NEWS:

Unipol, a Bologna sciopero di un’ora ‘a staffetta’. I sindacati esultano: “Adesione altissima”

Lo sciopero è stato promosso da Fisac-Cgil, First-Cisl, Uilca-Uil, Fna e Snfia contro una "gestione unilaterale" da parte dell'azienda

Pubblicato:15-03-2018 16:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:38
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

BOLOGNA – “Un’azienda che tiene ai suoi dipendenti non impone…propone!” recita uno degli striscioni. Pare esattamente questo il problema di fondo alla base dello sciopero dei dipendenti del gruppo Unipol, accusato di “gestione unilaterale” su occupazione, contratti, retribuzioni e mobilità a fronte di un rischio di esternalizzare parte dei servizi assicurativi.

In occasione dello sciopero nazionale di questa mattina (durato un’ora circa dalle 7.45 alle 9.30) proclamato da Fisac-Cgil, First-Cisl, Uilca-Uil, Fna e Snfia, con adesione “altissima”, infatti, il messaggio che emerge è che l’azienda non ascolta.

A partire dall’hashtag scelto per la mobilitazione, la rivendicazione è chiara: #chilavoraconta. Ma “il business dev’essere incentrato sulla valorizzazione delle professionalità- fanno sapere i sindacati- se ci sono migliaia di lavoratori che chiedono di essere ascoltati l’azienda non può non ascoltare”.


Sotto l’avveniristica torre Unipol di via Larga, intanto, sede di Linear, Unisalute e Pas, i lavoratori in sciopero vanno e vengono, circondati dagli striscioni: funziona così lo sciopero a turni. Poche decine di minuti e si torna a lavoro con il proprio gruppo, aspettando il prossimo che arriva a dare il cambio. In contemporanea, qualche chilometro più in là, la scena si ripete sotto la sede principale del gruppo, in via Stalingrado.

“In questi mesi abbiamo incalzato l’azienda e a un certo punto abbiamo deciso di passare la parola ai lavoratori. L’azienda deve riaprire un dialogo, speriamo che a breve ci possa essere una ripresa del confronto”, dicono ancora i sindacalisti.

Il rischio, infatti, è che i servizi del colosso assicurativo bolognese vengano progressivamente svuotati dall’interno, esternalizzando a società terze. Una strategia politica che però “tende a destrutturare i contratti” e “porterebbe dei danni occupazionali”, concludono i sindacati. Occupazione che al momento in Emilia-Romagna conta 3.000 dipendenti, di cui un migliaio solo a Bologna, mentre su tutto il territorio nazionale si parla di 10.000 persone.




Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it