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Lopalco: “Mantenere il green pass per incentivare a vaccinarsi. Dubbi sull’obbligo”

L'epidemiologo: "Si va verso il ritorno alla normalità, ma il certificato verde può servire a erodere la resistenza alla vaccinazione. Mascherina abitudine da mantenere"

Pubblicato:15-02-2022 16:26
Ultimo aggiornamento:15-02-2022 18:03

lopalco intervista dire
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ROMA – Con i dati della pandemia in continuo miglioramento, riparte il dibattito politico sulle restrizioni contro il Covid-19. C’è chi, come la Lega con il ministro del Turismo Garavaglia, invoca il ‘liberi tutti’ dal 1° aprile, quando scadrà lo stato di emergenza. Ma dagli altri partiti si predica calma e prudenza, a partire dal ministro della Salute Roberto Speranza passando per il Pd, Forza Italia e il Movimento 5 Stelle. Fratelli d’Italia, invece, non è mai stata favorevole al green pass, quindi non vede l’ora che decada. L’Agenzia Dire ha intervistato l’epidemiologo ed ex assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pier Luigi Lopalco, per fare il punto sullo scenario che attende l’Italia.

– Da qualche giorno gli italiani possono non indossare le mascherine all’aperto. Se i contagi dovessero continuare a calare quale sarebbe la prossima misura che potrebbe essere eliminata o allentata?


“Credo che in questo momento tutto debba in qualche maniera progressivamente volgere verso un pieno ritorno alla normalità. Questo vuol dire fondamentalmente sollevare eventualmente le misure di restrizione. Ora, se ragioniamo bene, di vere e proprie misure di restrizione, se non la limitazione per esempio nell’occupazione dei luoghi al chiuso, ne sono rimaste ben poche. La vera misura di restrizione, ed è quella su cui effettivamente si sta facendo un gran parlare, è l’utilizzo o meno del green pass per accedere a questo o a quell’altro evento al chiuso. E magari su questo possiamo discutere”.

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– Ma lei quando eliminerebbe il Green pass?

“La domanda posta meglio sarebbe: dobbiamo eliminarlo? In questo momento noi siamo ancora comunque in piena fase pandemica, la pandemia non è passata e la circolazione del virus è sostenuta, però sicuramente possiamo dire che è passata l’ondata pandemica, cioè quell’ondata che può mettere in crisi il servizio sanitario e a cascata anche altre attività, per esempio le assenze dal lavoro legate alla positività al virus. Quindi direi che è su questo che dobbiamo concentrarci, alla fine il green pass che cos’è se non una misura di spinta verso la vaccinazione? Fino ad ora il certificato verde si è dimostrato molto efficace a convincere quelli che erano un po’ indecisi ad andare a vaccinarsi, ha funzionato bene. Se andiamo a vedere ogni volta che c’è stata una enunciazione di rafforzamento del green pass c’è stato un blocco di popolazione che è andata a vaccinarsi, con qualche centinaia di migliaia di persone. Man mano si è erosa quella resistenza alla vaccinazione che avrebbe potuto mettere in ginocchio il nostro Paese davanti alla terribile ondata di Omicron. Il certificato ha funzionato, perché alla fine la grandissima parte degli italiani possiede il green pass e possiede il green pass rafforzato. Quindi la domanda è: dobbiamo abbandonarlo? Quali sarebbero i vantaggi? Sarebbe un disincentivo per quelli che ancora resistono alla vaccinazione a convincersi finalmente a vaccinarsi? Quindi io credo che la scelta politica debba andare un po’ in questa direzione. Ed è solo una scelta politica”.

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– Se capisco bene, lei manterrebbe il green pass come incentivo per gli indecisi?

“Sì, per esempio l’idea di rilasciare questo green pass senza una scadenza va proprio in questa direzione, alla fine diventerebbe un vero e proprio ‘certificato di vaccinazione’ e con quello, secondo quelle che sono le indicazioni e le regole, io posso continuare ad avere accesso a tutte le attività sociali. Ecco, magari si potrebbero liberalizzare completamente le attività sociali, quindi niente più restrizioni per esempio nel numero di occupazione di posti nei luoghi al chiuso, però mantenendo il green pass, nel senso che per poter accedere a queste attività sociali è importante essere vaccinati. Sarebbe una forma alternativa di obbligo vaccinale, molto più facilmente anche valutabile e controllabile, perché controllare un certificato verde è questione davvero di pochi secondi, per questo non vedo nessun problema nel continuare a controllarlo”.

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– Alcuni sostengono che dalla fine di marzo potremmo eliminare anche le mascherine al chiuso. Ma così non c’è il rischio di una recrudescenza del virus?

“Anche qui credo che dovremmo affidarci al buonsenso dei cittadini. Innanzitutto credo che debba essere ben chiaro un principio: se io ho dei sintomi respiratori o resto a casa oppure, se proprio non posso farlo, vado fuori con la mascherina. Quindi spero che da oggi in avanti, ma a prescindere dalla pandemia, resti il buonsenso e la buona educazione di tenere la mascherina, come succede ed è già successo nei Paesi ell’estremo Oriente, sia durante i periodi di forte circolazione virale, e non parlo solo di coronavirus ma in generale dei virus respiratori, durante la stagione autunnale e invernale, sia in qualunque momento dell’anno. Se ho dei sintomi e devo andare a lavorare metto la mascherina e non diffondo il virus respiratorio. Ripeto, è una questione di buonsenso. Poi quando per legge eliminare la mascherina al chiuso, credo che questo debba derivare dai dati di sorveglianza: se effettivamente la circolazione virale si attenua e i dati ci dimostrano che di coronavirus in giro ce ne sono pochi, a quel punto possiamo anche evitare l’obbligo per legge di mascherine al chiuso”.

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– Più in generale, lei è d’accordo con la necessità di allentare le misure restrittive? Ci sono ancora circa 5 milioni e 400mila persone sotto i 12 anni non vaccinate…

“Sì, è vero, la maggior parte dei non vaccinati si trova in questa fascia d’età. Ritengo che nel corso dei prossimi mesi questo numero tenderà sempre di più a ridursi, perché saranno sempre di più i genitori, soprattutto se riusciamo a mettere a punto una buona campagna di comunicazione, che decideranno di vaccinare i figli proprio per proteggerli da questo virus. I dati di sicurezza del vaccino in questa fascia d’età si stanno accumulando e sono davvero tranquillizzanti, è un vaccino che può essere fatto con tutta tranquillità anche nei bambini. Per il resto è vero che esistono ancora milioni di italiani non vaccinati, però la maggior parte di questi italiani sono proprio bambini in questa fascia d’età, per cui ancora una volta, non so se questo succederà il 31 marzo o se magari dobbiamo aspettare ancora un po’ per avere la certezza che il virus stia effettivamente circolando a bassa intensità, ma quando ciò accadrà possiamo sollevare qualunque tipo di restrizione”.

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– Da una parte intanto si allentano le misure dall’altra scatta però l’obbligo di vaccinazione per gli over 50. Non è anacronistico?

“Sono sempre stato un po’ dubbioso sull’utilità dell’obbligo di vaccinazione per gli over 50, se non altro per il fatto che da un lato sono pochi gli over 50 non vaccinati, dall’altro l’obbligo con 100 euro di multa è un obbligo ‘farlocco’, diciamocelo. Cioè, se uno è proprio un testone e non vuole vaccinarsi, credo che sia ben disposto a pagare i 100 euro. Erano disposti a farsi un tampone ogni 72 ore, figuriamoci se non pagano 100 euro di multa. Per cui direi che la legge sull’obbligo, secondo me, va rivista. O è un obbligo serio e forte per tutti o altrimenti è effettivamente una misura un po’ anacronistica”.

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– Lo stato emergenziale dovrebbe terminare a fine marzo e con questo dovrebbe essere sciolto anche il Cts. Cosa ne pensa?

“Non mi preoccupa più di tanto che il Cts possa sciogliersi, perché comunque la possibilità per il governo di assumere dei consigli o una consulenza da parte di esperti fra ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità c’è tutta, non c’è bisogno di un Cts. Quello che mi preoccupa, invece, è lo scioglimento della struttura commissariale: io il generale Figliuolo me lo terrei ben stretto, perché la campagna vaccinale non è ancora conclusa e c’è tutta la parte della distribuzione dei farmaci anti-Covid che secondo me è meglio venga gestita dalla struttura commissariale”.

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– A questo proposito, ci sono i nuovi farmaci ma è molto difficile accedere alle cure, nel senso che il medico di base non può prescriverle. Non andrebbe semplificata questa procedura?

“Potrebbe essere semplificata la procedura o, ancora meglio, questa potrebbe essere l’occasione per rendere molto stabile e molto più saldo il rapporto fra ospedale, territorio, medici di base e dipartimenti di prevenzione. In questo momento proprio l’utilizzo della prescrizione dei farmaci contro il Covid-19 potrebbe essere un’occasione per mettere mano a queste regole. Non ci vuole tanto a fare delle regole semplificate con un sistema informatizzato, basterebbe un ‘click’ da parte del medico di medicina generale, la risposta da parte della farmacia ospedaliera e la distribuzione del farmaco. Credo che questa potrebbe essere al contrario l’occasione per mettere in atto questo tipo di regole”.

– Capitolo sport, prendendo come esempio il calcio su tutti. Tra capienza al 100% e utilizzo delle mascherine, come dovrebbe indirizzarsi secondo lei il Governo?

“Se dipendesse da me farei capienza al 100% e controllo del green pass, così chi va allo stadio deve prima vaccinarsi. Sarebbe un ottimo incentivo alla vaccinazione”.

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– I controlli però dovrebbero essere garantiti, non trova?

“Guardi, io ho visto delle macchinette fantastiche che in automatico leggono i green pass e per esempio aprono un tornello, oppure leggono il green pass e danno un tagliandino con nome e cognome che ti permette di entrare. Insomma, basterebbe carta d’identità e tagliandino e si entra, non ci vuole molto a controllare il certificato verde. Non è una grossa spesa neppure per i gestori di uno stadio, che comunque hanno un servizio d’ordine che deve controllare anche altre cose. Per cui credo davvero che lasciare aperte le porte allo stadio a piena capienza, ma controllando all’ingresso, per la prossima primavera/estate potrebbe essere l’arma vincente”.

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– Un’ultima domanda. Si sta parlando sempre più spesso di long Covid, quanto è dannoso negli adulti ma soprattutto nei bambini? E sappiamo se c’è una differenza di effetti nel lungo periodo tra vaccinati e non vaccinati?

“Ancora non abbiamo delle evidenze certe sulla durata del long Covid, cioè se effettivamente si tratta di un prolungamento di malattia, quindi di una cronicizzazione a tempo, o addirittura di danni permanenti che possono rimanere per anni. Si è aperta una finestra su quelli che sono gli effetti a lungo termine delle infezioni virali che è molto interessante anche dal punto di vista scientifico. Non credo che sia soltanto questo coronavirus a creare dei danni a distanza, probabilmente anche altri virus facevano lo stesso ma non ce ne siamo mai accorti perché erano molto rari e quindi era difficile correlare questi danni a distanza con un’infezione virale che magari era trascorsa in maniera inapparente. Così come sui bambini, su di loro la capacità di questo virus di dare malattia grave è più bassa e quindi anche la frequenza di danni a lunga distanza è più rara, però l’abbiamo vista ed esiste. Dobbiamo aspettare. È una di quelle informazioni scientifiche che più di altre dobbiamo monitorare attentamente, perché poi alla fine ci darà il quadro generale dell’impatto di questa pandemia, che non è stato soltanto l’infezione acuta e i decessi, ma probabilmente anche questo tipo di problemi che possono essere prolungati o addirittura cronici”.

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