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A Latina sorge La.b., laboratorio di pelletteria per l’inclusione delle vittime di violenza

L'assessore alle Politiche di welfare e Pari opportunità del Comune descrive l'iniziativa realizzata in collaborazione con il Centro Donna Lilith

Pubblicato:15-07-2021 16:33
Ultimo aggiornamento:15-07-2021 16:35

pelletteria lavorazione pelle
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ROMA – Lavorare in laboratorio la pelle di bufala, così leggera ma al tempo stesso resistente e segnata da imperfezioni che le danno un’estetica più naturale. Su questa similitudine a Latina sorge La.b., il laboratorio di pelletteria al femminile che abbraccia ILMA (Io Lavoro per la Mia Autonomia), un progetto per l’inclusione lavorativa delle donne vittime di violenza promosso dal Comune di Latina e dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con il Centro Donna Lilith. Il progetto è stato illustrato oggi in conferenza al Senato, anticipato dal documentario ‘Acrobate, l’Arte di rimettersi in cammino’ della regista Gaya Capurso (MAGA Production).

Il progetto è stato promosso dal Comune di Latina “nel 2017 – spiega Patrizia Ciccarelli, assessore alle Politiche di welfare e Pari opportunità del comune di Latina – ed è portato avanti con la collaborazione del Centro donna Lilith, che si occupa di contrasto e prevenzione alla violenza di genere, centri antiviolenza e casa-rifugio”. Obiettivo di ILMA “è l’inclusione lavorativa di donne vittima di violenza”, sottolinea l’assessore. Latina si è dimostrata terreno ‘fertile’ “perché aveva un punto di forza rappresentato dal percorso fatto in questi anni nel contrasto alla violenza”, ma aveva anche “un punto debole” per quanto riguarda il mancato collegamento “tra l’uscita dalla violenza e un percorso professionalizzante tale da consentire alla donna piena autonomia”, chiarisce Ciccarelli. Da qui la nascita di un progetto “che mettesse a punto un modello che integrasse i vari percorsi: formazione, ricerca dell’autonomia e restituzione della progettualità nelle mani delle donne“.

Il laboratorio di pelle di bufala vuole essere un modello di “economia circolare, civile e generativa. Si basa sull’uso di un materiale considerato di scarto, la pelle di bufala, che viene considerata non più utilizzabile dopo il processo produttivo dell’animale”. In questo caso, però, “viene riutilizzata e ne facciamo un simbolo“, spiega Ciccarelli. La pelle dell’animale, “segnata dalla vita dell’allevamento, rievoca le ferite e le imperferzioni, consente la rielaborazione del trauma“.


L’attività del Centro Donna Lilith “prosegue, purtroppo durante la pandemia la domanda è più che raddoppiata. Non abbiamo mai chiuso, neanche in lockdown, abbiamo accolto moltissime donne e alcune per sicurezza anche in casa-rifugio”. Ora anche per il Centro è atteso “un salto di qualità, perché col progetto ILMA– assicura in conclusione l’assessore- si sta mettendo a punto un modello emancipante che riesce a chiudere il cerchio e consente di avere in mano lo strumento per un’autonomia anche economica”.

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