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Lupo ucciso e appeso nel riminese, arrivano 2 denunce

Enpa pronta a costituirsi parte civile al processo

Pubblicato:15-05-2018 14:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:53

Lupo
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RIMINI – Per il lupo ucciso a Coriano, in provincia di Rimini, e poi appeso alla pensilina di una fermata d’autobus il 4 novembre scorso, il gruppo Carabinieri Forestale di Rimini ha denunciato due persone, O.F. classe ’36 e R.L. classe ’75, per i reati di maltrattamento, cattura, uccisione e furto aggravato di un esemplare di specie animale particolarmente protetta. E dall’Enpa, pronta a costituirsi parte civile all’eventuale processo, arriva la soddisfazione per la rapidità delle indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Rimini, che hanno consentito di acquisire “gravi e inconfutabili indizi di colpevolezza”.

I FATTI

La carcassa del lupo era stata rinvenuta appesa per le zampe posteriori con del fil di ferro ed è poi stata ispezionata dal Servizio veterinario dell’Ausl di Rimini: cranio completamente fracassato e un buco che attraversava il muso dell’animale, con ogni probabilità trafitto da un forcone sul petto e sulla pancia. Grazie alle immagini delle telecamere di alcuni sistemi di videosorveglianza della zona, i militari hanno notato la presenza di un furgone bianco (risultato poi intestato a una vicina azienda agricola), ripreso alle 4 del 4 novembre mentre faceva una sosta di circa 40 secondi proprio di fronte alla fermata dell’autobus. Da qui la perquisizione nel corso della quale è stato trovato e posto sotto sequestro il furgone che aveva un’ammaccatura sul lato sinistro compatibile con quella del mezzo ripreso dalle telecamere e uno sportello laterale scorrevole. E infatti, dai filmati non si notava scendere nessuno dallo sportello lato guida, né tanto meno aprire il portellone posteriore. Nel furgone, inoltre, sono state trovate numerose tracce ematiche e formazioni pilifere. Il cerchio delle indagini si è andato così stringendo sull’azienda agricola.

Secondo le analisi la morte dell’animale è stata causata da “fratture multiple della scatola cranica, con lacerazioni ossee e disgregazione della materia cerebrale” procurate con un “corpo contundente pesante”. La carcassa è risultata anche positiva al “Brotifacoum“, un veleno topicida che verosimilmente ha stordito il lupo prima della morte. Sono scattate così le intercettazioni telefoniche e ambientali sui due indagati: uno dei due, dipendente dell’azienda agricola, alle 4 circa del 4 novembre aveva fatto un tentativo di chiamata all’altro indagato, padre del titolare dell’azienda, agganciando nella una cella il cui ponte si trova nel comune di Coriano, in un luogo compatibile con quello ove era stato rinvenuto l’animale.


A rafforzare i sospetti, il fatto che i due abbiano cambiato numero di cellulare. Infine il confronto tra il profilo genetico del lupo e i reperti biologici sequestrati durante i rilievi tecnici sul furgone hanno accertato che si trattava dello stesso animale. Durante la perquisizione all’azienda agricola, i militari hanno anche ipotizzato i reati di macellazione clandestina e maltrattamento di animali, abbandono di rifiuti, detenzione illecita di un esemplare di cinghiale. “Ringraziamo di cuore i Carabinieri per lo straordinario impegno e la grande efficienza con cui ha condotto le indagini, arrivando alla svolta di oggi”, commenta Enpa. In particolare Aldo Terzi, colonnello e comandante del Comando gruppo Carabinieri Forestale di Rimini, e i suoi uomini. L’auspicio, aggiunge la presidente nazionale Carla Rocchi, è che “la magistratura possa fare chiarezza su questo efferato animalicidio, infliggendo ai responsabili una pena esemplare, in linea con la gravità dei reati commessi. Che vanno dall’uccisione di animali, alla cattura e al furto di fauna selvatica”.

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