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Ecoreati. L’esperto Nascetti: “Airgun e plastica, così muoiono i cetacei”

ROMA - Air gun e plastica nel mare.

Pubblicato:15-04-2015 15:19
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:15

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capodogli spiaggiatiROMA – Air gun e plastica nel mare. E’ possibile che la tecnica per la ricerca di idrocarburi, oggi all’attenzione dell’opinione pubblica e in discussione alla Camera perchè inserita nel ddl sugli ecoreati, sia “una delle cause di spiaggiamento e quindi di morte dei cetacei sulle nostre spiagge. I cetacei, infatti, storditi dall’air gun sono portati a ingerire sostanze come la plastica che li porta alla morte“. Lo dice all’Agenzia di stampa DIRE, Giuseppe Nascetti, direttore del Dipartimento di Scienze biologiche ed ecologiche dell’Università della Tuscia, che sottolinea: “non mi occupo di giurisprudenza, sono un ecologo e mi occupo di cosa succede in natura, ma è ovvio che l’air gun non fa bene tanto ai mammiferi marini quanto ai pesci. Sparare quelle ‘cannonate’ in un mare come quello Adriatico è una cosa folle”.

Sono proprio cannonate, “botte pneumatiche” quelle provocate dall’air gun che l’esperto di parassitologia ed ecologia marina ha avuto modo di vedere: “L’ho visto usare in Antartide da una nave italiana che faceva ricerche geologiche. Effettivamente sono delle cannonate incredibili che vengono sparate in acqua e sicuramente per il sonar di un animale come il capodoglio che scende a 1.000 metri di profondità, è plausibile che a un certo punto possa non funzionare più bene e li porta a mangiare tutto quello che il sonar gli riporta indietro. Ho ritrovato nei cetacei spiaggiati negli anni decine di chilogrammi di plastica, scatole di plastica, teli di plastica agricoli lunghi 6 metri”.

Sono quasi “40 anni che studio i cetacei e posso dire con certezza che la plastica è il problema. Una volta ingerita rimane nello stomaco per sempre, con tutte le consueguenze che derivano dal rilascio di ftalati e altre sostanze tossiche”, chiarisce Giuseppe Nascetti, direttore del Dipartimento di Scienze biologiche ed ecologiche dell’Università della Tuscia.


Che la plastica sia “un pericolo, è un dato assodato e lo dicono a livello internazionale, solo in Italia sono stato attaccato e accusato– ricorda Nascetti- adesso lo dicono tutti. ci ho quasi rinunciato il nostro è un mondo incredibile perchè non si basa mai sui dati scientifici ma solo su impressioni, quello che dice un ricercatore è giusto solo quando fa comodo”.

di Serena Tropea

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