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Golino: “Per paura del Covid è triplicata la mortalità per malattie cardiache”

Oggi la società italiana di cardiologia (Sic) ha organizzato una webinar su Tavi e Covid che vedrà coinvolti i cardiologi della Campania insieme a esperti nazionali

Pubblicato:15-05-2020 10:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:19
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NAPOLI – “Le principali società scientifiche di cardiologia, tra cui quella italiana, hanno scoperto, con sorpresa e preoccupazione che i ricoveri per malattie cardiovascolari in Italia, prendendo in considerazione lo stesso periodo rispetto all’anno precedente, sono diminuiti mediamente del 50% con punte fino al 70% nelle regioni più colpite dal Covid-19. Questo ha comportato un aumento di circa tre volte della mortalità per malattie cardiovascolari, sia per quelle acute come l’infarto miocardico sia per quelle croniche come la stenosi aortica”. Lo spiega in una intervista alla Dire Paolo Golino, direttore di Cardiologia-Utic ‘Vanvitelli’ dell’ospedale Monaldi di Napoli.

La ragione principale è da ricercare nel “timore dei pazienti di recarsi in ospedale per motivi diversi rispetto al coronavirus e di contrarre l’infezione da Covid-19. Molti pazienti sono rimasti a casa anche in presenza di sintomi molto chiari e preoccupanti”. Sulla scorta di quanto detto Golino raccomanda “alla popolazione di non sottovalutare i sintomi di altre malattie per timore del coronavirus” anche perché “gli ospedali sono luoghi che si possono definire sicuri”. In questi mesi, prosegue Golino, “abbiamo imparato che il Covid-19 molto raramente, intorno al 5% dei casi, interessa in maniera diretta l’apparato cardiovascolare, ma i soggetti che contraggono l’infezione e che hanno già in precedenza malattie cardiovascolari sono molto più a rischio per un esito infausto”. Quindi la soluzione più sicura è quella di intervenire in particolare nelle circostanze “in cui é possibile farlo, come nel caso della stenosi aortica, con una procedura come la Tavi, minimamente invasiva rispetto all’intervento chirurgico tradizionale, che consente la sostituzione della valvola malata con una nuova con tempi di degenza molto più brevi, nell’ordine dei 3 giorni”.

L’importanza di intervenire si evince anche dalla prognosi di questa malattia che l’esperto definisce “infausta” sottolineando che “la mortalità a due anni dalla comparsa dei primi sintomi é pari a circa il 50%” e che in uno studio recentemente pubblicato sia stato dimostrato che “se si aspetta eccessivamente prima di eseguire l’intervento di sostituzione valvolare la mortalità può arrivare fino al 14% durante l’attesa”. Proprio relativamente alla Tavi Golino spiega come, con la sua equipe, nei due mesi di lockdown abbia scelto di “ridurre al minimo i ricoveri elettivi ma urgenti riferendoci, in particolare, ai pazienti in lista d’attesa nel nostro reparto. Abbiamo effettuato uno screening telefonico cercando di capire quali fossero i più urgenti dal punto di vista dei sintomi. In questo periodo di circa due mesi, rispetto allo stesso arco di tempo dell’anno precedente, abbiamo eseguito quattro Tavi in più, per un totale di 14, e anche sei procedure sulla valvola mitrale”.


DA SOCIETÀ ITALIANA CARDIOLOGIA WEBINAR SU TAVI E COVID

L’epidemia di Sars-Cov2 in Italia ha lasciato dietro di sé importanti ripercussioni sulla salute cardiovascolare e sulla sopravvivenza della popolazione, non solo per effetto diretto del virus, ma anche perché la paura di contrarre la malattia ha tenuto molte persone lontano dagli ospedali, anche in caso di emergenza. Per discutere del tema e per proporre soluzioni si terrà oggi la videoconferenza ‘Impatto del Covid-19 sulle procedure elettive di Tavi in Italia: possibili danni collaterali della pandemia?’, organizzata dalla Società italiana di cardiologia (Sic) e che vedrà coinvolti i cardiologi della Campania insieme a esperti nazionali per analizzare come far fronte a questo problema, in particolare a quello degli interventi programmati per la stenosi aortica, una delle malattie valvolari cardiache più diffuse e piu’ pericolose se non adeguatamente curate, tra l’altro condizione fortemente aggravante l’infezione da Sars-Cov2.

INDOLFI: “IN CAMPANIA ACCESSI A UTIC PER INFARTI RIDOTTI DEL 62%”

“Secondo i nostri dati – spiega Ciro Indolfi, presidente Sic e ordinario di Cardiologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro – su un’indagine che ha coinvolto oltre 50 centri ospedalieri italiani su tutto il territorio nazionale, nella Unità di terapia intensiva cardiologica c’è stata una riduzione di accessi del 50 per cento per gli infarti, del 40 per cento per lo scompenso cardiaco, del 30 per cento per le fibrillazioni atriali. In particolare, in Campania gli accessi si sono ridotti del 62 per cento per gli infarti in genere e del 53,8 per cento per gli infarti del miocardio con sopraslivellamento del segmento ST (STEMI) e del 41 per cento per lo scompenso”. Sempre secondo i dati della Sic i pazienti non si presentavano in ospedale neanche per verificare i malfunzionamenti di pacemaker e defibrillatori (-35 per cento) o per i cosiddetti interventi elettivi, come ad esempio la sostituzione della valvola aortica in caso di stenosi della valvola.

GOLINO: “STRATEGIA CARDINE E’ DIALOGO CON IL PAZIENTE”

“La questione – spiega Paolo Golino, ordinario di Cardiologia all’università della Campania Luigi Vanvitelli – è seria. La stenosi aortica è  una malattia cronica evolutiva, che può portare progressivamente e rapidamente allo sviluppo di insufficienza cardiaca: dalla comparsa dei sintomi la prognosi é mediamente di 2-3 anni. In Italia ne soffrono circa 200mila persone oltre i 75 anni, quasi 20mila delle quali in Campania, mentre sono più di 100mila nel Paese, e circa 10mila in Regione, quelle colpite in forma grave per le quali un intervento di sostituzione valvolare potrebbe essere risolutivo. In questa situazione, soprattutto per chi è stato già identificato come candidato a un intervento, il ritardo potrebbe dimostrarsi fatale. Un’analisi degli studi clinici internazionali, dimostra infatti che la mortalità in lista d’attesa per un intervento di sostituzione della valvola aortica può arrivare al 14 per cento, cioè una probabilità su 6″. Per evitare che ciò accada e soprattutto per curare questi malati, durante la pandemia e in tutta sicurezza, sono state suggerite diverse strategie che verranno discusse nel corso della videoconferenza.

La strategia cardine – riassume Golino – è il dialogo con il paziente. Ad esempio, nella nostra unità abbiamo spiegato a tutti coloro che dovevano essere ricoverati, nel corso di un colloquio personale, i pro e i contro e, nel 90 per cento dei casi il ricovero é avvenuto. Poi ci sono gli aspetti organizzativi, ovviamente i reparti e i percorsi di accesso sono separati e a chiunque dovesse essere ricoverato per un intervento elettivo eseguiamo un pre-ricovero con tampone 3 giorni prima, per verificare un’eventuale positività al Covid-19. Infine, la scelta della tipologia di intervento, ricorrendo alla sostituzione per via transcatetere, la Tavi – come peraltro raccomandato anche dall’Esc, la società europea di cardiologia. Si tratta infatti di una procedura meno invasiva del corrispondente intervento cardiochirurgico, che riduce drasticamente la durata del ricovero in ospedale durante e dopo l’intervento e quindi – conclude – abbassa ogni rischio di contagio”.

 

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