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Dati e sostenibilità, la scommessa della Luiss post-pandemia

Se ne è parlato nel webinar che l'ateneo romano ha organizzato insieme all'associazione Le Reseau, espressione delle realtà delle diaspore

Pubblicato:15-04-2022 18:55
Ultimo aggiornamento:15-04-2022 19:02
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incontro luiss
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ROMA – L’impegno dell’Unione Europea per la promozione della finanza sostenibile, “green” e sociale, e la crescita verso una transizione ecologica e digitale che sia inclusiva e democratica nei Paesi in via di sviluppo. E poi l’analisi e lo studio dell’immenso capitale di dati che produciamo, 500 milioni di megabyte al giorno solo su Twitter. Temi solo in apparenza sconnessi, che giocheranno un ruolo fondamentale nel prossimo futuro, nel mondo che seguirà alla pandemia di Covid-19, e che trovano spazio nell’offerta formativa dell’Università Luiss Guido Carli proprio alla luce di questa consapevolezza. Se ne è parlato oggi a un webinar che l’ateneo romano ha organizzato insieme all’associazione Le Reseau, espressione delle realtà delle diaspore.

All’incontro, seconda tappa di una due giorni online, sono intervenuti Christian Iaione, direttore del corso di Legge, innovazione digitale e sostenibilità della Luiss, e Blerina Sinamieri, professoressa associata di Databases and big data e di Data visualization sempre presso l’ateneo che ha organizzato l’incontro. Al termine del webinar c’è stato anche un dibattito in cui gli studenti, collegati da diversi Paesi del mondo, hanno potuto fare domande direttamente ai professori intervenuti sia oggi che ieri. Iaione ha aperto a sua presentazione premettendo che seppur il suo ecosistema di riferimento sia “l’Ue, i lavori per un libro che sta per uscire sulle ‘common-cities’ scritto con la professoressa della Georgetown University Sheila Foster mi hanno permesso di imparare che è proprio nelle città dei Paesi in via di sviluppo che si stanno sperimentando alcune delle forme più interessanti di transizione inclusiva e democratica”.

Tornando al contesto europeo il docente ha ricordato come l’Ue, “ancor prima della pandemia, abbia iniziato a mandare un messaggio al mondo rispetto alla connessione tra sostenibilità e business”. Alcune delle parole chiave per capire l’evoluzione del pensiero di cui si è resa protagonista Bruxelles sono “green deal e pilastro europeo dei diritti sociali”.


Da questo percorso quindi, ha proseguito Iaione, “l’idea di una ‘green and social susteinable finance’ che permetta di fare investimenti in un modo che rispetti l’ambiente ma anche gli standard sociali”. Alla rivoluzione verde e digitale se ne aggiunge un’altra, pure in corso da prima della pandemia ma pure accelerata dalla crisi sanitaria globale. “Se diamo un’occhiata a quali sono le maggior multinazionali della Terra ci accorgiamo che sono tutte società ‘data-driven’, che cioè includono nel loro lavoro i dati e la data analysis”, ha spiegato Sinamieri, in riferimento ad Apple, Microsoft o Alphabet, la compagnia di cui fa parte Google. 

Un settore in cui è sempre più chiara la centralità della ‘data science’, appunto la scienza dei dati, è quello della salute. “I dati stanno cambiando il modo in cui analizziamo e trattiamo le malattie”, ha sottolineato la professoressa. “Diversi strumenti ci permettono di misurare continuamente i nostri parametri sanitari, permettendoci di individuare la malattia prima che emerga completamente, facilitando e rendendo molto meno costoso un eventuale intervento”. Innovazione che in alcuni casi, come si è visto in alcuni Paesi in via di sviluppo, come il Botswana, può significare anche “democratizzazione”. “C‘è stato un grande sviluppo della tele medicina e della medicina a distanza per tutte quelle persone che non potevano andare dal dottore”, ha evidenziato Sinamieri. “Anche grazie a una semplice ‘smart chatbox’, molte persone hanno potuto tenere sotto controllo i loro disturbi, in una modalità nuova, semplice e poco costosa”.

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