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“Non regaliamo Ultimo alla destra”. Bettini le canta al Pd

Il dirigente dem sulla crisi della sinistra: "Perché abbiamo regalato i ragazzi di borgata alla destra?"

Pubblicato:15-02-2023 14:37
Ultimo aggiornamento:15-02-2023 19:25

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ROMA – Il “vero problema della sinistra è ‘attraversare il diverso'”. Avvicinare “ragazzi di borgata” come il cantante Ultimo, non “regalarli alla destra”. Ultimo, un ragazzo “che rivendica le sue origini popolari, che non ha tradito i suoi amici, ostico al linguaggio corretto”. Goffredo Bettini prova a dare una risposta alla crisi di rappresentanza del Pd. E inizia da Ultimo. “Perché non ce lo siamo mai filati?”, si chiede. Eppure, ricorda, “negli anni Settanta come Federazione dei giovani comunisti andavamo a cercare Barbarossa, Ramazzotti, Venditti cercando di coinvolgerli”.

L’invito del dirigente nazionale dem, ieri alla presentazione del suo ultimo libro con Gianni Cuperlo, è a superare un certo elitarismo. “Quando Ultimo è arrivato quarto a Sanremo – riflette Bettini – la sala stampa, che è inserita tutta nel circuito correttezza-scorrettezza dell’ambito elitario ha applaudito perché il cantante non era arrivato primo o secondo. Perché è successo questo? E perché noi, come Pd, non abbiamo mai filato questo ragazzo di borgata?”.

Ultimo, ricorda Goffredo Bettini, “rivendica le sue origini popolari, non ha tradito i suoi amici, è completamente ostico al linguaggio corretto/non corretto perché lui vuole esprimere la sua dimensione, riempiendo gli stadi di tutta Italia. Questo è il tema del Pd, lo fotografa. Cioè il fatto – osserva il dirigente dem – che noi ci siamo sempre più racchiusi nel fazzoletto di questa schermaglia tra corretto e non corretto, che ormai considera come corpi estranei quelli che veramente pulsano in modo autonomo e chiedono con rabbia nuovi spazi di libertà, senza volersi accasare in un partito. Questi giovani, che dovrebbero essere la benzina della nostra politica, l’elemento pulsante della nostra presenza nella società, li ‘regaliamo’ alla Lega o alla destra“.


Bettini conclude: “Questo è quello che sento veramente come il problema della sinistra: ‘attraversare’ il diverso, non chiedergli di ‘apparecchiare la tavola’ come vogliamo noi. Non perché debbano essere diversi o scorretti, ma perché sono così”.

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