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Coronavirus, il giudice di Bologna: “Deliveroo dia le mascherine ai riders”

"Senza dpi salute del lavoratore esposta a rischi gravissimi"

Pubblicato:15-04-2020 12:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:08
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BOLOGNA – Deliveroo dovra’ “consegnare immediatamente” a un rider che ha fatto ricorso per ottenerli “i dispositivi di protezione individuale“; vale a dire “mascherina protettiva, guanti monouso, gel disinfettanti e prodotti a base alcolica per la pulizia dello zaino, in quantita’ adeguata e sufficiente allo svolgimento dell’attivita’ lavorativa”. Lo ha stabilito ieri, con un decreto ‘inaudita altera parte’, il giudice del Tribunale del lavoro di Bologna, Chiara Zompi, e ad annunciare il verdetto e’ la pagina Facebook di ‘Riders union Bologna’. Il merito del ricorso, in realta’, non e’ stato ancora discusso (per quello e’ stata fissata un’udienza per le 12 del 28 aprile), ma in attesa dello svolgimento dell’udienza il giudice ha ordinato preventivamente a Deliveroo di fornire al rider i dispositivi richiesti. Questo perche’, recita il provvedimento, “come osservato dal Tribunale di Firenze nel decreto dell’1 aprile 2020 (che riguarda un caso simile in cui era coinvolta la piattaforma Just Eat, ndr), ‘la protrazione dello svolgimento dell’attivita’ di lavoro in assenza dei predetti dispositivi individuali di protezione potrebbe esporre il ricorrente, durante il tempo occorrente per una pronuncia di merito, a pregiudizi, anche irreparabili, del diritto alla salute'”.

E del resto, osserva il giudice, la validita’ delle richieste del rider e’ dimostrata anche dalla condotta di Deliveroo, che “a fronte delle reiterate richieste” del ciclofattorino di avere i dispositivi di protezione individuale, “non solo non ha opposto alcun rifiuto ma, al contrario, ha espressamente ribadito la propria disponibilita’” a fornirli, “giustificando il ritardo nell’evadere la richiesta con motivazioni di carattere pratico e organizzativo (l’alto numero delle richiesta ricevute e le difficolta’ a reperire sul mercato i dispositivi di protezione)”.

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Quelle di Deliveroo, pero’, sono motivazioni che, “seppure astrattamente plausibili, non appaiono costituire insormontabile ostacolo all’adempimento dell’obbligo imposto dalla legge al datore di lavoro”. Sul punto, uno dei legali del rider, Alberto Piccinini (che ha assistito il lavoratore assieme a Stefania Mangione), parlando alla ‘Dire’ richiama, in particolare, la legge dello scorso novembre che “estende espressamente le tutele del rapporto di lavoro subordinato anche ai rapporti di collaborazione continuativi, quando le modalita’ di esecuzione della prestazione sono organizzate da una piattaforma digitale”, e la sentenza della Cassazione che “ha confermato l’estensione di tali diritti anche ai lavoratori di Foodora”. Ora, viste le giustificazioni gia’ date da Deliveroo al lavoratore, si tratta di capire se e quando la piattaforma sara’ in grado di fornirgli le mascherine e gli altri dispositivi richiesti. Da parte sua, Piccinini spiega che “oggi notificheremo loro il decreto, e conto che si diano da fare per soddisfare le richieste in tempi brevi”, auspicando anche che, alla luce della decisione del giudice, Deliveroo “fornisca i Dispositivi di protezione individuale non solo al lavoratore che ha fatto ricorso, ma anche ai suoi colleghi”.

L’ATTACCO DI RIDERS UNION BOLOGNA

Riders union Bologna usa, invece, toni molto piu’ duri, affermando che “questo provvedimento ribadisce l’inadempienza delle multinazionali del food delivery e ci mostra una volta di piu’ come per un mese abbiano attentato alla salute pubblica, sfruttando i lavoratori sotto il ricatto del dimezzamento delle statistiche e delle tariffe misere del cottimo”. Da parte loro, i riders ricordano che da un lato “abbiamo presentato delle proposte alle commissioni del Consiglio Comunale”, e dall’altro ribadiscono che “la nostra lotta per la salute e la sicurezza continua, perche’ e’ inammissibile che le grandi piattaforme multinazionali continuino a fregarsene. Per loro- concludono- non siamo dipendenti, ma pedine intercambiabili e senza diritti, ma noi continueremo a rifiutare questo modello di business: le nostre azioni di autotutela andranno avanti e utilizzeremo tutti gli strumenti a disposizione fino a quando non avremo ottenuto cio’ che ci spetta”.

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