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Made in Italy, Martina risponde al Consorzio del Chianti: “Difenderemo i marchi”

 "Ci opporremo sempre a chi tenta di usurpare la forza

Pubblicato:15-02-2016 16:00
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:58

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 “Ci opporremo sempre a chi tenta di usurpare la forza dei nostri marchi geografici dal Chianti al Parmigiano, dal Grana Padano al Barolo. Abbiamo già ribadito in ogni sede, in particolare in Europa, la necessità di un salto di qualità nella tutela internazionale delle nostre indicazioni geografiche, anche attraverso accordi bilaterali. Non c’è dubbio che il Ttip debba tenere in considerazione proprio questo aspetto, perché si tratta di una materia decisiva del dossier agroalimentare”. Così alla DIRE il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, oggi a Bruxelles per il Consiglio agricoltura e pesca, rispondendo a Giovanni Busi, presidente del consorzio vino Chianti, che lamenta la presenza “sugli scaffali americani di vino Chianti prodotto negli States e non in Toscana”, chiedendo “incisivita’” in Europa mentre è alle viste il trattato Ttip (Transatlantic trade and investment partnership, ndr).

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“In questi mesi l’Italia ha promosso incontri operativi importanti come l’Assemblea mondiale delle Indicazioni geografiche a Expo, dove per la prima volta le associazioni italiane dei consorzi food e vino hanno aperto un dialogo con le associazioni dei Common names americani- spiega Martina- insieme al lavoro diplomatico abbiamo fatto un passo in più, costruendo un modello unico di intervento contro l’italian sounding sul web”.

Siamo l’unica istituzione al mondo a garantire ai ‘brand geografici’ la stessa tutela contro i falsi che hanno i grandi marchi privati su piattaforme mondiali come eBay e Alibaba- segnala alla DIRE il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina- grazie a questi accordi, ad esempio, abbiamo bloccato in un mese flusso di falso Parmigiano per oltre 99mila tonnellate di prodotto, 11 volte superiore alla produzione di quello Dop. Numeri simili li abbiamo raggiunti con le operazioni su falsi vini doc e Docg”. Insomma, “la nostra battaglia al fianco dei produttori va avanti, consapevoli che su questo fronte ci giochiamo non solo un fattore economico ma l’identità stessa dei nostri prodotti”, conclude Martina.

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