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Fascismo, Bologna prova a dire basta: “Stop spazi pubblici e gadget in piazza”

Il Comune di Bologna mette in pista la modifica di 5 regolamenti per tentare di dare filo da torcere alle formazioni neofasciste

Pubblicato:15-03-2018 18:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:38

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BOLOGNA – Cinque modifiche ad altrettanti regolamenti: così il Comune di Bologna prova a limitare la concessione di spazi pubblici a formazioni neofasciste e, inoltre, ad impedire la vendita in mercati e fiere di oggetti “riferiti al Partito fascista” se realizzati in periodi successivi al ventennio. Si sviluppa così la delibera annunciata nelle scorse settimane dall’assessore Alberto Aitini, che oggi l’ha presentata in commissione: discussione che arriva a elezioni passate, come aveva messo in chiaro prima del voto la presidente della commissione Affari generali, Lucia Borgonzoni (Lega), attirando le proteste del centrosinistra.

Tutto nasce da un odg approvato dal Consiglio comunale a dicembre: “Gli uffici, in modo molto diretto e concreto, hanno esaminato e tradotto in norma le indicazioni che ne derivavano”, afferma il segretario generale Roberto Finardi, illustrando il documento: lavoro portato avanti “prendendo in considerazione gli strumenti regolamentari che poteva dare una diretta applicazione del principio”. La prima modifica, dunque, riguarda il regolamento per l’occupazione del suolo pubblico: viene inserito un passaggio che punta ad “evitare attività che si richiamano direttamente all’ideologia fascista, ai suoi linguaggi, rituali e alla sua ideologia o in cui si esibiscano e pratichino forme di discriminazione”. Il mezzo, com’era già emerso, è una dichiarazione da far firmare al richiedente, in cui lo stesso “si impegna sotto la propria responsabilità al rispetto della dodicesima Disposizione transitoria e finale della Costituzione”, che vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista.

Il giro di vite, insomma, “passa attraverso un’assunzione di responsabilità da parte di coloro i quali usufruiscono di concessioni”, afferma Finardi. “La nostra filosofia è quella di responsabilizzare i richiedenti“, sapendo che “l’unico strumento che ha a disposizione l’amministrazione è l’assunzione di un impegno, che potrà essere variamente ‘controllato’ nell’esercizio e nell’utilizzo di sale, spazi, etc”. Del tutto simili le integrazioni proposte per gli altri regolamenti. Nel caso di quello che regola i rapporti con le Lfa (Libere forme associative) e l’assegnazione di immobili comunali, si specifica che l’inosservanza della norma “costituisce causa di decadenza dell’assegnazione“.


Per quanto riguarda la concessione di sale e del patrocinio del Comune, potrà scattare anche una sanzione già in vigore in caso di mancato rispetto del regolamento e cioè la possibilità di negare l’uso delle sale “per un periodo massimo di un anno“. Ci sono poi le norme sulla collaborazione con i cittadini per i beni comuni: in questo caso, l’inosservanza è “causa di decadenza dal patto”.

Rispetto alla delibera così come approdata in commissione, infine, c’è una proposta di emendamento che arriva direttamente dalla Giunta. La presenta lo stesso Aitini, spiegando che l’integrazione punta a modificare anche il regolamento dei mercati e delle fiere, perchè “ci eravamo impegnati anche su questo”. Sarà dunque “vietata la vendita di riproduzioni di beni raffiguranti persone, immagini o simboli riferiti al Partito fascista, fabbricati in epoche storiche successive al ventennio fascista”. Si fa dunque riferimento al Partito fascista, ma a quanto pare non al nazismo e non sembrano previste sanzioni.

“Sono molto soddisfatto. La delibera va nella direzione di quanto chiesto dal Consiglio”, sottolinea Aitini: è una misura che “abbiamo fortemente voluto” e che la Giunta “ha portato avanti nei tempi più rapidi possibili“.

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