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BARI – In tempi di guerre, serve “una nuova agenda di pace”, fondata sulla “cooperazione multilaterale”: è l’appello rivolto ai capi di Stato e di governo del G7 dalla rete di organizzazioni della società civile Civil7, che ha seguito i lavori di Borgo Egnazia. La posizione delle ong, chiamate a dialogare con il forum dei sette in rappresentanza di attivisti e realtà di circa 70 Paesi, è stata comunicata attraverso una nota. Secondo il Civil7, “le profonde disuguaglianze, la violazione dei diritti umani, le minacce al pianeta, la fragilità della pace globale richiedono la massima urgenza e azioni concrete di cooperazione multilaterale”. Le ong continuano: “E’ necessaria una ‘nuova agenda di pace’ per superare l’attuale policrisi che colpisce soprattutto le donne, i bambini, i giovani e i più emarginati; un’agenda in grado di garantire un futuro di diritti e di sviluppo sociale e personale per tutti, costruita sul rispetto di regole condivise, come il diritto internazionale, il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, l’Agenda 2030″. Ancora il Civil7: “Un’agenda di pace capace di consolidare il ruolo degli organismi multilaterali internazionali chiamati a far rispettare queste regole, evitando doppi standard e attacchi alle istituzioni”.
Secondo le organizzazioni, “la sicurezza collettiva deve essere vista come un pilastro della ‘pace positiva’, a partire dall’idea che gli Stati debbano perseguire una sicurezza reciproca piuttosto che quella a spese di un altro Stato”.
Il Civil7 aggiunge: “Il G7 dovrebbe investire nella fiducia, nella solidarietà, nell’universalità e nel disarmo globale (sia nucleare che convenzionale) invece che in un ‘confronto muscolare'”. Secondo le organizzazioni, “le risorse dovrebbero essere destinate ad affrontare le sfide strutturali e sistemiche, per perseguire la giustizia e la sostenibilità per tutti”. Il Civil7 conclude: “È per questo che il sostegno quasi incondizionato del G7 all’Ucraina deve essere orientato in questa prospettiva”.
Il G7 riconosce “l’aumento dell’onere del debito” per i Paesi più vulnerabili ma non fa abbastanza per affrontare il problema: questa in sintesi la posizione del Civil7 (C7), alleanza di organizzazioni della società civile chiamata al dialogo con il forum delle potenze. La presa di posizione è stata comunicata dopo la diffusione della dichiarazione finale del vertice dei capi di Stato e di governo a Borgo Egnazia, in Puglia.
“Nessun progresso sulla riduzione del debito” denunciano i rappresentanti del Civil7. “Il comunicato del G7 riconosce l’aumento dell’onere del debito, ma si limita a promuovere l’attuazione del Quadro comune, un processo che si è rivelato insufficiente per una risoluzione del debito; inoltre, la citata Tavola rotonda globale sul debito sovrano (Global Sovereign Debt Roundtable, Gsdr) è ancora uno spazio esclusivo, in cui non tutti i Paesi sono allo stesso tavolo”. Le organizzazioni continuano: “Il C7 ribadisce l’invito ad andare oltre il Quadro comune, verso un quadro giuridico multilaterale sul debito con un processo che non sia coordinato dai creditori; questo deve essere elemento chiave di una rinnovata architettura finanziaria internazionale, in grado di rispondere a un’analisi completa dei bisogni, che includa anche, ma non solo, le clausole di debito resilienti per il clima (Crdc), basate sulle Agende 2030 nazionali e globale, un sistema di tassazione internazionale più equo e che coinvolga la partecipazione della società civile per promuovere il monitoraggio pubblico e la trasparenza”.
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