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Imprese, Barrese (Intesa Sanpaolo): “Russia è cruciale per la ripresa”

Fallico (Intesa Russia): "Italia aiuti a eliminare sanzioni"

Pubblicato:15-06-2018 16:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:16

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ROMA – “La Russia dal punto di vista economico e’ un Paese chiave per l’Italia, soprattutto per sostenere l’attuale ripresa. Rispetto alla caduta nel volume degli scambi dopo le sanzioni economiche imposte dall’Ue nel 2013, oggi assistiamo a una lenta ripresa in settori importanti che coinvolgono in particolare le piccole e medie imprese. Ad esempio, hanno svolto un ruolo di primo piano nel rinnovare il parco macchine russo”. Cosi’ all’agenzia ‘Dire’ Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo. Il gruppo nella Federazione russa segue tra le 200 e le 300 imprese italiane, mentre “da Vladivostok a Kaliningrad” vanta oltre 20 filiali. “Lo scorso anno l’interscambio tra i due Paesi ha registrato un aumento del +25%, e il Made in Italy ha registrato quasi 8 miliardi di euro. E nel primo trimestre del 2018 e’ aumentato ancora”, dice ancora alla ‘Dire’ Antonio Fallico, presidente Banca Intesa Russia e presidente dell’Associazione conoscere Eurasia, organizzatrice oggi a Roma del Quarto seminario eurasiatico. “Le opportunita’ per le imprese italiane – prsegue Fallico – sono moltissime, soprattutto nel campo dell’agricoltura, dell’agroindustriale, dell’alimentare, delle infrastrutture, dell’aerospaziale”.

Una lista a cui Barrese aggiunge i settori “chimico, energetico e dello sfruttamento delle rinnovabili. La Russia e’ un grande produttore di materie prime, e stiamo assistendo a un aumento della domanda di innovazione e tecnologia in questo senso. Qualita’ e professionalita’ delle nostre Pmi possono sicuramente fare la differenza”. L’ attuale clima di tensioni internazionali non deve scoraggiare le aziende che vogliano investire in Russia, e a cui Fallico suggerisce di “capire qual e’ il piano di sviluppo e le priorita’ del governo russo, quindi vedere se il proprio prodotto puo’ interessare”. Dal punto di vista fiscale, assicura il presidente, “le imprese straniere sono equiparate quasi al 90% a quelle locali”. Nel corso dell’incontro Fallico ha evidenziato che le imprese italiane “stanno potenziando la loro presenza non solo in Russia, ma anche negli altri mercati dell’Unione. Quindi ha ricordato i recenti accordi tariffari dell’Unione economica eurasiatica con la Cina e l’Iran, convinto che “l’Italia non puo’ non giocare questa partita. Cosi’ come puo’ avere un ruolo determinante nel dibattito europeo per eliminare le sanzioni contro la Russia, che nel primo trimestre ha ridotto gli acquisti dal nostro Paese dell’1,1% e dell’1,3% nel solo mese di aprile”.

A ROMA IL PUNTO SULL’INTEGRAZIONE EURASIATICA

Hanno toccato i 5,7 miliardi di euro gli interscambi nel 2017 tra l’Unione europea e l’Unione economica eurasiatica (Uee) – composta da Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan. Un’area di 180 milioni di persone, che ha importato ben 2 miliardi di prodotti dall’Italia nel primo trimestre 2018. Ma si potrebbe fare molto meglio di cosi’: e’ quanto emerso dal Quarto summit eurasiatico di Roma, organizzato dall’Associazione conoscere Eurasia, un appuntamento che cade in un momento particolare: l’intenzione dell’Ue – ribadita ieri da Strasburgo – di rinnovare le sanzioni economiche contro la Russia, mentre in Italia il nuovo governo a trazione Lega-5 Stelle punta nella direzione opposta.


Da tempo il mondo dell’imprenditoria ricorda i danni alle aziende italiane causate da quelle misure, adottate nel 2013. Da allora gli interscambi tra i due Paesi “si sono dimezzati, ma dal 2016 e’ iniziato un netto miglioramento, e nel 2017 con l’Eurasia in generale l’Italia ha chiuso a 22,9% (+13,7%). Tuttavia siamo ancora lontani dai 30-40 miliardi del 2013”, spiega Stefano Barrese, responsabile divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo.
I settori italiani in cui e’ piu’ forte la domanda russa ed eurasiatica sono quello della meccanica e dei macchinari, grazie al livello di elevata tecnologia delle nostre Pmi, totalizzando nel 2017 2,7 miliardi di export. Poi moda, agricoltura, chimico e tessile. “La Bielorussia puo’ essere una buona piattaforma per le Pmi italiane per promuovere i propri interessi verso est. Stiamo realizzando vari progetti, che confermano la volonta ad aprirci alla cooperazione transfrontaliera” aggiunge Aleksandr Guryanov, ambasciatore delle Bilorussia, il Paese che ha dimostrato di avere il mercato piu’ dinamico, con un aumento della domanda di beni e servizi italiani del 31.7% (pari a 367,4 milioni di euro). A seguire Armenia (+23,9%, 117 milioni) e Kirghizistan (+2%, 22,1 milioni). Il Kazakistan, dopo una flessione dell’expo italiano del 24% nel 2017, e’ tornato a chiedere Made in Italy in questo primo trimestre: quadi 160 milioni di euro. L’Uzbekistan, paese da 32 milioni di persone, e’ un mercato emergente. Gli scambi con l’Italia nel 2017 hanno raggiunto i 200 milioni di euro, ritenuta pero’ una cifra ancora bassa dagli esperti.

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