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Il carcere di Gorgona studiato come modello per il sistema penitenziario

Firmata la convenzione quadro tra la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e la casa circondariale di Livorno

Pubblicato:15-07-2022 18:24
Ultimo aggiornamento:15-07-2022 18:24

Giustizia-Cartabia-SantAnna-Pisa
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ROMA – Valutare come l’esperienza unica di carcere ‘aperto’ dell’isola della Gorgona possa costituire un punto di riferimento per l’intero sistema penitenziario. È uno degli obiettivi principali della convenzione quadro, firmata oggi tra Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e casa circondariale di Livorno, sezione distaccata della Gorgona. Alla cerimonia di firma ha partecipato la ministra della Giustizia, Marta Cartabia.

LA CONVENZIONE
Scopo delle attività, che saranno realizzate dalla Scuola Superiore Sant’Anna, è individuare e analizzare in maniera critica le peculiarità che rendono il ‘modello Gorgona’ più funzionale alla realizzazione della funzione rieducativa della pena sancita dalla Costituzione. La convenzione prevede anche di attivare collaborazioni con il mondo del Terzo Settore, valorizzando gli strumenti normativi in vigore. Inoltre, grazie a competenze interdisciplinari (dal diritto all’agronomia, dal management all’economia circolare), la collaborazione potrà offrire soluzioni innovative volte a rendere ancora più efficace e sostenibile l’esperienza della Gorgona. In tale ottica, le attività produttive realizzate sull’isola saranno valutate anche al fine di un’ulteriore riduzione del loro impatto sull’ambiente e per consolidarne la sostenibilità economica.


La convenzione è stata firmata da Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna, e Annarita Gentile, direttrice reggente del carcere, sono i firmatari della convenzione quadro. Alla cerimonia sono intervenuti i docenti della Scuola Superiore Sant’Anna Emanuele Rossi e Alberto di Martino, quest’ultimo referente scientifico per la Scuola Superiore Sant’Anna della convenzione, insieme con la docente Elena Vivaldi; il provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Toscana e l’Umbria Pierapaolo d’Andria; l’assessore al sociale del Comune di Livorno Andrea Raspanti, delegato del sindaco Luca Salvetti. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha concluso la cerimonia.



In occasione della cerimonia di firma della convenzione, si è svolta una visita, con la partecipazione della ministra della giustizia Marta Cartabia, alle strutture del Marchese Frescobaldi che, sull’isola della Gorgona, ha avviato un progetto sociale in collaborazione con la casa circondariale, per far acquisire nuove professionalità ai detenuti, in vista del loro reinserimento nella società. “Siamo qui per firmare una convenzione con una prestigiosa istituzione universitaria, la Scuola Sant’Anna di Pisa, perché attraverso il loro approfondimento scientifico sarà possibile evidenziare quei tratti che rendono l’esperienza dell’isola carcere di Gorgona così unica e, speriamo, replicabile anche in altri contesti. Ci sono esperienze detentive virtuose, che nascono dal basso, e da qui possono diventare un modello per tutto il sistema carcere, esportabile in tutto il territorio nazionale” dichiara Marta Cartabia, ministra della Giustizia.


“Spesso in Italia ci si sofferma sugli esempi negativi, senza dare il giusto risalto a modelli virtuosi come quello attuato sull’isola di Gorgona- commenta Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna- In questa esperienza ci ritrovo l’anima delle scienze applicate, il coraggio di mettere le mani in pasta dove la vita delle persone scorre, dove la nostra società si cimenta. Questo studio è un’occasione fondamentale anche per noi perché permetterà una collaborazione interdisciplinare tra le varie aree della Scuola”
“Siamo davvero convinti che l’esperienza del carcere di Gorgona possa aiutare tutto il sistema carcerario italiano ad essere non un luogo in cui si finisce, bensì un luogo in cui si ricomincia”, dichiara Emanuele Rossi, docente della Scuola Sant’Anna. “La mia speranza è che questo progetto non sia solo su un carcere, ma abbia la convinzione che ogni proposta di modifica di riforma dell’esecuzione penale abbia un suo presupposto implicito: la porosità di ogni carcere rispetto alla società civile” commenta Alberto Di Martino, referente scientifico per la Scuola Sant’Anna della convenzione.

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