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Regionali, da Uhlman a Camilleri a Franzen: ecco cosa leggono i candidati nel Lazio

Un tempo i politici italiani erano forti lettori e frequentavano sia le librerie tradizionali che quelle antiquarie. Per i politici di oggi, invece, sembra non essere più così.

Pubblicato:15-02-2018 10:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:29

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ROMA – Che la classe politica e dirigente italiana legga pochi libri è cosa nota. Non siamo certo negli Stati Uniti dove, a parte Trump – di cui si parla più per i libri scritti su di lui che per quelli letti – ai presidenti è sempre piaciuto essere immortalati con un libro in mano: da Kennedy a Reagan, da Clinton a Obama, nessuno si è sottratto a questo rito. Deve averla pensata così anche il presidente francese, Emmanuel Macron, che per il ritratto ufficiale si è fatto fotografare vicino alle ‘Memorie di guerra’ di De Gaulle, e a due volumi di Stendhal e Gide. Un tempo anche i politici italiani – vengono in mente Amato, Andreotti, Martelli, Diliberto – erano forti lettori e frequentavano sia le librerie tradizionali che quelle antiquarie. Per i politici di oggi, invece, in particolare i trenta-quarantenni, sembra non essere più così. A meno di tre settimane dalle elezioni regionali, l’agenzia Dire ha chiesto ai candidati quali sono gli ultimi libri letti o i loro scrittori preferiti.

Il governatore uscente, Nicola Zingaretti, ha risposto citando testi che hanno molto a che fare sia con la storia italiana, come ‘L’Agnese va a morire’ di Renata Viganò (“è il libro che mi ha cambiato la vita”), sia con i temi dell’intolleranza e del razzismo, come nel caso della ‘Trilogia del ritorno’ di Fred Uhlman, opere nate dalla tragedia di chi, innamorato della Germania e della sua cultura, nel 1933 se ne vide improvvisamente allontanato in nome di una motivazione aberrante come quella razziale. “Sono tre libri meravigliosi- ha sottolineato Zingaretti- Li rileggo spesso. ‘Niente resurrezioni, per favore’ è un pezzo di storia moderna sulle origini del nazismo e del razzismo”. Infine Fedor Dostoevskij: “Di lui ho letto tutto”.



Tra gli scrittori preferiti della candidata del Movimento Cinque Stelle, Roberta Lombardi, ci sono Gabriel Garcia Marquez, Jorge Amado e Andrea Camilleri, l’inventore del commissario Montalbano (interpretato in televisione da Luca Zingaretti, fratello di Nicola). Tra gli ultimi libri letti proprio un’indagini di Montalbano, ne ‘La rete di protezione’, ma anche ‘Mi hanno mentito’, l’ultimo capitolo del ciclo dei Malaussène di Daniel Pennac, a metà tra il giallo e la saga familiare. Infine ‘Nove vite’ di William Dalrymple, lo scrittore inglese autore di saggi e romanzi storici sull’India.

Le scelte del candidato di centrodestra, Stefano Parisi, sono prettamente narrative. Si va da ‘Le Correzioni’ di Jonathan Franzen a ‘I fratelli Ashkenazi’ di Israel Singer, considerato uno dei capolavori della letteratura yiddish. E poi ‘Tutti i racconti western’ di Elmore Leonard, trenta racconti ambientati in Arizona e New Mexico tra il 1870 e il 1890, capaci di evocare il mito eterno della frontiera con un ritmo serrato e un linguaggio di forte impatto visivo.


Soltanto saggi di attualità, infine, per il candidato ‘civico’ Sergio Pirozzi, che ha indicato due libri usciti nel 2017: ‘Vampiri. Nuova inchiesta sulle pensioni d’oro’ del direttore del Tg4, Mario Giordano, e ‘L’Italia non c’è più. Come eravamo, come siamo’ di Giampaolo Pansa.

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