Il gran rifiuto di Harvard a Trump finisce con i fondi congelati: cosa c’è in ballo?

L'amministrazione Usa annuncia una ritorsione da 2,2 miliardi di dollari di tagli al prestigioso ateneo che resta determinato a non piegarsi ai diktat federali

Pubblicato:15-04-2025 10:44
Ultimo aggiornamento:15-04-2025 10:46
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di Rachele Bombace e Cristina Rossi

ROMA – “L’università non rinuncerà alla propria indipendenza né rinuncerà ai propri diritti costituzionali. Né Harvard né nessun’altra università privata può permettersi di essere assorbita dal governo federale”: parole che suonano come una vera e propria dichiarazione di indipendenza dopo l’attacco sferrato dall’amministrazione Trump. La scorsa settimana infatti l’ateneo, tra i più prestigiosi non solo degli Stati Uniti ma del mondo, aveva ricevuto una lettera in cui erano elencate le richieste volte a “mantenere il rapporto finanziario di Harvard con il governo federale”. Per tutta risposta, da Cambridge, nel Massachusetts, sede dell’ateneo, è arrivata la sua dichiarazione di indipendenza: parole diffuse sui profili social dell’Harvard University e riprese dalle principali testate americane.

CONGELATI 2,2 MILIARDI DI DOLLARI

La reazione di Washington non si è fatta attendere, ed è giunta sotto forma di una nota di dipartimento: “La Joint Task Force per combattere l’antisemitismo annuncia il congelamento di 2,2 miliardi di dollari in sovvenzioni pluriennali e di 60 milioni di dollari in contratti pluriennali con l’Università di Harvard”. Ma l’Ateneo serra le fila e cerca di resistere: “Nessun governo, indipendentemente dal partito al potere, dovrebbe dettare cosa le università private possono insegnare, chi possono ammettere e assumere e quali aree di studio e ricerca possono perseguire”, rilancia infatti il Presidente Alan Garber da X.

COSA CHIEDE IL GOVERNO FEDERALE: “FINE ALL’ANTISEMITISMO INCONTROLLATO

Ma a cosa è dovuta la resistenza di una delle principali istituzioni culturali del Paese? Le richieste avanzate dall’amministrazione Trump riguardano quelli che sono ormai diventati i suoi cavalli di battaglia: la cancellazione dei programmi per la diversità, l’equità e l’inclusione, il divieto di indossare mascherine durante le proteste nei campus, l’immediata segnalazione alle autorità federali degli studenti stranieri che commettono violazioni della condotta e la riduzione del potere di docenti e amministratori “più impegnati nell’attivismo che nella ricerca accademica”. E più che di richieste è ormai è chiaro si tratti di vere e proprie imposizioni. L’ateneo del Massachusetts ha quindi messo in chiaro che non ha alcuna intenzione di allinearsi a diktat federali “senza precedenti”, scatenando un vero e proprio braccio di ferro.

Obiettivo delle misure imposte dalla Casa Bianca è quella di combattere e “porre fine all’antisemitismo incontrollato- ha poi messo in chiaro il portavoce Harrison Fields, puntando il dito contro l’ateneo- garantendo che i fondi federali dei contribuenti non finanzino il sostegno di Harvard a pericolose discriminazioni razziali o alla violenza motivata da razzismo”.

BASSETTI: “LO STOP AI FONDI DI HARVARD, ULTIMO CAPITOLO DELLA FOLLIA TRUMPIANA”

Sulla vicenda, che sta avendo enorme risonanza internazionale, è intervenuto il noto medico infettivologo Matteo Bassetti. “L’ultimo capitolo della follia trumpiana riguarda Harvard ovvero la più prestigiosa università del Mondo. L’amministrazione Trump ha annunciato che congelerà 2,2 miliardi di dollari in sovvenzioni pluriennali e 60 milioni di dollari in contratti pluriennali all’Università di Harvard, dopo che l’ateneo ha dichiarato di non voler accogliere le richieste di modifica delle sue politiche chieste dal governo, mettendo a rischio quasi 9 miliardi di dollari di finanziamenti federali”. Lo scrive su X il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova.
“I professori di Harvard affermano che Trump sta violando il Civil Rights Act- prosegue- terrorizzando gli studenti e bloccando illegalmente i fondi per ricerca e ospedali, con l’unico scopo di punire gli accademici per le loro idee. Quando la politica invade il campo della scienza, della scuola, delle università e del libero pensiero la democrazia non è a rischio. È già quasi finita”, conclude Bassetti.

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