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Migranti, Garante per l’infanzia sequestrata per un’ora nel centro di Cassano

"Alcuni ragazzi hanno bloccato le vie d'uscita. Alcuni di questi erano in stato di sovra eccitazione nervosa visibile e hanno minacciato ripetutamente la responsabile"

Pubblicato:15-02-2017 19:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:55

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ROMA  – “Una brutta avventura, siamo stati sequestrati all’interno della comunita’ per minori stranieri non accompagnati di Cassano delle Murge (Bari)”. Li’ ci sono trenta ragazzi provenienti prevalentemente da Gambia, Nigeria ed Egitto. A raccontare all’agenzia DIRE l’accaduto e’ Filomena Albano, Garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, impegnata in questi giorni in un monitoraggio delle strutture sparse per tutto il Paese.

“Siamo stati sequestrati e liberati dopo un’ora dai Carabinieri. Nel momento in cui le nostre macchine sono state parcheggiate, ci hanno chiuso all’interno della struttura- ha detto Albano raggiunta al telefono- Alcuni dei ragazzi hanno bloccato le vie d’uscita, impedendo alle macchine di muoversi. Alcuni di questi ragazzi erano in stato di sovra eccitazione nervosa visibile e hanno minacciato ripetutamente la responsabile della struttura. Alcuni addirittura di tagliarle la gola. Questi episodi vanno avanti da giorni e sabato scorso hanno distrutto un locale all’interno della struttura”.

La visita di oggi come tutto il piano di monitoraggio delle strutture per i minori non accompagnati ha l’obiettivo di verificare le condizioni in cui vivono i ragazzi e di creare una rete nazionale. La delegazione, composta dalla Garante nazionale e regionale, dai due funzionari dell’ufficio dell’Autorita’ Garante, un rappresentante dell’Associazione nazionale magistrati e un rappresentante del Cnoas, dopo gli incontri della mattina in Prefettura e presso i tribunali dei minorenni e ordinario, ha raggiunto il centro che si trova in aperta campagna, anche lontano da Cassano delle Murge. “I ragazzi – spiega alla DIRE la Garante nazionale, Filomena Albano, sanno che per legge devono rimanere 60 giorni e sono li’ dal mese di ottobre. In aggiunta va precisato che non vengono direttamente dallo sbarco, ma da permanenze anche di mesi in Calabria e sono ancora in prima accoglienza. Anche i ragazzi che hanno inscenato questa forma di protesta sono in parte esasperati dai tempi, e in parte hanno un vissuto traumatico. Il loro viaggio lo avevano immaginato diverso. “Continueremo nel nostro lavoro- conclude la Garante- con le poche forze che abbiamo a disposizione. Il problema dei tempi e’ rilevante. La prima accoglienza, peraltro con questi numeri, funziona se e’ limitata nei tempi”.


di Silvia Mari, giornalista professionista

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