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Da Firenze e Venezia dieci proposte per rilanciare le città d’arte

I sindaci Dario Nardella e Luigi Brugnaro hanno tracciato un piano per l'eventuale riapertura una volta sconfitto il coronavirus: "Da noi la crisi ha picchiato con più vigore"

Pubblicato:15-03-2021 13:58
Ultimo aggiornamento:24-03-2021 15:22
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Firenze ponte
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FIRENZE – Firenze e Venezia, due tra le ‘capitali’ turistiche più celebri al mondo, rompono gli indugi e tracciano un piano per rilanciare il comparto delle città d’arte. “Presentiamo una proposta a 360 gradi che porteremo al ministro Garavaglia” e al governo. Dieci punti sintetizzati nel documento operativo “Città d’arte #NONmetterledaparte”. Un ‘duetto’, per ora, ma che è aperto alle adesioni degli altri centri storici del paese colpiti dalla crisi, assicurano i sindaci Dario Nardella e Luigi Brugnaro, nel corso di una conferenza stampa online.

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“In Italia il turismo internazionale riparte se ripartono le città d’arte”, aggiunge il primo cittadino fiorentino rivolgendosi all’esecutivo. Quando riapriranno le frontiere, una volta arginata l’emergenza Covid, “il Paese dovrà essere pronto. E se non sigliamo un patto con città come le nostre per poter rilanciare l’immagine e l’attrazione” della penisola, “rischiamo di perdere altro margine rispetto a prima dell’emergenza. Firenze e Venezia sono il simbolo della bellezza italiana, un biglietto da visita nel mondo”.


Tocca sempre a Nardella, quindi, illustrare a grandi linee il documento. Lo fa partendo da un dato: la crisi nelle città d’arte ha picchiato con più vigore. Da qui la proposta di aiutare gli operatori economici: “Chiediamo che il decreto sostegni, che sta per arrivare, dia grande importanza all’economia del turismo“. Dallo scorso marzo, infatti, non c’è stato “mai sollievo. Ne hanno pagato le conseguenze le aziende del settore, che hanno registrato punte dell’80% di fatturato in meno rispetto al 2019″.

Inoltre, altro passaggio, “c’è bisogno di almeno un triennio di incentivi fiscali per la promozione turistica italiana e internazionale, superando anche i limiti che si sono rilevati con il bonus vacanze”. In questo senso “ci proponiamo di lavorare insieme all’Enit”, l’Agenzia nazionale italiana del turismo, “in modo sempre più sinergico”. C’è poi l’esigenza di “tutelare le qualità dei professionisti del comparto. Per questo dobbiamo combattere la concorrenza abusiva, sleale e avere sempre più una filiera certificata dei servizi. E a questo si collega alla necessità di rivedere la normativa sulle guide”.

Altri punti sono quelli sui trasporti: con i flussi turistici “il sistema non è tarato sugli abitanti, ma su una domanda che è fino a cinque volte superiore a quella di una normale città che si organizza solo sui propri residenti”. Per questo Nardella e Brugnaro avanzano due richieste: “Da un lato l’incremento del fondo per il trasporto pubblico locale per le città d’arte, dall’altro lo sviluppo del trasporto pubblico non di linea, come ncc e taxi”. Altro grande capitolo “riguarda le attività commerciali. Sappiamo bene- continua Nardella- che la deregulation del 1998, le famose lenzuolate di Bersani, hanno portato tanti aspetti positivi”. Tuttavia commercialmente parlando hanno “trasformato i nostri centri” tra “negozietti di souvenir, internet point, asia market. Non c’è più un’identità: gli artigiani e il commercio tradizionale sono in difficoltà. Così chiediamo che si restituiscano ai sindaci maggiori poteri e competenze per poter regolare il commercio. Perché con la deregulation vince la legge del più forte”.

Infine la sicurezza e il decoro. Una questione legata ai numeri, quelli dei residenti più i milioni di turisti che ogni anno le raggiungono. In pratica “c’è bisogno di più forze dell’ordine” rispetto alle altre città.

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