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ROMA – ‘Educazione Ambrosiana’ è l’ultimo libro di Micaela Palmieri, giornalista del Tg1 e scrittrice. Il libro racconta 11 partite dell’Inter che hanno cambiato la vita dei tifosi nerazzurri, dalla finale di Coppa Campioni del ‘64 al derby dello scorso anno. Sono storie vissute da personaggi diversi – giovani, donne, giornalisti – avvenimenti romanzati e visti con i loro occhi. “Nelle partite che seguivo da piccola c’era la vita, le gioie e i dolori ed è quello che ho scritto”, spiega Palmieri intervistata dalla Dire.
Perchè hai individuato proprio queste 11 partite?
“È stata una scelta difficile, io ho tantissime partite che hanno cambiato la mia vita e penso quella di tanti interisti. Le ho scelte perché ho cercato di incrociare storie di amicizia, di amore, di nostalgia, proprio con partite di calcio. Come diceva l’avvocato Prisco, e io lo sottoscrivo, quando vedi come gioca un giocatore di calcio di solito capisci com’è nella vita. Totti è un fantasioso, Vieri è un potente, Lukaku un generoso. Ecco io ho visto questo e l’ho scritto”.
Alla vigilia di una stagione calcistica che vedrà ancora restrizioni allo stadio causa Covid e con molte più piattaforme digitali dove seguire campionato e coppe in streaming, secondo te com’è mutato il nostro modo di vivere le partite negli ultimi anni?
“Io sono molto nostalgica e resto legata al passato. Oggi lo chiamano lo ‘spezzatino’, ogni giorno c’è una partita e mi piange il cuore perchè io ricordo quando ero piccola che aspettavo la domenica pomeriggio alle tre come se fosse il momento più bello della settimana. Oggi credo che i tifosi abbiano smesso di aspettare, non c’è più quell’attesa così bella perché ogni volta che vuoi vedere una partita è in tv o la puoi rivedere e non è la stessa cosa”.
Nel libro descrivi donne tifose che attraverso le loro storie personali ci conducono sul campo di gioco. Alcune vengono derise da uomini che non prendono sul serio la loro passione per il calcio. Com’è stato accolto questo libro? Hai mai ravvisato un po’ di scetticismo da parte dei colleghi uomini?
“Ancora non l’ho ravvisato ma sicuramente ci sarà, perché secondo me le donne, soprattutto in ambito calcistico, sono un po’ bistrattate dagli uomini. So che non è molto popolare tra le donne ma da un lato è anche giusto: le donne si devono guadagnare di più le cose rispetto agli uomini, purtroppo o per fortuna. Quindi anche nel calcio è così: una donna deve essere brava il doppio perché così è più credibile e spesso sa anche molte più cose degli uomini”.
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