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Romania, regista attaccato da un orso: “Forse una madre con i cuccioli”

Andreas Kieling è sopravvissuto all'aggressione, riportando gravi ferite alla testa e al braccio

Pubblicato:15-05-2023 13:09
Ultimo aggiornamento:15-05-2023 14:18
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uccisa orsa F36
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ROMA – Tragedia sfiorata nei Carpazi, in Romania, dove il documentarista tedesco Andreas Kieling è stato attaccato da un orso bruno. Il regista stava filmando alcuni rari uccelli nelle ‘foreste di Dracula’ quando improvvisamente l’animale è uscito da un cespuglio aggredendolo. Kieling ha riportato gravi ferite alla testa e al braccio, ma è fortunatamente sopravvissuto e ha voluto raccontare la sua esperienza su Facebook.

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L’ATTACCO DELL’ORSO

“È stato estremamente doloroso, mi ha tolto lo scalpo. Guarda qui”, ha raccontato Kieling mostrando le ferite alla testa. “Ha strappato l’intero cuoio capelluto. Il chirurgo l’ha ricucito molto bene”. Il suo braccio sinistro è stato operato e ingessato, “il chirurgo ha fatto un buon lavoro, ha dovuto rimuovere alcune ossa, ma andrà tutto”, spiega. Durante l’attacco istintivamente il regista ha provato a difendersi con il treppiede della sua macchina fotografica, mettendolo nella bocca dell’orso, che ormai era già sopra di lui.” È stato incredibilmente veloce”, ha raccontato, “non l’ho sentito arrivare“.


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Nonostante tutto, Kieling non prova rancore nei confronti dell’orso. Secondo il regista, infatti, i plantigradi vedono gli esseri umani come altri grandi predatori. “Finché non entri in una situazione di conflitto, ad esempio rivendicando fonti di cibo simili, non succede davvero nulla. Gli orsi di solito sono timidi e ci evitano sempre. In questo caso non è stato così”.

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Secondo Kieling, il motivo dell’aggressione potrebbe essere un aumento di ormoni nella stagione degli amori, oppure voleva difendere la carcassa di animale, ad esempio un cervo o un cinghiale. O forse ancora, “era un’orsa con i cuccioli“. Qualsiasi sia stata la motivazione, il regista difende il suo aggressore: L’orso non è da biasimare. Ho invaso il suo habitat, nel profondo della natura selvaggia. Là, dove normalmente non va nessuno, nemmeno gli escursionisti. Poi la situazione si è semplicemente intensificata”.

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