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La vita dei partigiani a teatro… in scena dentro la grotta-rifugio

Dal 16 giugno al parco dei Gessi, in provincia di Bologna la rassegna "Le grotte della Memoria"

Pubblicato:15-06-2018 10:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:15
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BOLOGNA – Si starà dentro alla grotta, alla luce solo di qualche lampadina, come ai tempi fecero centinaia di uomini e donne, partigiani, comuni cittadini e renitenti alla leva, anche per mesi, in cerca di rifugio. Storie popolari, di comuni mortali, che magari non finiranno nei libri di storia e proprio per questo rischiano “di perdersi nel giro di breve”. Da qui l’idea di realizzare una rievocazione teatrale proprio all’interno di quei luoghi, che nel 1944 brulicavano di persone e di storie.

A partire dal 16 giugno, a sabati alternati, fino a settembre (30 giugno, 14-28 luglio, 25 , 1-15 settembre), la Fraternalcompagnia del teatro Cava delle arti metterà in scena “Le grotte della Memoria“, presentato ieri in conferenza stampa, basato su alcuni episodi avvenuti proprio nelle Grotte del Farneto (o in quelle vicine), a San Lazzaro di Savena, nel cuore del Parco dei Gessi bolognesi, nell’ambito del progetto “Oltre le mura – Vita morte e miracoli della periferia Savena”.

I protagonisti, però, preferiscono evitare il termine ‘spettacolo’, preferendogli una più fedele ‘rievocazione’, perchè si tratta “un momento di storia ricostruito e da far vivere al pubblico coinvolgendolo direttamente nelle azioni, con lo scopo di legare la memoria degli uomini alla memoria dei luoghi”.


La rievocazione è inserita nell’ambito di Bologna Estate e sostenuta dai contributi di Comune di Bologna, Regione, Fondazione del Monte e Quartiere Savena, con il patrocinio dell’Ente di gestione per i Parchi e la biodiversità-Emilia Orientale e in collaborazione con il Gruppo speleologico bolognese (Gsb-Usb) e l’Associazione italiana Cultura e sport.

Presenti alla conferenza stampa alla Casa Fantini del Parco dei Gessi a San Lazzaro il direttore artistico Massimo Macchiavelli, Marzia Benassi presidente del Quartiere Savena di Bologna, Nevio Preti responsabile Gsb-Usb e Sandro Ceccoli presidente Ente di gestione per i Parchi e la biodiversità-Emilia Orientale.

La Fraternalcompagnia, di sede a Bologna, in via Cavazzoni, si è ispirata a queste storie, che saranno interpretate da attori e volontari, davanti a un pubblico che per esigenze di spazio e sicurezza sarà di massimo 20 persone per volta, munite di casco protettivo. Storie di cui ancora si sa molto poco, che riguardano bande di renitenti alla leva, gruppi di tedeschi nascosti e fatti arrestare, partigiani della brigata Libertà e giustizia del Partito d’azione. La più nota finora è quella delle infiltrazioni dei fascisti all’interno di questi ultimi: proprio da queste delazioni nelle grotte si arrivò alla celebre Battaglia dell’Università a Bologna, culminata in seguito alla rivelazione delle basi partigiane nella città felsinea, di cui la prima proprio nella sede universitaria di via Zamboni.

Lo stesso Massimo Macchiavelli, direttore artistico della compagnia, ammette che prima di questa rievocazione non ne sapeva molto, di queste storie. È stata la visione, quasi casuale, del documentario video “Finchè la guerra non sarà passata. Rifugiarsi, sopravvivere, resistere in grotta…” realizzato dall’associazione Squeeze Zoom, un’inchiesta del 2014 sul territorio con testimoni diretti e indiretti tra Bologna, San Lazzaro e il Parco dei Gessi. Lì sono emerse le storie dimenticate che nessuno ancora aveva fatto venire a galla: la quotidianità della vita nelle grotte, le dinamiche, i protagonisti, a cui ha fatto seguito la pubblicazione Un coacervo di esistenze che ha portato alla realizzazione di questa rievocazione “sul campo”.

Arrivarci è scomodo, bisogna fare della salita, passare attraverso cunicoli, abbassare la testa. Il terreno è scivoloso e la visibilità scarsa, come nel 1944, quando l’illuminazione veniva prodotta da una “bicicletta a rovescio”, spiega Nevio Preti responsabile del Gruppo speleologico bolognese. Ma, anche solo per poche ore, si avrà il privilegio di immedesimarsi, oggi senza conseguenze, nelle persone che queste storie le hanno vissute davvero, sulla propria pelle.

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