NEWS:

Campi nomadi, a Bologna addio a quello Sinti

BOLOGNA - Il grande campo della comunità sinta

Pubblicato:15-07-2016 16:52
Ultimo aggiornamento:15-07-2016 16:52

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

sinti_bologna

BOLOGNA – Il grande campo della comunità sinta (quindi italiana, composta da bolognesi residenti da decenni in città) di via Erbosa, nel quartiere Navile (teatro di una turbolenta visita del leader leghista Matteo Salvini), si prepara a chiudere i battenti entro l’anno, sostituita da tre microaree assegnate in locazione. A oggi, l’area di via Erbosa ospita 21 famiglie, per un totale di 56 persone (43 adulti e 13 minori). “Come Comune, abbiamo cominciato quattro anni fa a costruire percorsi di uscita dal campo, che solo nel 2012 contava 87 persone- sottolinea Luca Rizzo Nervo, assessore al Welfare- durante questo percorso gli stessi abitanti dell’area hanno manifestato il desiderio di non rimanere all’interno di un unico campo sosta, dove la convivenza risulta un’imposizione”. Ora, alle 21 famiglie sarà chiesto aderire a un “Patto di adesione” e di esprimere formalmente la propria preferenza riguardo una serie di alternative abitative, ovvero: alloggi di edilizia residenziale pubblica (per alcuni nuclei la proposta si può concretizzare in tempi brevi); appartamenti in strutture d’accoglienza temporanea in attesa di un alloggio di edilizia residenziale pubblica (tre nuclei interessati); una persona non autonoma sarà inserita nel progetto di Housing first e un nucleo familiare di due persone estremamente fragili andrà in un alloggio protetto. Le restanti 16 famiglie, per un totale di 45 persone, si trasferiranno nelle tre microaree (individuate sempre al Navile, in via della Selva Pescarola, via Shakespeare e via del Gomito). “Le aree sono distanti tra di loro ma in un contesto già conosciuto alle famiglie- sottolinea Daniele Ara, presidente del Quartiere Navile- sono vicine alle scuole e alle fermate del trasporto pubblico. Questo permetterà loro di non modificare le proprie abitudini”.

In ogni microarea si trasferiranno 15 persone. Ognuna misura 1.125 metri quadrati: sommate le tre zone si arriva a 3.375 metri quadrati, meno della metà della superficisinti02e complessiva dell’attuale area in via Erbosa. Tutte le famiglie, oltre all’affitto (il canone mensile sarà rapportato alla loro capacità contributiva), sosterranno anche le spese per le utenze, ora a carico del Comune e quelle di gestione orinaria e straordinaria. Per il superamento del campo di via Erbosa serviranno 405.000 euro, coperti per l’80% dalla Regione (nell’ambito della legge regionale 11, “Norme per l’inclusione sociale di Rom e Sinti”) e per il resto, 85.000 euro, dal Comune. “Tutti gli interventi di transizione abitativa saranno accompagnati da azioni di inserimento lavorativo, supporto alla frequenza scolastica, contrasto all’abbandono degli studi dopo le scuole medie, aiuto per capire procedure e regole di accesso ai servizi sanitari, in particolare per ridurre i comportamenti a rischio degli adolescenti”, continua Rizzo Nervo. “Con tutte queste famiglie porteremo avanti un serrato percorso di responsabilizzazione- gli fa eco Ara- perché sappiamo che queste piccole situazioni sono perfettamente integrabili sul territorio”.


Il progetto fa parte di un più ampio programma di superamento delle grandi aree di sosta rom e sinti come richiesto anche dall’Europa: “Entro questo mandato, chiuderemo anche le altre due, quella a Borgo Panigale in via Persicetana, dove vivono 104 persone, e quella in via Dozza nel quartiere Savena, dove ne vivono 54- annuncia il sindaco Virginio Merola- i grandi campi favoriscono l’esclusione, il degrado e ostacolano i processi di integrazione, per questo vogliamo chiudere definitivamente tutti quelli rimasti in città.

Perché siamo partiti dall’area di via Erbosa? Perché da quando è nata, nel 1996 (nacque dopo l’assalto della banda della Uno Bianca del dicembre 1990 nel campo nomadi di via Gobetti che provocò la morte di due persone, ndr), è sempre rimasta, secondo il censimento, provvisoria: non è mai stata ristrutturata, le piazzole non sono delimitate, non hanno i contatori e nell’area non arriva il gas metano”. Negli ultimi anni, continua il primo cittadino, i residenti in quel campo hanno accumulato una situazione di elevata morosità anche per la mancanza di una suddivisione nell’intestazione delle utenze”. Merola, poi, ha assicurato una grande attenzione al rispetto delle regole nelle nuove microaree: “Sappiamo che in via Erbosa ci sono casi di abuso edilizio, scarichi fognari e allacciamenti non regolari. Vigileremo, per evitare che qualcuno possa approfittarsene”.

(Dires – Redattore Sociale)

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it