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Moschini: “Nel film ‘Rwanda’ racconto un genocidio dimenticato”

ROMA - "Dopo gli attentati alle Torri Gemelle di New York, il mondo si e' fermato. Quasi 3mila persone hanno

Pubblicato:15-07-2019 13:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:31

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ROMA – “Dopo gli attentati alle Torri Gemelle di New York, il mondo si e’ fermato. Quasi 3mila persone hanno perso la vita. Nel genocidio del Ruanda, in quattro mesi ci sono state 300 Torri Gemelle: i morti furono oltre un milione. Ma a nessuno e’ importato“.

E’ questa una delle battute iniziali di ‘Rwanda’, film drammatico diretto da Riccardo Salvetti con la partecipazione di Aaron Maccarthy, Marco Cortesi e Mara Moschini, tra le proiezioni del Romafrica Film Festival, che si e’ tenuto in questi giorni a Roma, alla casa del Cinema di Villa Borghese.

‘Rwanda’ e’ un operazione di meta-spettacolo: si comincia da uno spettacolo teatrale, in cui gli attori – Marco Cortesi e Mara Moschini – interpretano due vittime del genocidio avvenuto in Ruanda tra aprile e luglio del 1994. Ma man mano che i teatranti si alternano sul palco per raccontare le vicende di Augustin e Cecile, lo spettatore viene trasportato nel Paese africano all’epoca dei fatti: il 6 aprile del 1994 il presidente ruandese, di etnia hutu, viene assassinato. Il governo incolpa dell’accaduto l’intera comunita’ tutsi, quindi incarica l’esercito di sterminare ogni esponente di questa etnia.


I cittadini hutu vengono invitati a fare altrettanto perche’ “chi risparmia un tutsi e’ un traditore, e deve morire insieme a tutta la sua famiglia”.
In circa cento giorni un milione di persone verranno assassinate. Negli ultimi anni si sarebbe rafforzato il sospetto che il governo francese abbia fornito armi all’esercito di Kigali. Nel film, Augustin e’ un miliziano che, pur di proteggere Jolande, la moglie tutsi, accetta di partecipare alla caccia all’uomo. Cecile invece, dopo aver perso il marito, e’ una mamma che cerca di salvare se stessa e la sua bambina. A casa di Augustin, Cecile trova la solidarieta’ di Jolande, che senza esitazione decide di nascondere le due fuggitive nel sottotetto.

Una scelta che Augustin e Jolande pagheranno caro, ma che permettera’ ad Augustin di superare il senso di colpa che lo divora per aver ucciso tanti tutsi, capendo che neanche l’amore per la sua famiglia e’ ragione sufficiente per stare dalla parte dei carnefici. “Il film nasce da uno spettacolo teatrale” dichiara alla ‘Dire’ l’attrice e sceneggiatrice Mara Moschini, che prosegue: “Con Marco Cortesi ci occupiamo di teatro civile, quindi questa storia e’ stata pensata prima per il palcoscenico. E’ stato il pubblico a ispirarci l’idea di trasformare questa trama in un film”.

A 25 anni dal genocidio del Ruanda, prosegue la protagonista, “e’ molto importante parlare di quei fatti perche’, soprattutto in Italia, nessuno sa esattamente cosa e’ successo. E’ un evento che riguarda l’Africa ma anche l’Europa, perche’ il nostro continente ha avuto molte responsabilita’. Nel nostro film pero’ abbiamo deciso di raccontare di persone comuni e scelte individuali”.

La politica resta fuori da ‘Rwanda’, tuttavia “in ogni storia che raccontiamo cerchiamo di inserire qualcosa di significativo per il pubblico” dice Moschini. In particolare, “‘Rwanda’ ci insegna a capire qual e’ il meccanismo che innesca una guerra”. Secondo l’attrice tutto parte dalla “creazione di un nemico, che nel caso del Ruanda erano i tutsi, cosi’ come sta succedendo anche oggi in Italia, con l’immigrazione: noi crediamo di avere un nemico nel migrante”. Il suggerimento: “Cerchiamo di capire se e’ vero o meno. Usiamo i libri di storia come libretti di istruzione: guardando il passato possiamo riuscire a capire cosa accade e quali sono i reali problemi”.

‘Rwanda’ e’ stato realizzato grazie a un crowdfunding che ha permesso di coinvolgere, oltre al cast ufficiale, 480 persone provenienti dal Ruanda stesso e da oltre 24 paesi africani. Un film che, come ha dichiarato Cleophas Dioma, presidente del Romafrica Film Festival, “racconta anche un’Africa presente in Italia, grazie ai tanti attori delle diaspore, che va valorizzata”. La pellicola e’ stata presentata alla 75° Mostra del Cinema di Venezia e vanta Official Selection e Award tra Parigi, Los Angeles, Durban, Madrid e non solo.

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