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No Tav, Dana andrà in carcere: “Giudice rifiuta misure alternative, è persecuzione politica”

La rabbia del movimento No Tav dopo la decisione del giudice cautelare di negare le misure alternative: "La procura di Torino viola lo stato di diritto"

Pubblicato:15-09-2020 11:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:53

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MILANO – “La notizia arriva per me in maniera non inaspettata. Sulla pelle mia e di altre persone stanno giocando una partita per dimostrare che loro possono incarcerare chi vogliono. C’è una chiara persecuzione politica”. Parla con voce ferma Dana Lauriola, assistente sociale di 38 anni e storica esponente No Tav condannata in via definitiva a due anni di carcere per aver partecipato alla manifestazione che, il 3 marzo 2012, aveva bloccato l’autostrada per Bardonecchia. L’occasione è la conferenza stampa convocata questa mattina a Bussoleno dal movimento No Tav dopo che il giudice cautelare, nonostante il parere dei servizi sociali ne raccomandasse l’affidamento in prova, ha rifiutato tutte le misure di custodia alternative. Ora, Dana andrà in carcere.

“Mi prenderanno in giro, penso di essere l’unica persona in Italia ad andare in carcere per un mezzo blocco stradale”, scherza Dana rievocando la giornata dei fatti contestati nella quale, insieme ad una decina di attivisti No Tav, bloccò il casello di Bardonecchia lasciando passare le automobili senza far pagare il pedaggio. “Forse mi dovrò inventare una storia”.

“Trovo molto offensivo quello che è stato fatto qui- prosegue-. Eravamo appena usciti dal lockdown e loro hanno militarizzato questa valle. C’è una grande arroganza e una grande prepotenza, quello che mi accade ne è l’ennesima dimostrazione. Noi cittadini della val di Susa dovremmo farci delle domande. Non è possibile che per un cittadino di Bussoleno sia impossibile avere misure alternative al carcere. Descrivono una realtà che non esiste e con questa cercano di incriminarci”.


“Il mio augurio è che chi vuole costruire il tav la trovi sempre più lunga e difficile. Se capitano queste cose è perché abbiamo ragione, se fanno così è perché siamo sulla strada giusta. Se non c’è più una persona, ce ne saranno tante altre per sostituirla. Sostenetemi, scrivetemi”, conclude Dana prima di essere abbracciata da un lungo applauso dei presenti.

La conferenza prosegue con gli attivisti del movimento No Tav che ricordano i fatti cha hanno portato alla condanna: “Eravamo in autostrada e invece di un blocco abbiamo fatto un’azione verso quell’azienda che gestisce un servizio pubblico. Era possibile attraversare il casello in val di Susa senza pagare, nessuno ha subito danni“.

Poi, l’accusa contro i giudici: “A 8 anni di distanza, il tribunale di Torino definisce criminale quello che è stato fatto e blocca ogni misura alternativa semplicemente perché il far parte del movimento No Tav per loro è un problema. Ma è questo il vero problema, perché solleva uno stato d’eccezione permanente. Ci sono dei giudici che si sono presi la responsabilità di portare avanti un piano che ormai è diventato uno stato d’eccezione permanente. Arrivare a scrivere nero su bianco che abitare a Bussoleno e in Val di Susa significa far parte di un tessuto criminogeno, di una società deviata e di un movimento definito criminale è un affronto a tutti”.

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