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Vaccino, fragili e disabili fanno ricorso al Tar contro il rinvio della seconda dose Pfizer

L'iniziativa promossa da 200 fragili e disabili contro lo spostamento a 35 giorni tra prima e seconda dose deciso dalla Regione Lazio

Pubblicato:15-05-2021 12:03
Ultimo aggiornamento:15-05-2021 12:44

vaccino covid
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ROMA – Depositato il ricorso al Tar contro la decisione della Regione Lazio di procrastinare la seconda dose Pfizer. L’azione legale è partita da un gruppo Facebook. Si tratta di 200 fragili e disabili che si oppongono alla decisione della Regione di posticipare i richiami a 35 giorni, invece dei 21 giorni approvati dagli enti regolatori. In attesa dell’esito del ricorso uno dei promotori della protesta comincia lo sciopero della fame ad oltranza.

“DALLA REGIONE LAZIO VIOLENZA INACCETTABILE”

“Mentre gli avvocati Nicola Elmi e Vincenzina Salvatore, legali che stanno assistendo il gruppo di cittadini in attesa del richiamo vaccinale, mi comunicavano di essere al Tar per il deposito del ricorso, cominciavo lo sciopero della fame ad oltranza – dichiara Francesco Iacovone, del Cobas nazionale – Perché se qualcuno vuole minare la mia salute è giusto che quel qualcuno sia io. Perché se qualcuno vuole togliermi questo diritto costituzionale io rispondo con una protesta nonviolenta e determinata. Perché quanto sta perpetrando la Regione Lazio è una violenza inaccettabile sul bene più prezioso che ho”.

“MIA MADRE MORTA DI COVID MENTRE FURBETTI SALTAVANO LA FILA”

Iacovone ricorda che sua “madre se l’è portata via il Covid il 21 marzo di quest’anno. Avrebbe compiuto 80 anni ieri. Una malata oncologica con un tumore aggressivo ai polmoni che non ha avuto il vaccino in tempo – prosegue il rappresentante sindacale – mentre era costretta ad affrontare le radio e le chemioterapie in ospedale con i rischi di contagio connessi, tutto per i ritardi sui vaccini. E mentre i furbetti di tutta Italia saltavano la fila. È stata buttata dentro un container per 2 mesi al cimitero, come una cassetta di frutta. Perché questo non è un Paese civile neanche nella morte. In questi giorni di casi come il mio ne ho ascoltati tanti, troppi. Migliaia di cittadini lasciati nell’indeterminatezza di una scelta tutta politica che sta esponendo i fragili, e quelli con comorbilità come me, alla morte. Con l’arroganza del potere stanno violentando gli studi scientifici a loro piacimento. Attenderò con serenità l’esito del ricorso, ma proseguirò questo sciopero della fame fino a che i cittadini non vedranno riconosciuta l’inviolabilità del diritto costituzionale alla salute“, conclude Iacovone.


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