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Lettera di licenziamenti per gli operai Whirlpool di Napoli: i motivi della decisione

È stato il "drastico calo della domanda di lavatrici di alta gamma 'Premium' a livello internazionale" a determinare una "situazione non più sostenibile"

Pubblicato:15-07-2021 14:22
Ultimo aggiornamento:15-07-2021 14:54

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NAPOLI – “La società comunica la propria intenzione di procedere al licenziamento collettivo di tutti i dipendenti attualmente occupati nello stabilimento di Napoli”. Si tratta di 327 lavoratori, 57 donne e 270 uomini, impiegati nella fabbrica di via Argine. È quanto si legge nella lettera firmata da Luigi La Morgia, amministratore delegato di Whirlpool Italia, recapitata questa mattina ai sindacati Fiom, Uilm e Fim della Campania, all’ufficio di gabinetto del presidente della Regione Campania e, per conoscenza, alle segreterie dei sindacati nazionali, e ai ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico.

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Nella lettera vengono elencati i motivi che giustificano la situazione di esubero. In particolare, è stato il “drastico calo della domanda di lavatrici di alta gamma ‘Premium’ a livello internazionale” a determinare una “situazione non più sostenibile – si legge – dal punto di vista economico-finanziario per l’azienda”. È una condizione “non prevista né prevedibile – scrive La Morgia – al momento della sottoscrizione del piano industriale del 25 ottobre 2018”. “Nonostante gli ingenti investimenti realizzati negli ultimi dieci anni per circa 100 milioni di euro e le nuove strategie commerciali messe in atto – prosegue – dal 2009 al 2020 i volumi di produzione del sito si sono ridotti da circa 700mila a meno di 200mila pezzi annui con un calo delle vendite nel primo semestre del 2019 pari al 36% a livello di export internazionale e del 19% nella sola area Ema. Nel 2020 si è assistito al protrarsi del calo dei volumi e nella sola regione Emea si è registrata una ulteriore riduzione delle vendite pari al 15%”.

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Il sito produttivo di Napoli “risulta economicamente sostenibile solo a fronte di produzioni annue superiori alle 660mila unità annue”. Benché siano state avanzate delle soluzioni per far fronte alla situazione di mercato sopravvenuta “nessuna di queste opzioni – spiega La Morgia – è stata né può essere ritenuta adeguata a rendere stabile l’impianto di Napoli nel medio e lungo periodo”. L‘unica soluzione accettabile per Whirlpool era quella di cedere lo stabilimento a un altro operatore industriale, ma questa ipotesi “non è stata presa in considerazione dalle organizzazioni sindacali”.

DIPENDENTI NAPOLI NON HANNO COMPETENZE PER ALTRI SITI ITALIANI

I dipendenti dello stabilimento di Napoli “non possiedono le competenze tecniche necessarie all’esecuzione delle lavorazioni in essere negli altri stabilimenti italiani senza l’attuazione di interventi formatici, organizzativi, logistici e talmente costosi e complessi da compromettere l’efficiente svolgimento dell’attività aziendale, finendo per generare una situazione di squilibrio strutturale”. È quanto si legge ancora nella lettera firmata dall’amministratore delegato di Whirlpool Italia.

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PROGETTO STOP ATTIVITÀ NAPOLI È DEFINITIVO

“Il progetto di cessazione di attività dello stabilimento di Napoli è da intendersi finale e definitivo”, si legge. Non esiste, allo stato, la possibilità di “adottare misure alternative per minimizzare l’impatto sul personale”. In particolare, non c’è l’intenzione di “richiedere ulteriori ammortizzatori sociali ordinari e straordinari” e ad oggi “non si è manifestata alcuna concreta possibilità di reindustrializzazione del sito”. Non c’è alcuna possibilità di “riassorbire il personale in esubero in altre sedi della società” né è possibile “utilizzare altri misure di lavoro flessibile alternative”. Ciononostante la società si dice “disponibile a valutare insieme alle organizzazioni sindacali e ai ministeri competenti” le “misure sociali che possono essere discusse per ridurre le conseguenze negative per la forza lavoro interessata”. Whirlpool si dice disponibile a “valutare misure ragionevoli – si legge – per favorire la ricollocazione dei dipendenti in esubero”.

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