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Aeroportuali di Pisa denunciano: “Armi sui voli umanitari per l’Ucraina”

I lavoratori, riferisce il sindacato Usb, si sono rifiutati di caricare il cargo che doveva contenere vettovaglie, viveri e medicinali. Ma nelle casse c'erano armi, munizioni ed esplosivi

Pubblicato:15-03-2022 20:10
Ultimo aggiornamento:16-03-2022 08:16

aereo
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ROMA – “Alcuni lavoratori dell’aeroporto civile Galileo Galilei di Pisa ci hanno informato di un fatto gravissimo: dal Cargo Village sito presso l’Aeroporto civile partono voli ‘umanitari’, che dovrebbero essere riempiti di vettovaglie, viveri, medicinali e quant’altro utile per le popolazioni ucraine tormentate da settimane da bombardamenti e combattimenti. Ma non è così. Quando si sono presentati sotto l’aereo, i lavoratori addetti al carico si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni ed esplosivi“. A denunciare la vicenda è l’Unione Sindacale di Base (Usb) – Federazione di Pisa, definendola in una nota “un’amara e terribile sorpresa, che conferma il clima di guerra nel quale ci sta trascinando il governo Draghi“.

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Usb continua informando che “di fronte a questo fatto gravissimo, i lavoratori si sono rifiutati di caricare il cargo: questi aerei atterrano prima nelle basi Usa/Nato in Polonia, poi i carichi sono inviati in Ucraina, dove infine sono bombardati dall’esercito russo, determinando la morte di altri lavoratori, impiegati nelle basi interessate agli attacchi. Denunciamo con forza questa vera e propria falsificazione, che usa cinicamente la copertura ‘umanitaria’ per continuare ad alimentare la guerra in Ucraina”.


In conclusione, l’unione sindacale chiede “alle strutture di controllo del traffico aereo dell’aeroporto civile, di bloccare immediatamente questi voli di morte mascherati da aiuti ‘umanitari’; ai lavoratori, di continuare a rifiutarsi di caricare armi ed esplosivi che vanno ad alimentare una spirale di guerra, che potremo fermare solo con un immediato cessate il fuoco e il rilancio di dialoghi di pace; alla cittadinanza, di partecipare alla manifestazione di sabato 19 marzo alle 15 di fronte all’aeroporto Galilei al motto ‘Dalla Toscana ponti di pace, non voli di guerra!'”.

La settimana scorsa, la Rete italiana pace e disarmo ha denunciato un “ponte aereo militare” tra Pisa e la base di Rzeszow, nella Polonia orientale, segnalando tredici voli militari partiti tra l’1 marzo e il 6 marzo, e chiedendo al Governo di “comunicare al Parlamento tutte le operazioni in corso, e riguardo alle tipologie di materiali militari che vengono inviati in Polonia e i destinatari e utilizzatori finali ucraini di tali materiali militari”.

LO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA: “NESSUNA PROTESTA DEI LAVORATORI”

“In merito agli articoli, pubblicati da alcuni organi di informazione, sul presunto rifiuto, da parte di personale dell’aeroporto Galilei di Pisa, di caricare dispositivi militari su un volo di ‘aiuti umanitari’ destinati all’Ucraina, è necessario precisare, per dovere di verità, che non si è registrata alcuna protesta, da parte dei lavoratori civili addetti al carico merci del ‘Galilei, dovuta alle suddette motivazioni”. Lo fa sapere in una nota lo Stato Maggiore della Difesa.

“Alcuni operatori si sono limitati a segnalare il mancato possesso dei requisiti necessari all’effettuazione del caricamento di materiali speciali, manifestando la necessità di specifiche autorizzazioni. A seguito di detta segnalazione, i materiali sono stati regolarmente caricati, da altro personale, sul velivolo. Quanto ai materiali in questione, si precisa che – continua la nota – essi sono parte del sostegno militare per l’Ucraina deliberato dal Parlamento italiano e che erano in attesa di essere caricati su un volo civile, abilitato al trasporto di quella tipologia di merci. Nel dettaglio: un B-737 cargo – non certo classificato come volo contenente ‘aiuti umanitari’ – appartenente a una compagnia aerea autorizzata dalla Nato a trasporti di tal genere”.

“L’attività – conclude il comunicato – è stata condotta presso una piazzola di parcheggio civile dell’aeroporto militare ‘Galilei’, anziché, come avviene usualmente, all’interno dei parcheggi aeroportuali militari, per l’eccezionale e contemporanea attività di trasporto richiesta dalla situazione in atto”

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