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La carovana delle madri dei migranti ‘desaparecidos’: “Finalmente il Messico ci ascolta”

Su un totale di 100.000 persone scomparse in Messico lungo il tragitto dall'America centrale agli Stati Uniti, non si conosce più il destino di quasi 3.000. E altre 20.000 sono di nazionalità non identificata

Pubblicato:15-05-2022 17:05
Ultimo aggiornamento:15-05-2022 17:07
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messico madri desaparecidos
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ROMA – “Dopo anni di lotte e di porte chiuse l’ultima carovana ha rappresentato un momento storico. Abbiamo incontrato il commissario dell’Instituto Nacional de Migración Francisco Garduño e le madri dei migranti scomparsi gli hanno potuto fare le loro denunce faccia a faccia. Sono stati presi campioni di Dna dei familiari delle persone di cui si sono perse le tracce, forniti loro dei visti in modo tale che possano tornare in Messico per continuare la loro ricerca e ci hanno anche chiesto di fornire una lista con i nomi dei nostri parenti di cui non sappiamo più nulla”. A parlare è Tañía Vázquez Alatorre, presidente del Movimiento Migrante Mesoamericano (Mmm), un’organizzazione che dal 2004 anima una carovana attraverso il Messico di madri e parenti di migranti scomparsi lungo il loro tragitto dall’America Centrale alla frontiera settentrionale con gli Stati Uniti.

Secondo il Registro Nacional de Personas Desaparecidas y No Localizadas (Rnpdno) del governo le persone migranti di cui non si conosce più il destino sono quasi 3.000, a cui si aggiungono le 20.000 di nazionalità non identificata, su un totale di quasi 100.000 persone scomparse in Messico. Secondo quanto riferito da Vázquez ai media del Paese dell’America Centrale solo negli ultimi dieci anni le persone straniere scomparse sarebbero almeno 37mila, nella metà dei casi individui senza documenti regolari.

Spesso i migranti di cui non si sa più nulla potrebbero essere stati arrestati senza che vi sia stata una comunicazione ufficiale: secondo un report pubblicato dal Servicio Jesuita a Migrantes (Sjm) messicano in settimana, in cui si prendono in esame migliaia di casi a partire dal 2007, circa il 75 per cento dei migranti registrati come ‘desaparecidos’ si trovavano in stato di detenzione.


Per quanto difficile da calcolare con esattezza, secondo la Comisión Nacional de Derechos Humanos (Cndh) circa 500mila persone attraverserebbero il Messico ogni anno in direzione degli Usa, negli ultimi anni anche raggruppati in carovane. È in questo contesto che dopo due anni di sospensione a causa della pandemia di Covid-19, le attiviste di un’altra carovana, quelle delle madri e dei parenti dei desaparecidos migranti, sono tornate a intraprendere il loro viaggio, cominciato lo scorso 2 maggio e terminato in settimana.

L’agenzia Dire intervista Vázquez mentre il corteo si dirige per un ultimo momento di congedo verso la citta di Tapachula, a pochi chilometri dalla frontiera meridionale con il Guatemala. Da lì le 47 persone che hanno animato la manifestazione torneranno nei loro Paesi natale, quelli di provenienza dei figli, dei genitori e dei coniugi scomparsi: El Salvador, Honduras e appunto Guatemala. “Questa è la nostra sedicesima carovana, ed è stata scandita dal motto ‘Nunca hemos ido’, non ce ne siamo mai andate”, premette la presidente. “Abbiamo attraversato il Paese partendo proprio da dove ci troviamo ora, Tapachula, in Chiapas, e poi risalendo attraverso gli Stati di Tabasco, Veracruz e infine la capitale Città del Messico”.

Il percorso di quest’anno è stato segnato da alcuni elementi nuovi. “Abbiamo sempre lottato duramente contro il sistema, perché è tutta l’organizzazione dello Stato a favorire la scomparsa dei migranti, con le sue leggi dure e con il suo controllo delle frontiere”, afferma la massima dirigente dell’Mmm. L’attivista prosegue: “Quest’anno però siamo stati accolti dalle istituzioni, siamo state addirittura scortate dalla Guardia nazionale durante il nostro viaggio e abbiamo incontrato delle senatrici. Sempre il Senato sta ospitando in questi giorni una mostra fotografica con scatti presi durante la marcia”. La presidente riferisce anche di “critiche da alcune frange di attivisti” che avrebbero accusato il Movimiento di “fare comunella con il governo: la realtà però – chiarisce Vázquez- è che noi abbiamo un solo obiettivo e questo è fare di tutto per trovare le persone scomparse, e non criticare ogni esecutivo”.

Centrale, secondo l’attivista, è stato l’incontro con l’Inm, che la presidente inquadra con una metafora: “Fino a oggi, se la storia dei migranti fosse un film, sarebbe sicuramente il cattivo”. Vázquez ribadisce: “Martedì siamo stati invitati a una riunione completamente inedita con Garduño, il massimo dirigente dell’Inm. Li consideriamo, insieme al crimine organizzato, i massimi responsabili delle sparizioni di migranti, che si vedono costretti da regole assurde a scegliere strade ogni volta più pericolose durante i loro viaggi”.

La presidente sottolinea l’intensità del momento: “Ho chiesto alle madri e ai parenti di ascoltare prima di qualsiasi altra cosa. Garduño ci ha detto che in tre anni, dall’inizio del governo del presidente Andres Manuel Lopez Obrador, sono stati arrestati 1.700 agenti per violazioni dei diritti umani. Poi le attiviste hanno parlato, raccontando tutto: i pestaggi degli agenti dell’Inm, gli abusi, le rapine, gli stupri. Il commissario ci ha chiesto aiuto – afferma stupita Vázquez – ci ha chiesto di raccogliere informazioni su chi compie le violenze, di contribuire con le denunce”.

L’attivista riferisce che l’Inm si è anche impegnato ad aprire i suoi archivi, “circa 27 anni di storia”, affinché si trovino nuovi indizi per rilanciare le ricerche delle persone di cui si sono perse le tracce. “Ci hanno anche chiesto di mandargli la nostra lista delle persone scomparse, circa 400 nomi. La invieremo la prossima settimana dopo averla migliorata e ampliata”. Avere i nominativi, osserva Vázquez, “servirà a rendere molto più rapida la ricerca nelle carceri. Prima i familiari interpellavano gli istituti Stato federale per Stato federale, era un processo lungo e spesso senza risultati”.

A dare un contributo alla riuscita della carovana è stata anche la Comisión Nacional de Búsqueda del governo. “Abbiamo avuto diversi incontri con loro, sempre alla presenza della commissaria Karla Quintana, non eravamo proprio abituate a un’accoglienza del genere”, dice la presidente. “Hanno preso campioni di Dna dei parenti delle persone scomparse nell’ottica di inserirli nei loro registri. È finita, è torniamo nei nostri Paesi con un spirito diverso”.

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