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Uganda, a 9 anni Solomon batte il cancro grazie ad Able+

Si tratta di un progetto che offre esami e cure completamente gratuite ai bambini affetti dal linfoma di Burkitt, promosso dalla onlus italiana Afron - Oncologia per l'Africa, in collaborazione con il Lacor Hospital e i partner Fondazione Soleterre e Alcli 'Giorgio e Silvia'

Pubblicato:15-02-2021 14:04
Ultimo aggiornamento:10-02-2022 15:50

salomon
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ROMA – Solomon sorride felice mentre gioca a nascondino con i suoi amici nel cortile vicino casa, sotto gli occhi divertiti dei suoi familiari. Nel villaggio di Kamdini, nel nord dell’Uganda, guardando questo bambino pieno di entusiasmo e vitalità a nessuno verrebbe in mente che fino a tre anni fa ha rischiato di morire a causa di un tumore, il linfoma di Burkitt, che in Africa presenta un alto tasso di incidenza e, purtroppo, anche di mortalità.

LA STORIA DI SOLOMON

“Solomon si è ammalato nel 2018 ma grazie al progetto Able+ ce l’abbiamo fatta” racconta la zia Margaret all’agenzia Dire, che ha intervistato la famiglia in occasione della Giornata internazionale contro il cancro infantile. La donna ricorda i primi sintomi della malattia: “Le guance di Solomon hanno iniziato a gonfiarsi e accusava dolori alla pancia. Aveva anche la febbre alta e col tempo è diventato così debole da perdere l’uso delle gambe”. La famiglia di Solomon, che all’epoca ha sei anni, porta quindi bambino nell’ospedale più vicino dove i medici concentrano le indagini sulla colonna vertebrale, dato che il piccolo non riesce a camminare. Ma zia Margaret sente che non è questo il problema: consulta altri medici e infine arriva la diagnosi di cancro. Ma le prime cure che Solomon riceve non bastano, e lui peggiora. Alla fine alla famiglia viene suggerito di riportare il bambino a casa perché non c’è più nulla da fare. “Il tumore era troppo avanzato, è stato un momento terribile” ricorda Margaret.

IL PROGETTO ABLE+

Ancora una volta, però, la donna decide che è presto per arrendersi: dopo vari passaparola ottiene una visita al St. Mary Hospital Lacor di Gulu, a circa 60 chilometri dal loro villaggio. Qui è attivo Able+, un progetto che offre esami e cure completamente gratuite ai bambini affetti proprio da linfoma di Burkitt, promosso dalla onlus italiana Afron – Oncologia per l’Africa, in collaborazione con il Lacor Hospital e i partner Fondazione Soleterre e Alcli ‘Giorgio e Silvia’. “Avevo paura che sarebbe morto e invece è successo il miracolo” dice zia Margaret.

Il recupero del bambino ha richiesto oltre un anno, intervallato da vari ricoveri e cicli di chemioterapia, ma piano piano i rigonfiamenti sul volto sono scomparsi e Solomon ha ripreso a camminare e a recuperare le energie. “I medici del Lacor insieme ad Afron hanno salvato la nostra vita” dice felice la zia di Solomon, che continua: “Oltre ad aver ricevuto le cure in modo gratuito, nel periodo del ricovero grazie ad Able+ non abbiamo dovuto spendere soldi né per i suoi pasti né per i vestiti”. “Sapevo di avere il cancro e l’ho detto ai miei amici” racconta oggi Solomon, che ha nove anni ed è molto cresciuto rispetto a tre anni fa. Ripensa con rammarico ai tanti giorni di scuola persi in quel periodo e al fatto che non riuscisse più a giocare a nascondino o a pallone coi compagni. “Ho dovuto ripetere la prima elementare ma sono tanto riconoscente ai medici e agli infermieri che si sono presi cura di me. Il team di Afron poi, mentre ero in ospedale, mi ha regalato tanti giocattoli, tra cui un pallone”. A Solomon piace molto leggere e da grande, dice, “vorrei fare il medico”.


La presidente di Afron, Titti Andriani, sottolinea: “Vedere Solomon così felice e in salute è un’emozione indescrivibile. La sua storia dimostra quanto sia importante il follow up per salvare la vita di questi bambini”. La responsabile di Afron spiega che Able+, oltre a concentrarsi sulla prevenzione, insegnando alle famiglie a riconoscere i primi sintomi del Burkitt, si assicura che i bambini non interrompano le terapie. “Per guarire da questo linfoma servono sei cicli chemioterapici– continua Andriani- ma dato che già grazie al primo ciclo i rigonfiamenti sul volto si riassorbono, molti genitori interrompono le cure pensando che i figli siano guariti e anche questo è causa di decessi”.

Ecco perché “andiamo noi a casa dei pazienti nei vari villaggi, sia tra un ciclo di chemio e l’altro sia quando hanno terminato le terapie, per assicurarci che stiano bene”. E il Covid-19 non ha fermato queste attività, “anzi- dice Andriani- ne approfittiamo per distribuire kit anti-Covid completi di mascherine, sapone e gel disinfettante”. Sempre nell’ottica di sostenere quelle famiglie che non dispongono di molti mezzi, “in caso di necessità offriamo il trasporto dei bambini in ospedale, così evitano anche i pullman sovraffollati”. Grazie al lavoro di squadra con il Lacor Hospital e i partner italiani, “Able+ è diventato uno strumento davvero efficiente per salvare vite”, conclude la presidente.

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