VIENE RIMBORSATA


ROMA – Oggi le donne italiane possono scegliere che ricostruzione del seno fare dopo un tumore “fino a un certo punto”. Lo ha detto con chiarezza la chirurga plastica e professoressa associata del Policlinico Gemelli di Roma, Marzia Salgarello, intervendo al convegno “Donna per Donna 2022” di questa mattina al Senato.
Salgarello ha presentato le diverse possibilita’ di ricostruzione mammaria: quella storica con espansori, quella immediata con protesi, quella con tessuti autologhi, quella differita che lascia la donna alla sua mutilazione. Ma spesso la scelta della paziente e’ condizionata dai costi che l’ospedale deve sostenere perche’ “la ricostruzione immediata- ha detto Salgarello- non viene rimborsata dai DRG (Diagnosis Related Groups) ed e’ invece il gold standard per una donna. L’ospedale arriva a pagare dai 1.700 ai 2.500 euro. Anche le autologhe non sono rimborsate e per questo vengono viste con sospetto dagli ospedali”, e quelle con le protesi le piu’ diffuse, ha spiegato.
Ci sono regioni virtuose, Lombardia in testa, e un Lazio, ad esempio, che e’ in deficit “molto trascurato” su questo aspetto.
La chirurga del Gemelli ha presentato alcuni numeri, tra i tanti: “55mila tumori al seno l’anno e i 3/4 fa la chirurgia conservativa. E le altre?”.
La professoressa ha ricordato l’incontro con quella suora che voleva ricostruire il suo seno dopo il tumore: “E’ per la mia dignita”, le disse.

ADELE SGARELLA (S.MATTEO PAVIA): QUELLE AUTOLOGHE SOLO IN PARTE

ROMA- “Solo in due regioni, Emilia Romagna e Lombardia, sono rimborsati i dispositivi protesici. Nel dettaglio solo gli espansori in Lombardia con un DRG dedicato; mentre espansori e protesi sono presenti nei DRG dell’Emilia Romagna. Le tariffe coprono solo in alcuni casi i costi sostenuti e i rimborsi appaiono comunque inadeguati”. Lo ha affermato Adele Sgarella, direttrice della Struttura Complessa Chirurgia Generale Senologica IRCCS Policlinico San Matteo,Pavia intervenendo oggi al convegno in Senato Donna x donna edizione 2022 in cui chirurghe ed esperti hanno parlato di ricostruzione mammaria dopo un tumore e delle iniquita’ tra le Regioni che gravano sulla pelle delle donne.
“Le remunerazioni a copertura parziale dei costi sostenuti per le ricostruzioni effettuate con le tecniche di microchirurgia, con uso di tessuti autologhi con e senza l’uso di protesi, sono garantiti in parte soltanto in alcune Regioni”, ha aggiunto. “A parte poche Regioni più ‘virtuose’ come l’Emilia Romagna che rimborsa anche protesi o espansore nella ricostruzione immediata con una cifra di 878 euro per espansore o protesi monolaterale e 1.317 euro per le bilaterali, la Lombardia non aggiorna le sue tariffe ed attualmente rimborsa solo l’espansore se inserito contestualmente alla mastectomia non riconoscendo differenza tariffaria tra mono e bilateralità, mentre il Friuli ha scelto una maggiorazione sanitaria del DRG della mastectomia garantendo un rimborso piu’ elevato rispetto al tariffario nazionale ma non riconoscendo, come tutte le altre regioni, alcuna differenza legata all’inserimento o meno del device protesico”.

ANTONELLA CAMPANALE (MIN. SALUTE): ABBIAMO IL DOVERE DI MONITORARE PAZIENTI

ROMA – “Sono un medico, un chirurgo plastico e ad un certo punto sono uscita dalla sala operatoria e ho voluto fare di piu, stando dentro, nel sistema. Sono nella Direzione dei dispositivi medici ed e’ nostro dovere vigiliare e monitorare le pazienti impiantate”. Lo ha dichiarato, al convegno di questa mattina al Senato sulla ricostruzione mammaria, Antonella Campanale della Direzione Dispositivi medici del ministero della Salute che ha dato vita, rendendo il nostro Paese unico al mondo, il registro nazionale obbligatorio delle protesi mammarie.
“Siamo all’ultimo passo prima dell’obbligatorieta’”, ha chiarito l’esperta, ripercorrendo il lungo iter, dal Garante della privacy al parere unanime ottenuto in Conferenza Stato Regioni, necessario per questo Registro che in questa fase pilota ha visto la partecipazione volontaria dei chirurghi, “e i pazienti lo devono chiedere”, ha aggiunto.
Solo pochi giorni fa il ministero ha diramato il Report di questa prima fase pilota del Registro protesi e tra i dati emersi c’e’ anche quello sulla durata delle protesi: “Tutte cose che dobbiamo programmare e di cui dobbiamo tenerne conto”, ha concluso Campanale.

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