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La studentessa finlandese in Africa: “Forse non è il momento buono per l’adesione alla Nato”

Siiri Hassi ha 25 anni ed è in Tanzania per svolgere volontariato in un ospedale: "Rischio che mi richiami l'esercito"

Pubblicato:15-05-2022 12:25
Ultimo aggiornamento:15-05-2022 12:25

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Dal nostro inviato Vincenzo Giardina

WANGING’OMBE (TANZANIA) – La Finlandia nella Nato interroga gli europei ma preoccupa pure in Africa. Ascoltate Siiri Hassi, studentessa di 25 anni, originaria di Oulu, nel nord del Paese scandinavo, ora volontaria in un villaggio della Tanzania: “Non sono sicura che scegliere la Nato dopo decenni di pace e di neutralità sia una buona idea; pure il momento, con una guerra imprevedibile in corso, non mi pare quello giusto”.

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Nel 2020 Siiri ha deciso di svolgere un anno di servizio militare e ora, in caso di ampliamento del conflitto russo-ucraino verso il mar Baltico, potrebbe essere richiamata sotto le armi. Lei si dice pronta a difendere il suo Paese, anche se per adesso ha altri progetti. A Wanging’ombe, nell’altipiano tanzaniano che degrada verso Zambia e Malawi, è arrivata il mese scorso grazie a un programma di scambio studentesco. “Lavoro come volontaria a Inuka, l’ospedale della diocesi di Njombe per la riabilitazione di persone con disabilità” sorride sotto gli occhiali da sole. “È un’esperienza preziosa, che mi sta insegnando a rapportarmi a una cultura differente; dovrei rientrare in Finlandia a giugno per completare l’università: studio interpretariato della lingua dei segni e sono al terzo anno”.

Il governo di Helsinki è pronto a chiedere l’adesione all’Alleanza atlantica nonostante la guerra in Ucraina sia stata scatenata anche dai timori di Mosca di un’ulteriore espansione della Nato a est, fino alle frontiere russe. Secondo il presidente Sauli Ninisto e la prima ministra Sanna Marin, “l’ingresso della Finlandia nell’Alleanza atlantica garantirebbe maggiore sicurezza“. Il ministero degli Esteri russo, però, ha denunciato “un cambiamento radicale” nella politica di Helsinki e messo in guardia dalle “conseguenze di un passo del genere”.

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Siiri potrebbe ritrovarsi in prima linea, da qualche parte tra le betulle, lungo un confine di 1.300 chilometri. “Se la guerra si allargasse”, sottolinea, “sarei subito richiamata sotto le armi”. E l’amicizia tra i popoli, il linguaggio dei segni e la pace mondiale? “Forse con la Russia avremmo dovuto cercare un dialogo“, risponde la studentessa-volontaria. “Pare che però il mio governo non abbia più dubbi: ripete che è tutta colpa, sempre e solo, di Vladimir Putin”.

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