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Firme irregolari per elezioni 2014, a Bologna verso il processo 4 esponenti (ed ex) del M5s

La Procura di Bologna ha chiuso le indagini per i 4 indagati, tra cui Marco Piazza che è vicepresidente del Consiglio comunale (e si autosospese alla notizia dell'inchiesta)

Pubblicato:15-02-2017 13:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:54

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BOLOGNA – La Procura di Bologna chiude le indagini sulle presunte irregolarità nella certificazione delle firme a sostegno della lista del Movimento 5 stelle per le elezioni regionali del 2014. È stato notificato oggi, infatti, l’avviso di fine indagini (atto che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) nei confronti dei quattro tra esponenti ed ex attivisti del M5s indagati, tra cui il consigliere comunale di Bologna (e vicepresidente del Consiglio comunale) Marco Piazza, autosospesosi dal Movimento proprio in seguito all’avvio delle indagini sul suo conto. Per i quattro indagati (che sono, oltre a Piazza, il suo segretario Stefano Negroni, Giuseppina Maracino e Tania Fiorini), l’accusa mossa dalla pm Michela Guidi è quella di aver violato l’articolo 90, comma 2 del dpr 570 del 1960. In pratica, i quattro avrebbero autenticato firme “non apposte in loro presenza o in un luogo diverso da quello previsto dal requisito della territorialità o, ancora, in mancanza delle qualità di pubblico ufficiale perché non preventivamente legittimati alla raccolta delle firme”.

Marco Piazza con Massimo Bugani, leader del M5s a Bologna

Nel dettaglio, a Piazza si contesta di aver attestato falsamente l’autenticità di alcune firme, che non sarebbero state raccolte a Bologna, ma durante il raduno nazionale del M5s, tenutosi a Roma nell’ottobre del 2014. Sempre Piazza viene chiamato in causa, in concorso con Maracino, per l’autenticazione di alcune firme che sarebbero state raccolte dalla stessa Maracino nella sede della Città metropolitana, e non in un banchetto come dichiarato da Piazza. Per quanto riguarda Negroni, invece, la Procura sostiene che avrebbe autenticato alcune firme che, in seguito, non sono state riconosciute dai presunti firmatari (probabilmente tre, stando a quanto dichiarato a dicembre da Piazza dopo che lui e Negroni erano stati sentiti in Procura). Inoltre, al collaboratore del vicepresidente del Consiglio comunale viene contestata l’autenticazione di una sottoscrizione raccolta al raduno romano del M5s anziché a Bologna, e di un’altra raccolta non in un banchetto a Bologna, ma nell’abitazione di Fiorini. Si conclude dunque così, in attesa di conoscere le prossime mosse della Procura bolognese, un’indagine durata due anni, e portata avanti dai Carabinieri di Vergato a seguito di un esposto presentato da due ex attivisti M5s di Monzuno, Stefano Adani e Paolo Pasquino.

di Andrea Mari, giornalista professionista


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