NEWS:

Cerruti (Afi): “L’88% degli italiani consuma musica ogni giorno”, ma la politica non la “sente”

Il presidente dell'Associazione Fonogafici Italiani sottolinea l'assenza di proposte sul settore dello spettacolo e dell'intrattenimento nei programmi elettorali in vista del voto del 25 settembre

Pubblicato:15-09-2022 17:05
Ultimo aggiornamento:15-09-2022 17:05

concerto_musica
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – A.A.A. cercasi linee programmatiche sul settore spettacolo nei programmi elettorali dei candidati alle prossime elezioni politiche. L’appuntamento del 25 settembre si fa sempre più vicino ma manca all’appello un punto di discussione che, negli ultimi due anni, ha concentrato le forze di artisti e maestranze. ‘Cosa si può fare per sostenere chi lavora nel settore dell’intrattenimento in periodi di crisi?’, nessuno sembra saper rispondere a questa domanda.

Ne è certo Sergio Cerruti, presidente di Afi (Associazione Fonografici Italiani), che ha recentemente sottolineato l’indifferenza politica sul tema caldissimo. Dai candidati, dopo il suo appello a non dimenticare, “non è arrivato nessun commento- dice alla Dire- se non dalla parte di uno. Devo ringraziare l’onorevole Renzi, che, forse per esigenza personale, non è nuovo a sottolineature che riguardassero la musica e più in generale la cultura”.

“LA MUSICA CREA UN INDOTTO PER MILIARDI SUL PIL NAZIONALE”

In queste settimane, “per il resto- continua- c’è stato il silenzio più totale, un silenzio strumentale perché, nel momento in cui bisogna parlare, bisogna avere programmi e idee e non credo che in questo momento non credo che i partiti ne abbiano per il settore cultura e dell’intrattenimento. C’è solo una lotta senza confini per guadagnare il punticino percentuale, più basato sui proclami personali che sul lavoro strutturale di medio lungo periodo”. Eppure il settore intrattenimento genera un’economia di carattere molto più ampio, “un indotto per miliardi sul Pil nazionale” e “centinaia di migliaia di posti di lavoro”.


Basti pensare che un solo concerto crea ricadute su attività alberghiere, sui trasporti, su ristoranti e bar, anche in location che normalmente non avrebbero gli stessi numeri di aggregazione. “I numeri sono evocati da tutti- sottolinea Cerruti- ma la realtà è che, al momento, siamo privi di una legge fiscale, di una direzione generale musica e di una struttura capace di sfruttare al meglio questo settore e farlo diventare una risorsa per questo Paese”.

IL DATO ECLATANTE

Colpisce un dato: “Nel nostro studio ‘La musica che conta’ che sarà presentato presto, abbiamo scoperto che la musica impatta ogni giorno sulla vita dell’88% degli italiani che ne usufruiscono in vario titolo. Questo dà un’idea di quello che è la storia culturale e musicale di questo Paese“. Insomma, il carrello della spesa cresce ma gli italiani non riescono a rinunciare a concerti, piattaforme di streaming, dischi e vinili. Di questi prodotti, dal 2020, si è registrata una crescita continua e il trend non sembra arretrare.

Per questo, “ho auspicato, facendo proposte alle forze politiche- spiega Cerruti- la creazione di un Dipartimento Spettacolo, così come c’era agli inizi degli Anni 2000, per intercettare le esigenze e sfruttare al meglio il patrimonio che abbiamo in questo Paese”.

E cosa risponde Cerruti a chi sottolinea la presenza di argomenti di maggiore priorità in agenda? “Credo che le risposte non arrivino perché non esiste un programma preciso. In questo momento, non risulta una priorità ma pestilenze, crisi energetiche, crisi climatiche non sono la straordinarietà. Sono argomenti che, andando avanti nel tempo, se non cambiamo, saranno sempre all’ordine del giorno. Questo non è una scusa per dimenticare, non solo il nostro settore ma anche tutti gli altri. Non dobbiamo vivere di emergenze ma di normalità”.

PAROLA D’ORDINE: RIFORMARE

Allo stato attuale delle cose, “c’è un’ignoranza rispetto al settore, all’interno anche dei dicasteri. Chi conosce la struttura del governo, sa bene che questa preparazione non la possiamo chiedere ai politici. Quello che andrebbe riformato è anche tutta la dirigenza dei ministeri dando spazio ai giovani e agevolando un ricambio generazionale”.

In vista dell’esito del voto del 25 settembre chi andrà a governare, per Cerruti, dovrà pensare a una riorganizzazione “perché il vero conto ancora non è arrivato”. 

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it