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Trivelle, le associazioni lanciano l’alllarme in Abruzzo: “La regione è occupata dai petrolieri”

ROMA - "L’Abruzzo continua ad essere una regione

Pubblicato:15-04-2015 05:47
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:15

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trivellazione adriaticoROMA – “L’Abruzzo continua ad essere una regione ‘occupata‘ dai petrolieri: 2.213,05 kmq di territorio abruzzese sono interessati da permessi di ricerca, 441,29 kmq interessati da concessioni di coltivazione, 101,03 kmq di territorio abruzzese sono interessati da concessioni di stoccaggio. A cui si aggiungono: 35,72 Kmq di territorio interessati da istanze per concessione di coltivazione, 1.018,00 kmq interessati da istanze per concessioni di stoccaggio e 4.222,80 Kmq di territorio abruzzese sono interessati da istanze per permessi di ricerca”. Questa mattina a Pescara i rappresentanti regionali delle associazioni Wwf, Legambiente, Italia Nostra, Lipu, Fai, Cai e Arci hanno presentato il dossier ‘La costa delle Trivelle. Dati e numeri sulla deriva petrolifera abruzzese’ che fotografa la complessa situazione degli idrocarburi sul territorio regionale e nel mare antistante la costa abruzzese.

“Le recenti vicende di Ombrina Mare e di Elsa 2 hanno riportato all’attenzione di tutti il reale pericolo che la nostra regione corre di diventare un vero e proprio distretto petrolifero, così come prevede la strategia energetica del Governo nazionale che- spiegano le associazioni- attraverso una serie di provvedimenti, ultimo dei quali il Decreto Sblocca Italia, sta semplificando tutte le procedure per le autorizzazioni di idrocarburi, depotenziando totalmente il ruolo di regioni ed enti locali. Tutto questo mentre a livello mondiale il petrolio è sull’orlo del picco. Si è arrivati al punto in cui è stata estratta e bruciata la parte ‘facile’ a disposizione. Quello che resta è petrolio ‘difficile’, costoso e spesso di bassa qualità”.

“E’ tempo di costruire un disegno strategico nuovo per l’Abruzzo e ci auguriamo che la politica (parlamentari, consiglieri regionali e sindaci) si assuma le proprie responsabilità e faccia finalmente la scelta giusta per il nostro futuro. In particolare ce lo si aspetta da chi, votato, si è impegnato in campagna elettorale a difendere il territorio ed il mare abruzzese. È ora che la politica faccia la sua parte e che gli impegni presi in campagna elettorale si traducano in azioni concrete ed efficaci”, proseguono Wwf, Legambiente, Italia Nostra, Lipu, Fai, Cai e Arci.


Quindi, “urge una politica pubblica di transizione che sappia accompagnare le trasformazioni in atto e che aggredisca i problemi ambientali irrisolti. I parlamentari abruzzesi – in particolare quelli di maggioranza che hanno possibilità di far valere le proprie ragioni presso il Governo – non hanno fino ad oggi messo in atto una strategia minimante efficace- aggiungono le associazioni- il Consiglio regionale non riesce ad approvare una risoluzione unitaria per contrastare il pericolo derivante da Ombrina Mare dopo il via libera della Commissione Via nazionale”. E “pochi Comuni tengono ferma la perimetrazione del Parco della Costa Teatina, baluardo delle nostre risorse, paesaggi, vocazioni e talenti, nonché prezioso elemento di difesa contro la petrolizzazione”.

Questa situazione “va sbloccata. Bisogna rendere evidente, a tutti i livelli, che- concludono le associazioni- l’azione da porre in  essere è irrinunciabile, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico, sociale e culturale“.

Ai parlamentari abruzzesi chiediamo “di non approvare provvedimenti – come hanno fatto coloro che hanno votato a favore del Decreto Sblocca Italia – che mettono in pericolo il territorio regionale, ma di produrre un ‘green act’ utile all’Italia e all’Abruzzo, che corregga lo Sblocca Italia, cancelli la deriva petrolifera e gli incentivi alle fossili e sia attenta ai cambiamenti climatici”, proseguono Wwf, Legambiente, Italia Nostra, Lipu, Fai, Cai e Arci.

Alla Regione “di mettere in campo un’azione continua ed efficace per contrastare la deriva petrolifera che ci sta investendo. Di supportare un green act territoriale volto a definire, tra l’altro, un piano energetico regionale incentrato su un giusto mix di fonti rinnovabili, un piano sulla mobilità sostenibile, paesaggio, turismo e agricoltura di qualità, bonifiche, prevenzione del dissesto idrogeologico e consumo di suolo, nonché azioni per l’adattamento e le mitigazioni climatiche. Impostare una task-forse di esperti, più volte da noi sollecitata, che sia in grado di supportarla nelle azioni su indicate e nel contrasto al diffondersi delle richieste delle multinazionali del petrolio. Vi è bisogno di un gruppo che raccolga competenze trasversali e complementari, capace di elaborare e attuare una strategia integrata“.

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