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M5S a pezzi, altri ‘grillini’ responsabili con Di Maio: basterà per convincere Draghi?

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:15-07-2022 18:54
Ultimo aggiornamento:15-07-2022 18:54

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ROMA – Ormai il Movimento 5 Stelle sembra essere in mano alla parte più agguerrita, quella che vuol tornare alle origini. Quando si massacravano gli avversari politici e li si mandava affanculo con il popolo dei loro elettori che festeggiava. Si sono convinti che in questo modo si riprenderanno i milioni di voti perduti in questi anni, che portare il Paese alle elezioni è un valore che magari gli varrà la riconferma del posto.

Pura illusione, tutti gli analisti hanno spiegato e rispiegato che quella storia lì è passata, che quella speranza di cambiare tutto e tutti che avevano intercettato oggi li guarda schifati, costretti all’astensione. Chiaro che una figura come Giuseppe Conte, pure con la benedizione di Grillo Garante Supremo, con questa banda ha poco a che fare. Cercherà di raddrizzare, mettere un argine, ma ormai il segno del comando, di fatto, è passato ad altri. Ora si litigherà se far dimettere ministri e sottosegretari il prima possibile, con altre polemiche e scontri interni.

Al momento, questo l’idem sentire delle nostre fonti, c’è l’80% di possibilità che si voti il prossimo 9 ottobre, che nulla potrà far sì che il premier Mario Draghi, quando mercoledì sarà in Parlamento, torni indietro e ritiri le dimissioni presentate ieri e respinte dal Capo dello Stato. Draghi, questa la spiegazione, è stato chiamato per risolvere una emergenza nazionale, non per inseguire i capricci e le voglie di questo o quel leader azzoppato e voglioso di rivincita. C’è un 20% però che pensa sia possibile, utilizzando al meglio questi cinque giorni, per trovare una via d’uscita alla crisi pazzesca che la componente barricadera del M5S ha determinato, non votando la fiducia al Governo e spingendo Draghi alle dimissioni.


Ascoltando alcune voci dentro al M5S emerge questa possibilità: che la maggioranza di Governo resti sostanzialmente la stessa, con la fuoriuscita di altri 40 parlamentari dalla maionese impazzita del M5S che andrebbero ad aggiungersi alla già folta pattuglia parlamentare del gruppo Insieme per il futuro di Luigi Di Maio. A quel punto Conte e chi resterà con lui se ne andrà  all’opposizione. In questo modo, ragionano alcuni, anche la posizione ‘mai più col M5S’ ribadita ancora oggi dal leader della Lega, Matteo Salvini, e di Forza Italia, Silvio Berlusconi, verrebbe neutralizzata, perché resterebbero in maggioranza solo quelli che hanno imparato il valore della responsabilità nei confronti del Paese e non dei propri interessi.

Non è semplice, perché il premier Draghi non fa parte dell’allegro circolo dei politici che tirano ‘a campare sempre meglio che tirare le cuoia’ di andreottiana memoria. Per quanto riguarda il centrodestra, a quanto risulta, questa sera la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, avrà un faccia a faccia con Salvini e Berlusconi, ai quali ribadirà che non c’è più spazio per manovre politiche ma che bisogna andare a votare. E se prima era Salvini che spingeva e Berlusconi che frenava, ora qualcuno spiega che le parti si sono invertite.

Perché Salvini ormai ha la prova provata che importanti pezzi del suo elettorato si sta spostando sui Fratelli di Giorgia Meloni e quindi ha necessità di avere più tempo per riprenderseli; Silvio Berlusconi, al contrario, andando subito al voto ucciderebbe in un colpo solo tutti i partiti e partitini che si stanno affollando al centro, e che non superano lo sbarramento elettorale, costringendo i loro numerosi leader a tornare da lui col cappello in mano.

Chi è messo nella posizione più difficile è il Pd di Enrico Letta. Nel momento in cui si avrà chiarezza che il M5S ormai è in mano agli irresponsabili bisognerà in fretta e furia cambiare strategia per evitare che il tanto agognato campo largo non si trasformi in camposanto. Forse sarebbe meglio, a quel punto, spingere ad una ricomposizione a sinistra, costruendo attorno ad una figura come Maurizio Landini un’alleanza incentrata sui temi del lavoro, dell’ambiente e dei diritti. Una figura, quella di Landini, che potrebbe benissimo fare da calamita per la componente del M5S che potrebbe ora passare all’opposizione. Scenari, illusioni, speranze di qualcuno? Forse, ma come dicva il nostro saggio amico Stanislaw Jerzy Lec: “Bisogna continuamente ricominciare dalla fine”.

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